Si è aperta sotto il segno della Cina, la grande assente di queste sfilate, la nuova edizione di Milano Moda Donna, che finoal 24 febbraio ospiterà 56 sfilate, 96 presentazioni e 34 eventi, per un totale di 188 appuntamenti. Ma nessuno nasconde la paura per il coronavirus, che si fa sentire già dalle assenze a questa edizione, con 1000 addetti ai lavori cinesi rimasti a casa.
Non è un caso che l'inaugurazione del fashion hub della Camera Moda coincida con il lancio della campagna "China, we are with you", pensata per permettere al mondo della moda cinese di vivere l'esperienza della Fashion Week in streaming. Così 8 giovani designer partecipano virtualmente alla kermesse grazie a video e nuove tecnologie. L'unico presente è Han Wen, che abita a Londra. Non si è lasciata scoraggiare, invece, la 35enne Anna Yang che è arrivata l'altro giorno dalla Cina facendo scalo a Francoforte. La collezione del suo marchio Annakiki - da 4 anni sulle passerelle milanesi - era già pronta e lei ha deciso di mandare un segnale, confermando la sfilata in calendario sabato.
Hanno deciso altrimenti, invece, Angel Chen, Ricostru e Hui, assenti dalle passerelle.
Non sono solo i cinesi ad aver annullato la loro presenza a Milano: ci sono state defezioni - raccontano i pr delle grandi griffe - anche dal Giappone, dalla Corea e da Hong Kong, sia da parte dei compratori sia della stampa. Non viaggiano per politiche aziendali, per esempio, i buyers del grande department store Isetan. Per l'incertezza legata al coronavirus, anche Prada ha deciso di posticipare la sfilata della collezione Resort, originariamente prevista il 21 maggio in Giappone.
"Questa decisione è stata presa in via precauzionale, nonché - spiegano dalla maison - come atto di responsabilità e di rispetto nei confronti di tutte le persone che lavorano o intendono partecipare alla nostra sfilata Resort 2021". Parla di "sconforto" dei partner asiatici Giuliano Calza di GCDS, che aveva appena aperto un negozio a Pechino, attualmente chiuso come il mall che lo ospita "perché l'aria condizionata è stata proibita". Stessa sorte per il negozio di Hong Kong, "appena aperto e subito chiuso". Allo show di sabato, ovviamente, non ci saranno i cinesi, "che solitamente erano 200".
Un segnale concreto viene da Dolce e Gabbana, che hanno deciso di finanziare uno studio dell' Humanitas University, coordinato da Alberto Mantovani, mirato a chiarire le risposte del sistema immunitario al Coronavirus. "Sentivamo di dovere fare qualcosa per combattere questo devastante virus che, a partire dalla Cina, sta colpendo l'umanità intera. In questi casi - dicono i due stilisti - è importante fare la scelta giusta".
E' ancora difficile calcolare l'impatto economico dell'epidemia: una simulazione "ottimistica" con i parametri Sars - secondo uno studio della Camera della Moda - indica una riduzione nell'export di moda italiano verso la Cina non inferiore a 100mln nel primo trimestre 2020 e a 230mln in caso di prolungamento della crisi a tutto il primo semestre. E c'è poi da calcolare, dice Nicoletta Spagnoli, alla guida del marchio Luisa Spagnoli, "il problema del turismo tax free: non soffrono solo i negozi cinesi, ma anche quelli turistici".
Meglio guardare il calendario della settimana, che si apre il 19 febbraio sotto il segno di Gucci, con il vocale con cui Alessandro Michele invita allo show, e prosegue lo stesso giorno con Alberta Ferretti e i 10 anni di N21. Giovedì 20 tocca a Max Mara e Prada e Fendi e Moschino, venerdì 21 a Tod's, Emporio Armani, Etro, Marni, Versace, mentre sabato 22 apre la giornata Salvatore Ferragamo. Domenica 23 piena con Dolce e Gabbana e Giorgio Armani.
E poi i debutti in calendario di Ports 1961, Gilberto Calzolari e Vìen, i ritorni di Moncler e Philipp Plein, entrambi con una collezione co-ed, così come Agnona, che presenterà la sua prima collezione uomo, Antonio Marras, Atsushi Nakashima, Boss, Bottega Veneta, Fila, GCDS, Frankie Morello, Missoni e Versace.
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