"Ogni giacca in pelliccia o taglio di pelliccia sono stati presi da un essere vivente terrorizzato che è stato catturato in natura o che ha vissuto una vita di miserie rinchiuso in una spoglia gabbia di metallo prima di essere affogato, folgorato, avvelenato o spellato vivo. Io, così come tanti dei vostri lettori, desidero vedere Vogue muovere un passo verso un futuro compassionevole per la moda, impegnandosi a non promuovere la pelliccia sulle sue pagine". Con queste parole, dopo aver partecipato alla campagna "Meglio nuda che in pelliccia" per Peta Usa, Elisabetta Canalis rivolge un appello al neo direttore di Vogue Italia, chiedendo a Emanuele Farneti che una delle sue prime decisioni sia quella di mettere al bando le pellicce dal magazine che dirige al posto di Franca Sozzani, scomparsa nel dicembre 2016. Lo annuncia una nota di Peta in cui si apprende che Elisabetta Canalis "ha scritto a Farneti per suggerire che questo è il momento perfetto per iniziare un nuovo capitolo dell'iconica bibbia della moda. "Mentre riviste di punta come Vogue GB ed Elle - si legge nella nota di Peta - hanno mostrato la loro compassione da lungo tempo tramite politiche contro le pellicce e la maggior parte degli stilisti all'avanguardia, incluso l'86% di quelli che hanno sfilato alla settimana della moda autunno/inverno 2016 a Londra, non usino pelliccia, Vogue deve ancora seguire l'esempio. Le denunce di Peta di allevamenti di pelliccia in paesi cosiddetti di 'Origine Assicurata' rivelano che gli animali trascorrono la loro vita in gabbie di metallo sovrappopolate e sudice prima di essere folgorati, soffocati col gas o avvelenati. In natura, gli animali catturati in trappole a ganasce d'acciaio possono patire per giorni per la perdita di sangue, disidratazione e attacchi di predatori prima di venire soffocati o uccisi a randellate. Molti stilisti che compaiono regolarmente su Vogue, inclusi Giorgio Armani, Stella McCartney, Vivienne Westwood e tanti altri, hanno abbandonato la pelliccia al 100 per cento".
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