Tutte le famiglie hanno ferite.
Cosa succede quando quella più profonda corre lungo la frontiera tra ideologie opposte? Prevale il sangue o prevale il credo? Ruota intorno a queste domande "Custode di mio fratello", il nuovo romanzo di Mario Santamaria, pubblicato dal Gruppo Perrone Editore per Affiori.
Una storia ambientata a Roma nel 2020, fra quartieri bene e periferie degradate, mentre sullo sfondo si agita la guerra civile silente che si combatte in Italia da cento anni tra fascisti e antifascisti. Una storia di ombre passate che tornano a lamentarsi, di due fratelli sui fronti opposti dello schieramento costretti dagli eventi ad affrontare insieme le minacce del presente.
"Custode di mio fratello" racconta di Lucio e Caio, figli di un membro in vista di Terza Posizione fuggito in Inghilterra all'inizio degli anni Novanta. Lucio è un anestesista che regala ai migranti organi sottratti agli italiani. Caio è un carrozziere neofascista che organizza furti nei quartieri dei ricchi per aiutare la periferia romana. La morte improvvisa della madre, la mafia nigeriana e l'arrivo inaspettato di una sorella di cui nessuno dei due sapeva niente, li costringeranno a interrompere i ventisette anni vissuti distanti.
"Non è vero che le famiglie felici sono tutte felici allo stesso modo mentre quelle infelici lo sono ognuna a modo suo - ha detto Mario Santamaria all'ANSA - In realtà, tutte le famiglie infelici lo sono a causa dei segreti, delle rimozioni che nascondo la colpa e il senso di inadeguatezza. Le famiglie sono invece estremamente diverse nella spericolata varietà dei modi che architettano per cercare di essere felici. È di questo che parla il mio romanzo. Di uno di questi tentativi, atipico, con mille difetti e messo a dura prova dagli eventi."
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