(di Valentina Roncati)
A quasi tre anni dall'inizio della
pandemia il prossimo anno scolastico il ricambio dell'aria nella
gran parte delle aule scolastiche continuerà ad avvenire aprendo
le finestre: nonostante gli annunci arrivati da più parti,
infatti, le scuole non dispongono di fondi specifici per
installare gli impianti di aereazione e lo stesso Dpcm firmato
dal premier Draghi e dai ministri Bianchi e Speranza, pubblicato
in questi giorni in Gazzetta Ufficiale, fa riferimento alle
linee guida elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità nelle
quali si legge testualmente tra l'altro: "L'utilizzo di
dispositivi di sanificazione, purificazione o ventilazione è di
giovamento solo se comporta un miglioramento dell'aria indoor.
E' possibile, ad esempio, che la semplice ventilazione delle
aule attraverso l'apertura delle finestre possa migliorare
sensibilmente la qualità dell'aria, favorendo la diluizione e
la riduzione sia di agenti chimici liberati all'interno, sia di
virus e batteri rilasciati dagli occupanti. Le fonti esterne di
inquinanti in prossimità delle aule (es. parcheggi di mezzi a
motore in prossimità delle finestre) sono ulteriori elementi da
considerare. Allo stesso modo, l'osservanza di semplici norme
quali il divieto di fumo in tutto il perimetro scolastico,
l'assenza di arredi e materiali inquinanti, l'igiene e
trattamento di pavimenti e superfici, è un prerequisito
importante in questo contesto. In altre parole, si raccomanda
che l'utilizzo di dispositivi aggiuntivi di sanificazione,
purificazione e ventilazione sia preso in considerazione solo
una volta che le misure sopra indicate in modo esemplificativo
siano state identificate e intraprese, e ciononostante, sia
dimostrato che la qualità dell'aria non sia adeguata".
Ma i dirigenti scolastici protestano. "Le scuole non hanno
dunque fondi per prevedere impianti di ventilazione: alcune
possono farlo se il Comune trova dei finanziamenti o ci sono
iniziative regionali, o ci sono sponsorizzazioni da parte di
alcune ditte ma sono iniziative sporadiche; a livello di governo
le scuole non ricevono fondi specifici da destinare a questa
finalità. Abbiamo avuto i fondi per l'emergenza che sembravano
tanti ma sono finiti tutti", osserva Cristina Costarelli,
presidente dell'Associazione nazionale presidi del Lazio.
I dirigenti lamentano anche il fatto che il provvedimento
veda come destinatari i costruttori degli impianti e loro stessi
ma il testo non sia di semplice lettura e abbia una parte
tecnica difficilmente comprensibile per i presidi. "Di fondo, la
misura elettiva - osserva Costarelli - resta tenere le finestre
aperte. C'è poi il punto critico della tempistica: linee guida
pubblicate ora non riescono ad essere applicate a settembre, è
troppo tardi". Altra nota dolente: il dirigente scolastico deve
chiedere ad Asl e Arpa di effettuare il monitoraggio della
qualità dell'aria e solo qualora non siano positivi deve
chiedere all'ente proprietario dell'immobile scolastico (che
spesso è l'ente locale) di intervenire. "Ma questo complica i
passaggi e amplifica i tempi, che divengono incalcolabili.
Sarebbe stato più semplice dare indicazioni e fondi agli Enti
locali per fare gli interventi ove necessario: quindi riapriremo
le scuole esattamente come le abbiamo chiuse, ovvero tenendo
aperte le finestre; al massimo potremo fornire gli ambienti di
misuratori di Co2 per aprirle quando il livello di Co2 è
critico", conclude la vicepresidente di Anp.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA