I giubbotti salvagente sono stati il simbolo del rischioso viaggio di circa un milione di rifugiati dalle coste turche alle isole greche del Mar Egeo, della loro fuga da guerre, conflitti e persecuzioni, ma anche della loro speranza di costruire una vita migliore, al sicuro, per se stessi e le loro famiglie. Poi, abbandonati in discariche a cielo aperto e talvolta bruciati, sono diventati un enorme problema eco-ambientale.
Oggi in una di queste isole, Lesbo, i giubbotti salvagente acquistano una nuova vita trasformandosi in strumento di riscatto, inclusione e coesione sociale, creazione di occupazione e di una nuova economia: succede grazie al progetto di riciclo Safe Passage Bags realizzato da Lesvos Solidarity, che ricicla i giubbotti e ne e ricava oggetti di uso quotidiano (borse, zainetti, portaoggetti, ecc.).
Lesvos Solidarity è una piccola ONG completamente autofinanziata. Dal 2012 i suoi “membri fondatori” accolgono e sostengono rifugiati presenti sull’isola in una struttura autogestita aperta e solidale, lavorando al contempo anche con la popolazione locale colpita dalla crisi economica e dalle politiche di austerità. La positiva esperienza di Safe Passage Bags ha poi dato impulso, nell’estate del 2017, al progetto Humade Crafts .
Fondato sugli stessi principi e obiettivi, questo laboratorio utilizza però anche differenti “risorse”, i “residui” delle traversate (le bottiglie di plastica che quasi tutti portano con sé, o parti delle barche su cui hanno viaggiato), così come materiali ricavati da oggetti non più utilizzabili e destinati alla spazzatura; o, ancora, diverse materie prime recuperate (cera, metalli, plastica, legno, olio d’oliva, ecc.). Da loro, grazie alla creatività dei partecipanti e alle abilità acquisite nei workshop di formazione, nascono gioielli, accessori, candele, vassoi, saponi naturali e molto altro. A Fa' la cosa giusta! ne parlano Efi Latsoudi e Elisavet Stavrianoudaki (rispettivamente co-fondatrice di Lesvos Solidarity e responsabile di Safe Passage Bags) .
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