- Non una semplice mostra fotografica, ma una narrazione per immagini che ripercorre quarant'anni di storia contemporanea attraverso alcune delle opere più rappresentative di Antonio Guccione esposte a Castello Brown a Portofino. Divenuto celebre per la galleria di volti immortalati dal suo obiettivo, Guccione è autore di tante campagne pubblicitarie per Prada, Gucci, Officine Panerai e Yves Saint Laurent. Sono 33 gli scatti divisi in sei filoni tematici nella mostra "Antonio Guccione Portofino" (18/5-20/6).
Il percorso comincia con la prima fotografia datata 1980, per una campagna pubblicitaria di Prada, dove una borsa verde è abbandonata su un divanetto rosso antico sotto un quadro con cornice oro. Si passa poi ai ritratti di moda degli anni Ottanta grazie ai quali Guccione ha raggiunto la celebrità, primo fra tutti quello dedicato ad Yves Saint Laurent, a quelli degli anni Novanta con protagoniste top model come Elle McPherson, Tyra Banks, Iman. In tutte le foto traspare un profondo rispetto per il corpo femminile e per la bellezza naturale, colta senza manierismi. Il fotografo è capace di creare composizioni in cui anche la posa diventa una scelta poetica e non la volontà di bloccare la figura in un atteggiamento preconfezionato.
L'artista focalizza l'attenzione sul soggetto, sui dettagli, indaga l'animo umano e il significato dell'esistenza, approdando così al progetto Vanitas, Guccione ritrae ed interpreta personaggi iconici dell'arte come Andy Warhol, Leonardo da Vinci, Pollock. Un omaggio ai grandi, una provocazione giocosa, nel ritrarre chi non c'è più e che quindi non può essere inquadrato dal suo obiettivo, dove l'autore ricorda la vanità, la sua transitorietà, ma anche la funzione della fotografia e il concetto d'immortalare. Qui i teschi di personaggi famosi vengono resi riconoscibili da un dettaglio: quello di Andy Warhol dalla parrucca. Si prosegue con Fotomorfosi, sezione dedicata al concetto di biodegradabilità, realizzata a partire da foto degli anni Ottanta la cui emulsione e cromatura erano state corrose da microrganismi. La mostra si chiude con le foto sulle sorti della Terra.
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