Concorsi pilotati, scambi di favori,
"bandi sartoriali" tagliati su misura per i vincitori designati,
familismo, titoli e pubblicazioni falsate oppure non rispondenti
a quelle richieste dal bando, elusione da parte degli atenei
delle disposizioni del Piano anticorruzione in materia di
sorteggio dei commissari. Un caleidoscopio di opacità,
irregolarità e illegalità , che dipingono un quadro a tinte
fosche delle università italiane, dove spesso il merito è
penalizzato a favore di una gestione nepotistica e personale.
Libera presenta i dati di "Esame da superare: la trasparenza",
la campagna nazionale di monitoraggio delle università italiane.
"L'Università costituisce parte integrante e attiva del
patrimonio culturale del nostro Paese, in quanto luogo dove si
coltiva la ricerca, si forma la futura classe dirigente, si
trasmettono le conoscenze e i valori che favoriscono la crescita
civile e sociale, oltre che lo sviluppo economico. Ma
l'università è anche un settore sensibile, in cui condotte
opache e mancanza di integrità amplificano i loro effetti
negativi. E' quindi importante promuovere azioni comuni che
accrescano la trasparenza e incoraggino la denuncia delle
condotte irregolari o illecite, anche facendo conoscere e dunque
valorizzando norme già esistenti. Per questa ragione - commenta
Libera - abbiamo coinvolto gli studenti in un'azione di
monitoraggio civico per chiedere quanto alcuni strumenti utili a
superare l' "esame trasparenza" siano applicati, diffusi e
conosciuti all'interno degli atenei". Le domande hanno
riguardato tre ambiti selezionati (piano anticorruzione, codice
etico, Whistleblowing), permettendo così di scattare una
fotografia del "lato oscuro" degli atenei italiani.
Dall'analisi dei dati a cui hanno partecipato centinaia di
studenti provenienti da 60 università italiane, che
rappresentano circa il 65% del totale, esce un quadro con poche
luci e molte ombre, dove tuttavia una conoscenza ancora
frammentaria e limitata degli strumenti anticorruzione si
accompagna a una forte volontà a sostenere gli Atenei per
migliorare la qualità della trasparenza.
Sei universitari su dieci promuovono la propria università sulla
trasparenza: il 59% risponde che è accessibile la sezione
"amministrazione trasparente" direttamente dall'home page del
sito dell'Università , il 13 % ha risposto negativamente mentre
il 28% non conosce la risposta. Molte ombre per quanto riguarda
la prevenzione contro la corruzione. Quasi la metà dei
rispondenti sostiene di non sapere se il Piano triennale
prevenzione contro la corruzione viene pubblicato
dall'Università, mentre il 47% ritiene che ciò non avvenga. La
trasparenza non viene promossa e praticata all'interno degli
Atenei: l'82% degli intervistati afferma che non sanno se
Università organizzi incontri di promozione sul tema della
trasparenza o afferma che non sono promossi . Anche la
promozione degli strumenti anticorruzione sembra essere
bocciata: 9 universitari su 10 rilevano inattività del proprio
Ateneo o sostengono di non avere una risposta in merito. Solo il
10% risponde che la propria università organizza incontri di
formazione o promozione degli istituti di prevenzione della
corruzione. Infine da rilevare come sia poco conosciuto lo
strumento del whistleblowing, anche dai possibili utilizzatori
(il 74% dichiara di non avere una risposta). Accanto al
monitoraggio i partecipanti al sondaggio hanno avanzato numerose
proposte di iniziative per migliorare le pratiche anticorruzione
nelle università in termini di formazione, comunicazione e
partecipazione. Queste azioni di empowerment dal basso - che
coinvolgono la rete universitaria di Libera, sia studentesca,
sia di docenti - entro la fine del 2022 porterà alla scrittura
condivisa di proposte per la trasparenza, rivolte a tutte le
strutture accademiche italiane. Un manifesto frutto di un lavoro
collettivo, composto sia da impegni che Libera si assumerà nei
confronti delle università, sia di richieste rivolte a docenti e
a studentesse/studenti per favorire un contesto più trasparente
e più giusto, in cui possa consolidarsi l'adesione diffusa a
un'etica della responsabilità.
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