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Streetwear vintage e sartorialità, la moda con un passato da raccontare

Streetwear vintage e sartorialità, la moda con un passato da raccontare

Da Vinted e Depop sulle app al progetto Holyhouse a Roma. Un volume da 26 miliardi

14 maggio 2024, 21:25

Redazione ANSA

ANSACheck

Holyhouse e Brugnoli. A Roma il vintage incontra la tradizione - RIPRODUZIONE RISERVATA

C'è per le giovani generazioni una fascinazione per il passato che scoprono dalle parole dei loro genitori, attraverso la musica, i film o le serie tv, basti solo pensare al grande successo tra i più giovani di serie come Sex and the City, o per film cult come quelli di Stanley Kubrick o Quentin Tarantino, per le musiche dei Beatles e dei Rolling Stones. La nostra è stata definita un’era nostalgica e ciò che colpisce è che molto spesso a subirne il fascino sono proprio le generazioni che non hanno vissuto gli anni ’70, ’80, e ’90. Si guarda al passato, forse per l'insoddisfazione per i tempi che stiamo vivendo e che appaiono, spesso proprio ai più giovani (chi  li ha vissuti potrebbe non essere d'accordo)  come privi di stimoli e vere novità.
Un fenomeno questo che riguarda in modo diretto anche l’universo moda attraverso una riscoperta di capi vintage. A questo si unisce la consapevolezza, l'urgenza di riscrivere i capisaldi della moda in termini di sostenibilità, equità, rispetto per l’ambiente.

Un capo viene definito vintage con almeno 20 anni di vita (altrimenti è pre-loved, un capo usato amato molto ma che non si utilizza più) e meno di 100. Sono tante le app dedicate da Vestiaire Collective che  stima come il vintage si venda il 30% più velocemente rispetto agli articoli non vintage e ai vintage lover dedicata la sezione Archive Room; poi ancora Depop (parte del network di Etsy) , Farfetch, la popolare Vinted che pure ha una sezione dedicata, Depop, Humana Vintage, Zalando, Lighthouse.

“ E’ necessario ripensare alla moda in termini di sostenibilità e rispetto ambientale e al tempo stesso riscoprire una tradizione artigianale in modo da potersi imporre come valida risposta, soprattutto tra i più giovani,  alla produzione massiva e indiscriminata di un fast fashion e di un fast furniture, che fa dei capi di vestiario ma anche degli oggetti di mobilio o arredo, prodotti da gettare via ogni cambio di stagione o mutamento di tendenza”, è convinto Daniele Sferlazzo giovane imprenditore e fondatore della piattaforma Holy Garms specializzata nella vendita online proprio di selezionati capi vintage ed oggi responsabile all’interno della neonata Holyhouse di ricerca e selezione dei prodotti, tutti rigorosamente vintage e di assoluta qualità. Holyhouse arriva da Brugnoli shop, storico negozio di Roma con un progetto che vuole coinvolgere i più giovani e promuovere una cultura contro gli sprechi che si opponga al fast fashion la cui filiera produttiva molto spesso non è controllata sia per lo sfruttamento dei lavoratori e sia per l'impatto ambientale. Le camicie Ralph Lauren o i jeans Levis, le giacche militari dell’esercito americano fatte di tessuti robusti, destinate a durare nel tempo e diventate nel corso degli anni un marchio distintivo delle sottoculture giovanili: graffi, cuciture e patch che raccontano anni recenti della nostra storia da abbinare a scarpe realizzate a mano da artigiani dislocati in ogni parte della penisola. Tra i brand storici trattati anche Stone Island e CP Company di proprietà italiana fino al 2000.
“In questo senso sta lavorando anche Wallapop che vuole avere un impatto positivo sul comportamento d’acquisto delle persone, orientando le loro scelte verso abitudini di consumo più responsabili e green. Secondo una ricerca condotta con Deloitte, diffusa il 9 maggio 2024, la compravendita di prodotti tramite la sua piattaforma multi-categoria  nel 2023 ha portato a un risparmio di 19,7 miliardi di litri d’acqua, 22.700 tonnellate di plastica, 84.400 tonnellate di metalli. Nel 2023, sono state, inoltre, evitate 524 mila tonnellate di emissioni di CO2, l’equivalente di 60 mila viaggi in auto intorno all'equatore terrestre (2,4 miliardi di chilometri) e 31.900 tonnellate di rifiuti, equivalenti all’immondizia prodotta dalla città di Venezia in un anno. In totale, si parla anche di un risparmio economico di 2.376 miliardi di euro.

