L'idea portante della nuova collezione Mila Schon presentata a Milano è quella di una moda come distillato di un pensiero che attraversa le pratiche artistiche o architettoniche più che quelle di una creatività volatile, condannata a un perenne cambiamento. La scelta di un intellettuale del vestire come Marc Audibet, direttore creativo di Mila Schon da fine gennaio, per vivificare l'eredità concettuale della fondatrice della maison, è sembrata la più naturale e coerente per i tanti punti di connessione tra i due creatori. Nella cabina di regia del rilancio del marchio, non c'è solo Itochu, dal 1992 proprietario del brand, ma un pool di investitori italiani che attraverso la newco Cofedo, ha siglato una partnership con il gruppo giapponese per la gestione creativa, operativa e strategica della maison italiana, fondata a Milano nel 1958. Ceo di Cofedo è Guido Formilli Fendi (membro della famiglia fondatrice di Fendi); presidente è Barbara Gabarrini Confalonieri. "Come me, Mila ha voluto un guardaroba per una clientela internazionale, esigente e raffinata. I suoi modelli avevano la semplicità dell'evidenza, tagli rigorosi e generosi che offrono benessere anche allo spirito, che a sua volta contribuisce alla libertà del corpo. L'influenza dell'arte moderna la portò a pensare capi moderni, efficaci, nel segno di una bellezza intelligente" riflette Audibet, che in passato ha lavorato per maison di primo piano come Hermès, Prada e Salvatore Ferragamo, noto nel settore per le sue ricerche sui tessuti stretch. Entrambi i creativi hanno pensato al comfort e a nuove formule di eleganza attraverso lo studio d'innovativi materiali e lavorazioni: le fibre stretch in versione mono e double face inventate da lui come il mitico double concepito da lei, viaggiano in parallelo con l'ostinata ricerca di un design che manifesta una felice relazione tra fisicità e abbigliamento.
Eleganza come linea: questo il loro comune, incancellabile, contributo. A prova che le buone idee, nel design ma non solo, resistono al tempo e alle stagioni. La loro è una ricerca che si nutre di 'riduzionismo' e consiste nella scomposizione di un fenomeno complesso nei suoi elementi costitutivi.
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