Un trionfo pop di jeans, felpe, camicie a quadrettoni, look ispirati a Madonna, walkman e Vhs, citazioni da Shining, poster dei Goonies, Ritorno al futuro e Karate Kid, riferimenti musicali come Blue Oyster Cult e Boys Boys Boys di Sabrina Salerno. Ci si immerge negli anni ‘80 per l’opera seconda di Daniele Misischia, che dopo un esordio tutto ambientato in un ascensore assediato dagli zombie, The End? L’inferno fuori (2018), ripercorre l’horror comedy, ma in spazi molto più ampi, quelli di uno dei borghi più belli d’Italia, Bobbio, in Il mostro della cripta, che debutta in prima mondiale al Locarno Film Festival e arriva in sala dal 12 agosto con Vision Distribution.
Anche stavolta a produrre sono i Manetti bros (insieme a Carlo Macchitella), che dopo aver premiato nel 2013 Misischia per un corto al FI-PI-LI Horror Festival di Livorno, avevano subito scommesso sul suo talento, prendendolo in squadra come operatore e regista di seconda unità nelle serie “Il Commissario Rex” e “L'ispettore Coliandro”.
In questo secondo film i due fratelli cineasti hanno affidato a Misischia una loro sceneggiatura da anni in cantiere. “Inizialmente la storia non era ambientata negli anni ‘80 - spiega il regista, classe 1985 -, abbiamo deciso di renderli protagonisti, perché il film rende omaggio anche a un cinema avvincente che usciva in quel periodo, dai Goonies a Gremlins". Siamo nel 1988 e il giovane Giò (Tobia De Angelis), nerd adolescente aspirante regista, insieme ai suoi amici, è impegnato a realizzare con la sua videocamera vhs un corto horror per le strade di Bobbio “dove per sopravvivere qualcosa dovevamo pur inventarci”. Non tutto però va come previsto: la ragazza di cui Giò è innamorato, Vanessa (Amanda Campana) molla le riprese e parallelamente nel borgo iniziano a moltiplicarsi le morti cruente. Un mistero che sembra avere come fulcro un’inquietante famiglia, i Valmont e l’antico culto di un mostro nella cripta. L’unica possibile via d’uscita potrebbe essere nei fumetti più amati da Giò, intitolati ‘666’, una storia piena di analogie con la loro realtà. A firmarli è Diego Busirivici (Lillo Petrolo, che in passato ha fatto realmente il fumettista). Nel cast, fra gli altri, anche Nicola Branchini, Chiara Caselli, Giovanni Calcagno, Ludovico Girardello e Gisella Burinato.
Questo film (prodotto da Mompracem e Vision Distribution) "continuavamo a pensarlo e rimandarlo poi abbiamo capito che Daniele a cui siamo legati da grande stima, fiducia e amicizia sarebbe riuscito a realizzarlo prima di quanto saremmo riusciti a fare noi - spiega Marco Manetti, che insieme al fratello Antonio ha in uscita a fine anno l’attesissimo Diabolik -. E’ un’avventurona horror comica, come grandi film di quegli anni, da quelli girati o prodotti da Spielberg, ma fa venire in mente anche alcune storie del più grande di tutti Stephen King, per la fantasia adolescenziale che diventa realtà”.
Il Mostro della Cripta è “un film a cui teniamo tantissimo perché pur essendo il più fantasioso che abbiamo prodotto parla di noi, che abbiamo realmente vissuto in quegli anni facendo con le telecamerine cortometraggi orrendi - commenta Antonio Manetti -. E' un film di quelli che il cinema italiano faceva e che ora non fa più, si vede e ci si diverte”. La scelta di Bobbio viene sia dall’amore dei Manetti per la Romagna, sia dal fascino “che il luogo dava al film, essendo il borgo più bello d’Italia”, aggiunge Misischia. I Manetti hanno anche contribuito girando la scena ambientata nell’Osservatorio di Monte Mario a Roma “un posto che da ragazzini ci affascinava molto”, sottolinea Marco.
Negli anni ‘80 “anch’io c’ero, eccome. Consumavo film e fumetti, avevo una grande passione per fantascienza, horror e tutto ciò che è avventura - sottolinea Lillo -. Tutti toni ritrovati in questo film. Poi sono impazzito nel vedere gli effetti speciali ‘artigianali’ realizzati sul set, come si usavano in quegli anni, dal mostro meccanico (realizzato da Sergio Stivaletti) alle pompette che schizzano sangue”. E’ stata anche l’occasione finalmente per l’attore di lavorare con gli amici Manetti, anche se “ci sono rimasto un po’ male - scherza - quando non mi hanno scelto per Diabolik… perché anche fisicamente sono quello che assomiglia di più al Diabolik dei fumetti".
In collaborazione con:
Locarno Film Festival