"Il romanticismo è la cura": ne è convinto Francesco Risso, che per presentare la nuova collezione Marni ha invitato - virtualmente, è ovvio - il pubblico a casa sua per una colazione, un pranzo e una cena tra amici via zoom, come ci siamo ormai abituati a fare causa covid. E però, nel ritrovarsi intorno a un tavolo, nel cantare e ballare insieme, c'è un senso di intimità e condivisione "bellissimo e catartico", che nessuno schermo può sostituire.
E ritrovarsi a farlo dopo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, così come tornare nella natura dopo il lockdown, è vivere e vedere tutto con altri occhi, altri sensi, più acuiti, come - spiega lui - in una realtà aumentata. Quel pizzico di surrealismo che caratterizza il video girato in quattro giorni nel bellissimo appartamento milanese dello stilista, e proposto oggi in tre versioni diverse, viene proprio da lì, dal guardare al mondo in modo diverso.
E "sarebbe un peccato tornare alla normalità e dimenticare ciò che abbiamo imparato" riflette Risso, che tra le grandi lezioni apprese durante la pandemia mette al primo posto proprio questo romanticismo quotidiano dato dalla connessione tra persone. "I vestiti funzionano a casa e fuori, quando li vivi insieme ad altri ed è questo - sottolinea - l'antidoto, vedere l'emozione di chi li indossa, i semplicissimi gesti delle persone che ci stanno vicino". E non sono modelli, ma artisti e performer, "che non si esibivano da un anno ed erano emozionati nel tornare a fare il loro lavoro", quelli che si siedono intorno alla tavola apparecchiata per pranzo, o che sfilano sulla tavola stessa, mettendo nei piatti una zuppa di sneakers e usando il corridoio come passerella.
Un romanticismo che permea gli abiti, dalle camicie larghe riempite di pince e strette come corsetti ai trench che sembrano gonne ottocentesche fino "alla frivola ruche che è essa stessa l'antidoto perché, con i mezzi che abbiamo, ciò che facciamo dovrebbe essere al servizio di chi vestiamo, per iniziare a stare meglio". E in questo aiuta il colore: i capi sono stati tinti, corrosi, ritinti in vasca fino a diventare una miscellanea, un amalgama, così come le stampe sono un tripudio di memorie perché ottenute grazie alla fotoimpressione, sui capi stessi, di fiori e oggetti, lasciati al sole fino a lasciare il loro ricordo sulle stoffe. E sono memorie semplici e quotidiane anche i gioielli underground fatti di object trouvé come pagine di enciclopedia o vecchi cucchiaini incastonati nei vestiti fatti di vecchie camicie, emblema di quello che Risso definisce il nostro "nuovo Umanesimo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA