Ha senso parlare di “italianità” in profumeria? E' la domanda alla base del primo Manuale della Grande Profumeria Italiana. Lo ha scritto Marika Vecchiattini, patrocinato da Accademia del Profumo , edito da Silvana Editoriale. "Molti libri che approfondiscono il tema della profumeria sono stati scritti da autori francesi e si soffermano soprattutto su fragranze francesi, qualche volta americane. Eppure molti profumi italiani lanciati da aziende prestigiose, così come quelli dei marchi indipendenti, entusiasmano il grande pubblico mondiale. Abbiamo perfino profumi made in Italy, non più in produzione, che sono considerati dagli appassionati dei veri oggetti di culto e sono motivo di vanto dai marchi che li hanno lanciati”, spiega l'autrice in occasione della mostra a Milano '‘Profumo, 30 anni di emozioni’, in programma il 3 e 4 ottobre.
"Molti pensano che il profumo sia una questione squisitamente francese e ignorano che la profumeria moderna, invece, è nata in Italia, raggiungendo la Francia solo nel Cinquecento, quando Caterina de’ Medici andò in sposa al duca d’Orléans. In quel periodo, però, le decine di Signorie, Ducati e Repubbliche in cui il territorio italiano era suddiviso continuarono a farsi la guerra e in Italia la profumeria restò legata alle singole realtà territoriali, invece di concentrarsi su un unico territorio e creare una filiera vincente come accadde a Grasse nel XVII secolo. Questo è uno dei motivi per i quali il pubblico - italiano ed estero in egual misura - è abituato a guardare il panorama della profumeria nostrana in maniera disarticolata, caso per caso, spesso dividendo nettamente tra “profumeria tradizionale” e “profumeria alternativa” (come se non fossero i due lati della stessa medaglia!), senza immaginare da dove nascano la ricchezza compositiva delle fragranze, le capacità tecniche che ne stanno alla base, l’amore per la bellezza che ne permea ogni singola nota".
Il manuale si snoda attraverso dieci secoli, con un focus sugli ultimi cinquant’anni, evidenziando come le fragranze che i marchi italiani presentano sul mercato ogni anno siano in effetti il felice epilogo di una storia culturale ricchissima. Una storia intrisa di creatività, audacia, comunicazione e piacere di vivere, che ha accomunato gli antichi Romani, gli speziali medievali, i profumieri delle Corti Rinascimentali, l’acume imprenditoriale della Parma ottocentesca, i grandi disegnatori di moda degli anni ‘80 e ‘90. Il volume è strutturato in cinque capitoli, di cui il primo è dedicato proprio a questa grande storia, dall’epoca Romana fino ai giorni nostri. "Nel secondo - racconta l'autrice - ho poi voluto delineare il substrato culturale in cui si radica la profumeria italiana con le sue caratteristiche peculiari. Al cuore del manuale si arriva con il terzo capitolo, dedicato alle cinque decadi dagli anni ’70 del Novecento agli anni ’10 del Duemila. Qui ho voluto approfondire ogni decennio con una contestualizzazione socioculturale introduttiva, seguita dal racconto dei trend espressi dalla profumeria mondiale, evidenziando il ruolo delle fragranze italiane che questi trend li hanno interpretati e, spesso, innovati. All’interno di ogni decade sono, inoltre, presentate venti fragranze “faro”, L’approfondimento sul prodotto prosegue nelle ultime due sezioni del manuale. Il quarto capitolo ne analizza lo sviluppo, attraverso la voce dei protagonisti che rappresentano l’eccellenza italiana nel loro settore: Maurizio Cerizza, Giandomenico Capua (Capua 1880), Ambra Martone (ICR), Emanuela Rupi (Mouillettes& Co.), Anthony Moellhausen (Moellhausen), Federico Montali (Bormioli Luigi), Massimo Nobile e Stefania Giannino (Nobile 1942). Al quinto capitolo, infine, è affidata una galleria unica nel suo genere: un compendio degli oltre settemila profumi lanciati dai marchi italiani dagli anni ‘70 fino ad oggi.
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