(ANSA) - Infine una voce potente e unica, una lady del Soul come Aretha Franklin ma regalata al rock e una onestà emotiva immensa: tutta l'anima di Janis Joplin nel film documentario di Amy Berger, presentato alla Mostra del cinema fuori concorso e in sala grazie ad I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection l' 8 ottobre .
Qui la clip
A sostenere il film una superfan della Joplin: Gianna Nannini che legge le sue lettere dando voce italiana. 'E' un film emozionante che finalmente rende giustizia alla figura di Janis Joplin. Il suo posto nella storia del rock è fondamentale. Grazie alla sua voce che era insieme bianca e nera è stata simbolo della musica popolare americana degli anni '60 che poi si è trasformata in rock and roll di massa. Tutti le dobbiamo qualcosa''.
Qui il trailer in italiano
Fotografie d'epoca con Janis bambina, sempre fuori posto, cicciotella, maschile, vittima dei bulli, complessata si alternano ai filmini sfocati che raccontano la sua trasformazione, la sua voglia di diventare una star, Otis Redding come mito musicale, il soul nel sangue texano, le contaminazioni con il fermento rock di San Francisco e Los Angeles, il Chelsea Hotel a New York, il mitico concerto al festival di Monterey e quello di Woodstock. Qui le immagini
Amy Berg ha messo insieme tutto andando a ritrovare i reduci, i compagni di allora della band Big Brother and the holding company , della Kozmic blues band e della Full Titt e poi la sorella Laura e il fratello Michael, Kris Kristofferson tra i tanti. L'affresco si compone svelando a poco a poco la grande solitudine di Janis Joplin, la sua disperazione d'amore spesso testo delle sue canzoni. E poi gli eccessi, il beat del peace & love, l'abuso di qualunque droga, la voglia di uscirne ma più di tutto di non tradire se stessa mai. A 45 anni dalla morte (l'overdose di eroina in un motel di Los Angeles il 4 ottobre 1970 a soli 27 anni) ''è ancora, guardando le immagini dei suoi trascinanti concerti, una forza della natura''.
Il suo impatto è stato globale, anche se le sue opere sono intensamente personali. ''In questo film mostro - ha detto la Berg - come la sua musica è arrivata a diventare espressione globale dell'umanità attraverso il rock. Nonostante tutti gli elogi e l'adorazione che le venivano rivolti e che la sua musica ispirava, ciò che ci colpisce di più di Janis è come, una volta lontana dalle folle, si sentisse totalmente sola e non amata. La musica diventò tutta la sua vita e i suoi concerti diventarono per Janis un motivo per andare avanti''.
Janis, la voce del nostro dolore comune, ruvida, espressiva, ''ci solleva accarezzandoci e accettando il dolore che vive in ognuno di noi. Questo spiega perché le sue performance dal vivo erano così elettriche. Quando Janis andava sul palco e si lasciava andare, la gioia e il dolore che liberava erano assolutamente inebrianti''. Nel documentario ci sono verso Janis Joplin sicuramente amore e rispetto ma anche le immagini, quelle con lei sopraffatta dalle risate sempre fragorose e di cuore, che riescono con la sua musica a festeggiare il suo spirito libero, esuberante e dunque la sua sete di vita.
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