Sembrava impossibile e invece la cosmetica ‘naturale’, fatta di ingredienti vegetali e sempre più amata dai consumatori di tutto il mondo, ha bisogno della tecnologia per non perdere l’anima ‘bio’, green e clean (le parole chiave per il successo di sempre più numerosi marchi beauty). Produrre prodotti di bellezza naturali diventa infatti sempre più difficile senza l’aiuto della tecnologia, per evitare di andare ad intaccare la natura in modo esagerato o usare principi attivi provenienti da piante di coltivazioni intensive su terre sempre meno fertili.
Il progresso ci fornisce nuove possibilità per spalmarci sul viso creme ‘naturali’ nel pieno rispetto dell’ambiente e perfino più efficaci perché frutto di sistemi tecnologici all’avanguardia. Che i puristi del green se ne facciano una ragione: naturale è meglio se coniugato con il biotech. Almeno così la pensano i formulatori e i ricercatori del campo della cosmetologia che guardano ad esempio con grandi speranze i nuovi sistemi di coltivazione di piante ed erbe in modalità verticale (senza terra, senza contaminazioni, senza pesticidi) che pare forniscano distillati a km veramente 0, inoltre più puri e davvero bio più di quanto non fornisca invece madre natura (come garantisce il brand francese Ulé, di proprietà del colosso Shiseido). Oppure i sistemi di biofermentazione delle materie rima che sfornano, senza uso di sostanze chimiche, principi attivi vegetali più puri e concentrati. Il resto, dicono i produttori del nuovo filone green-biotech, è ‘green washing’. Nella biotecnologia per la skincare viene estratto tutto il potenziale racchiuso nelle capacità metaboliche e biologiche degli organismi vegetali, e a differenza dell’ingegneria genetica, si rispetta sia l’organismo che l’ecosistema, ricavando dalla natura, senza danneggiarla, i principi funzionali.
Ed è recente il riconoscimento della ‘IFSCC Sustainability Challenge 2023’, svolto recentemente a Barcellona, al produttore di materie prime beauty Lignovations per un ingrediente da biotecnologia, naturale, riciclato e sostenibile derivato dalla lignina, un componente presente nelle piante che agisce come filtro UV naturale e come antiossidante.
Di ingredienti beauty da fonti rinnovabili, riciclati e a minore impatto ambientale grazie alle biotecnologie applicate se ne discute sempre di più e la rivista di chimica applicata alla cosmetica, Cosmetics & Toiletries, dedica uno speciale. Si discute, ad esempio, dello squalano vegetale ottenuto da resti di oli come girasole e di palma (detto ‘fito-squalano, prodotto dell’economia circolare) rispetto allo squalano sintetico (ingrediente che origina dal petrolio, ad azione idratante, di largo uso dalle industrie e sempre più costoso) fino ad arrivare a quello prodotto da una azienda biotecnologica americana che lo realizza mediante la fermentazione della canna da zucchero. Insomma le strade verso una produzione bio più responsabile, grazie ai processi tecnologici, è aperta.
“Il nostro siero rimpolpante ad effetto lifting, best seller in Europa in questo momento, contiene il 2% di acido ialuronico puro a diversi pesi molecolari e vegetale al 100%. Viene ricavato con sistemi di biotecnologia dalla biofermentazione del grano, con una batteria di latte filtrato e senza uso di solventi chimici ma con bioetanolo di barbabietole, un sistema biotecnologico green che ci garantisce principi attivi puri, più concentrati nel rispetto dell’ambiente, - spiega Thomas Lesage, export manager di Patyka, brand di cosmetici bio interamente prodotti in Francia e con processi di chimica verde, oltre che certificati dell’organismo indipendente di certificazione Ecocert. - Usiamo in media il 50% di ingredienti provenienti da agricoltura biologica e di origine francese, almeno il 95% di sostanze di origine naturale inclusi i profumi, oli vegetali vergini spremuti a freddo, acque di fiori invece dell’acqua industriale, usiamo packaging in cartone senza uso di colle e flaconi in vetro con tappi riciclati. La nostra filosofia coniuga l’efficacia con un elevato livello di sensoriali ed etica, senza compromessi”.
Conclude Lesage: “Ricordiamoci che il settore industriale della moda, del food e del beauty, hanno un elevato impatto sull’ambiente. E' ora di cambiare passo. Il settore dovrebbe convertirsi davvero ai sistemi di produzione che coniugano il naturale con la tecnologia per non essere più accusato di greenwashing (ndr ecologismo di facciata) dai consumatori più attenti, in particolare le generazioni più giovani”.
I nuovi brand che scoprono le biotecnologie sono stati anche al centro del recente congresso BeautyMatter Future 50 di New York da dove è emersa questa forte tendenza. Anche l'America spinge su questa innovazione e inizia a produrre anche per l’Europa con macchinari e tecnologie avanzate, superando in qualche caso anche la stessa Corea. Puntano a coniugare la bellezza ‘clean’ (senza chimica, laddove non serve) grazie ai processi biotech sempre più brand del campo beauty come la californiana ‘Dermatologica’, rinomata per le creme ultra idratanti, frutto di un sistema di produzione ‘hydra mesh technology’ che permette di ottenere una idratazione aumentata per 48 ore. Anche il brand di e-commerce (italiano) Amabel Beauty seleziona cosmetici ‘clean’ sostenibili e frutto di biotecnologie. Seguono il filone anche Biologique Recherche, Liola Cosmetics, Olga Cola, Biotherm, Lancome (con la crema antirughe biotecnologica) e Collistar (che ha messo a punto delle gocce abbronzanti biotech).
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