 

Second Hand Economy, il volume d’affari nel 2023 arriva a quota 26 miliardi di Euro. In 10 anni +140% dell’online

 La second hand è un comportamento sempre più consolidato nelle abitudini di consumo degli italiani, che la praticano con orgoglio e consapevolezza in quanto scelta sostenibile e di circolarità, oltre che di tendenza. L’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa per Subito, giunto alla sua decima edizione, mostra attraverso i risultati dell’indagine 2023 il passaggio della compravendita di usato da comportamento minoritario e funzionale a vero e proprio trend consolidato.

L’Osservatorio Second hand Economy mostra risultati in crescita relativamente a tutti i principali parametri presi in analisi. Se infatti nel 2014 la second hand era ancora vissuta con pregiudizio dagli italiani che la praticavano in caso di necessità, nel 2023 si è affermata definitivamente come comportamento di acquisto consolidato e top of mind per il 61% di chi la pratica, per cui rappresenta la prima scelta per ogni tipologia di necessità. Cresce la frequenza (il 76% degli acquirenti e il 71% dei venditori ha dichiarato infatti di fare second hand almeno due volte all’anno) e il numero di oggetti acquistati o venduti (per l’81% pari o maggiore rispetto all’anno precedente). Il volume d’affari complessivo generato ha raggiunto il picco di 26 miliardi di euro (+44% rispetto al primo anno di rilevazione), che rappresentano l’1,3% del PIL nazionale.

Anche nel 2023 la second hand è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili, messo in atto dal 60% degli italiani – dato in crescita di 3 punti percentuali sul 2022 e di ben 16 sul 2014 - preceduta solo dalla raccolta differenziata (91%) e dall’acquisto di lampadine a LED (68%). In questi dieci anni gli italiani che hanno optato per la pratica della second hand sono passati dai 19 milioni del 2014 ai 26 milioni del 2023, con un 19% di persone che hanno dichiarato di essersi avvicinati alla second hand per la prima volta (+6 punti percentuali rispetto al 2022). Dai risultati di quest’anno emerge inoltre che i cluster sociodemografici di italiani più appassionati di second hand sono GenZ (88%), la generazione 35-44 anni (76%) e le Famiglie con Bambini (75%). 

Il fattore generazionale, insieme alla crescente digitalizzazione dell’approccio ai consumi che diventano sempre più e-commerce like, si riflette anche nella crescita della dimensione online del mercato pre-loved, che oggi rappresenta il canale preferenziale per la compravendita di beni di seconda mano per il 63% degli intervistati e genera il 50% del valore economico complessivo, ovvero 13 miliardi di €. Cresce infatti nel 2023 la forbice tra chi ha utilizzato il canale online rispetto all’offline (71% online vs. 60% offline per gli acquisti; 72% online vs. 36% per le vendite).

“In questi dieci anni l’Osservatorio Second Hand Economy ha mappato il mercato dell’usato in Italia, quantificando per la prima volta il suo valore economico, ma anche raccontando le caratteristiche e i mutamenti di questa forma di economia circolare che è ormai una scelta consapevole e di valore” commenta Giuseppe Pasceri, CEO di Subito. “E l’online ha avuto un ruolo fondamentale in questa evoluzione, basti pensare che il volume d’affari generato dall’online è cresciuto del 140% in dieci anni, passando dai 5,4 miliardi di € nel 2014 ai 13 miliardi attuali”.

Tra chi ha acquistato second hand, il 57% ha dichiarato di averlo fatto principalmente per risparmiare. Il risparmio resta stabilmente il primo driver di acquisto, ma quanto impatta davvero sulle tasche degli italiani? Per il 59% degli intervistati il risparmio è molto o abbastanza, a conferma che la second hand sia un alleato concreto nella gestione del bilancio familiare. In particolare, il risparmio percepito rispetto al corrispettivo bene nuovo si attesta intorno al 40%, percentuale che cresce per alcune categorie come Biciclette (48%), Abbigliamento e Accessori (47,4%) e Articoli per Bambini (47%).

 Per quanto riguarda il guadagno, arriva solo al terzo posto come driver di vendita, rilevante per il 33% degli intervistati, e preceduto dalla necessità di fare spazio (77%) e dal voler dare una nuova vita agli oggetti evitando sprechi (36%). Il guadagno medio degli italiani nel 2023 è stato di circa 850€: una piccola entrata quindi, che incide sul budget annuale molto o abbastanza solo per il 17% degli intervistati.

Accanto all’impatto economico, è sempre più rilevante quello ambientale: il 58% degli oggetti acquistati usati viene poi rivenduto, regalato o donato, innescando un circolo virtuoso che prolunga ulteriormente la loro vita. Dato che fa ancora più effetto se paragonato al comportamento di chi non fa second hand, che nel 42% dei casi butta ciò che non usa più, anche se ancora in buono stato. Uno spreco, ma anche un costo in termini ambientali a carico del pianeta e della collettività” conclude Pasceri.

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