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Decreto telematiche, Miccoli 'si rischia di snaturare didattica'

Decreto telematiche, Miccoli 'si rischia di snaturare didattica'

Lo schema è stato trasmesso per i pareri a Cun, Crui, Anvur, Cnsu

ROMA, 26 ottobre 2024, 16:03

Redazione ANSA

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"Il Decreto Telematiche giunge al termine di un lungo confronto istituzionale, portato avanti in questi mesi con il ministro Bernini, che ha dimostrato ad oggi di essere l'unico ministro disposto ad affrontare concretamente il tema della regolamentazione della didattica a distanza." Questo il commento di Paolo Miccoli, Presidente di United, sullo schema del cosiddetto Decreto Telematiche, che regolamenta l'erogazione della didattica a distanza da parte di atenei privati e università digitali, in dirittura d'arrivo. La bozza è stata inviata a Cun, Crui, Anvur, Cnsu per i pareri. 
    "Le soluzioni proposte, tuttavia, hanno snaturato diversi aspetti fondanti delle università digitali: l'obbligo di svolgere una quota di attività didattica in forma sincrona, ad esempio, è una forzatura che non aggiunge nulla alla qualità della formazione e che oltretutto taglia fuori tanti studenti impossibilitati a seguire le lezioni in giorni e orari specifici".
    "Il Decreto reintroduce, inoltre, un rapporto minimo tra numero di studenti e docenti, dimenticando che la qualità della formazione, soprattutto in contesti non vincolati a limiti spaziali e temporali come nel caso delle università telematiche, non dipende dal numero degli insegnanti ma alla qualità degli stessi", prosegue Miccoli. "Non capiamo d'altra parte la necessità di rendere obbligatoria la presenza per gli esami di profitto: è una scelta che non azzera di certo eventuali comportamenti illeciti degli studenti e ignora allo stesso tempo le avanzate tecnologie antiplagio messe a punto anche da prestigiose Università".
    "Vorrei infine sottolineare che limitare la possibilità di erogare corsi prevalentemente in presenza solo a specifiche condizioni con Università non telematiche non considera a sufficienza il panorama della Ricerca nel Paese. In secondo luogo, il divieto per l'Ateneo di richiedere l'accreditamento di ulteriori corsi di studio in caso di piani di raggiungimento per oltre un terzo dei corsi già accreditati ci lascia abbastanza perplessi. Sarebbe infatti comprensibile il vincolo in caso di mancato adeguamento ai piani di raggiungimento, ma, nel caso in cui l'Università stia provvedendo a questi ultimi con regolarità, il numero risulta irrilevante. Si tratta, in conclusione, di un primo passo che chiaramente apprezziamo molto, ma che è lontano dall'essere definitivo", ha concluso Miccoli.
   

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