In un momento di incertezza e crisi globale, con due guerre alle porte dell'Europa e il climate change sempre più minaccioso, servono cose che durano. Pare questa la lezione dispensata dalle passerelle milanesi delle collezioni uomo per il prossimo inverno, segnate da una sorta di 'retour a' l'ordre', vale a dire al classico, con tutti i valori che sottintende, a partire dalla sostenibilità. Mentre le conseguenze del fast fashion, che invade i nostri armadi e i nostri mari, sembrano ormai sotto gli occhi di tutti, al declino della moda da una stagione sembra fare da curioso contrappasso la fine dell'era degli influencer.
Inutile negare che l'argomento all'ordine del giorno, a margine di ogni sfilata, fosse il caso Ferragni. Lei, tra le prime in Italia a capire la potenzialità dei social, oggi che è al centro delle cronache giudiziarie per il caso del pandoro, per molti è diventata l'emblema di un sistema al tramonto. Ne hanno parlato, senza mai citarla, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, accostando il tramonto degli influencer al ritorno alla qualità, quella della sartorialità di cui l'Italia è maestra, ma anche quella dell'immagine, veicolata dai grandi maestri della fotografia e da chi della moda ha fatto un mestiere, frutto di studio e di passione. Valori: questa è la parola che rimbalza da una sfilata all'altra, come un'ancora che lega alle profondità umane qualcosa di intrinsecamente volatile come la moda. Eppure.
Eppure ci sono cose fatte per durare più di una stagione o di una story su Instagram. Ed è quello che hanno mostrato i big brand protagonisti della fashion week milanese, confermando quanto emerso a Pitti. Addio alle trovate acchiappa like da passerella, alle provocazioni che durano un paio di post: classico, classico e ancora classico è il mantra che riecheggia da una presentazione a una sfilata.
Rivisto e corretto all'oggi, all'epoca post pandemica, a nuovi modi di vita e ataviche preoccupazioni, ma pur sempre classico, parola in cui confluiscono come affluenti esigenze diverse, a partire da quelle di una nuova generazione di consumatori sempre più consapevoli. Ecco dunque una moda non più usa e getta, ma da collezionisti: pezzi fatti per essere inseriti nell'armadio e per restare, a partire dalla giacca, pezzo portante della moda uomo per il prossimo inverno e non solo.
Leggera e destrutturata, ma anche più costruita, persino in versione doppiopetto, da abbinare a pull, serafino e dolcevita, ma anche alla classica camicia e cravatta, prepotentemente tornata alla ribalta. Morbidi i pantaloni, anche con i tasconi, persino infilati negli stivali, ma anche portati con le ciabatte d'inverno, che tanto ormai le stagioni sono quelle che sono. Sopra via a cappotti ampi o ad astuccio, imbottiti o attrezzati con gilet sovrapposti, in versione loden o anche qui ancora a doppiopetto. Qua e là, bagliori di strass, punti di luce e luccichii per la sera, dove sfoggiare smoking e tight, marsine e farfallini.
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