"Questo non è il solito premio.
Questo è un riconoscimento per ragionare da che parte stare
perché dietro c'è la morte di un bambino di 11 anni che ci deve
fare riflettere sul fatto che la violenza della 'ndrangheta non
guarda in faccia nessuno". Lo ha detto Francesca Anastasio,
mamma di Dodò Gabriele, il bambino di 11 anni vittima innocente
nel 2009 di un agguato di mafia, nel presentare l'iniziativa
promossa in occasione del 13/esimo anniversario della morte del
figlio.
Domenico Gabriele, 11 anni, moriva nell'ospedale di Catanzaro
dopo un'agonia durata tre mesi: il 25 giugno di quell'anno il
bambino mentre stava giocando a calcetto fu colpito da una
raffica di proiettili destinati a Gabriele Marrazzo. A sparare
furono Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo, condannati
all'ergastolo in via definitiva. Dodò, ferito gravemente, venne
portato all'ospedale di Catanzaro dove, però, tre mesi dopo il
suo cuore si fermò.
Da quel giorno Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele, genitori
di Dodò, non si sono mai fermati nel loro impegno contro la
criminalità organizzata. A 13 anni dalla morte di Dodò hanno
deciso di trasformare la tragedia in un momento di
sensibilizzazione affinché la morte del loro bambino non sia
inutile ma continui a essere uno strumento di testimonianza
contro la ndrangheta. Da qui nasce l'idea del premio che, ha
detto Francesca Anastasio, "non è una passerella di personaggi
importanti, ma di persone che si sono ribellate alla violenza
della criminalità. Oggi vengono premiati gli imprenditori che
hanno fatto una scelta di vita. Non si sono piegati al
malaffare, ma hanno denunciato i loro estorsori".
A ricevere il premio sono stati gli imprenditori che hanno
denunciato i loro aguzzini: Gaetano Saffioti, Tiberio
Bentivoglio ed Enza Falsone, Rocco Mangiardi; premiati anche la
cooperativa Terre Joniche, che gestisce i terreni confiscati
alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, e il giornale il
Crotonese quale organo di stampa che "non ha mai temuto di
schierarsi apertamente e chiaramente raccontando il territorio
in maniera meticolosa". Ognuno di loro ha raccontato la propria
storia di ribellione alla ndrangheta davanti alla platea di
studenti dell'Itc 'Lucifero' di Crotone che ha ospitato la
manifestazione.
"Noi cittadini - ha concluso Francesca Anastasio - dobbiamo
avere fiducia nello Stato, ma lo Stato ci deve rispondere e non
abbandonare. Ci serve la certezza della pena, senza fare sconti
ad alcuno perché loro quando sparano non hanno pietà di alcuno.
Oggi ricorrono i 13 anni dalla morte del nostro unico figlio
Dodò. Lui non è più con noi, ma tutti insieme lo facciamo
vivere. Hanno ucciso il corpo, ma non l'anima".
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