Meghan Markle trasformata in un bersaglio e, chissà in futuro, in una vittima del clamore mediatico. Come capitò a Diana Spencer, schiantatasi in fuga dai riflettori 22 anni orsono sotto il ponte parigino dell'Alma. E' l'accusa che trapela fra le righe della lettera indignata con cui il principe Harry, figlio di lady D e consorte di Meghan, ha annunciato la causa legale intentata dai duchi di Sussex contro il domenicale del Mail: simbolo, assieme al Sun, del più agguerrito giornalismo scandalistico britannico ed espressione degli umori popolari isolani più orientati a destra. E' una campagna di stampa ostile, mossa dal pregiudizio se non dal razzismo quella denunciata da Harry.
L'azione giudiziaria, rara anche se non inedita nei rapporti di amore-odio fra i tabloid e casa Windsor, nasce da un'accusa ben precisa al Mail on Sunday. Quella di aver pubblicato mesi fa una lettera privata scritta dall'ex attrice afro-americana a suo padre Thomas Markle, con il quale i legami sono logorati da tempo: testo che la redazione avrebbe taroccato, stando agli argomenti degli avvocati dei duchi, tagliando interi passaggi, frasi o parole con lo scopo di mettere in cattiva luce Meghan.
Ma la scelta dell'episodio specifico - legalmente efficace tenuto conto della probabile violazione imputabile al Mail dei diritti di copyright garantiti dalla normativa britannica a chi firma una qualsiasi missiva privata, anche laddove questa venga resa disponibile per la pubblicazione dal destinatario - è solo il gancio da cui Harry fa discendere una requisitoria.
Denunciando "la propaganda senza sosta" di certa stampa contro la donna che ha sposato nel maggio 2018. Una crociata a colpi di "bugie" e "bullismo".
"Ho perso mia madre per questo e ora vedo mia moglie vittima delle stesse forze potenti", scrive il principe, secondogenito dell'erede al trono Carlo e fratello minore di William, lanciando il suo j'accuse dal Sudafrica, dove ha concluso con un incontro con la vedova di Nelson Mandela, Grace, la prima visita familiare ufficiale all'estero segnata da un programma che ha concesso ampi spazi a Meghan: fattasi in particolare portavoce dei diritti dell'universo femminile come membro della casa reale, ma anche "moglie, madre, sorella e donna di colore".
"Noi crediamo nella libertà dei media di riportare notizie vere con oggettività", ha proseguito Harry, lamentando tuttavia come la duchessa di Sussex sia diventata oggetto di una campagna sensazionalistica "spietata", che non si cura "delle conseguenze sugli individui" e che "si è intensificata durante la sua gravidanza" e in questi primi mesi di vita del neonato Archie.
Il Mail nega tutto, affermando di essere deciso a difendere "con vigore" la pubblicazione della lettera alla stregua di un fatto d'interesse pubblico. E, pur non smentendo i tagli, giura di non averne stravolto il senso. I riferimenti del principe sembrano del resto includere anche altro. Ad esempio il modo in cui il tabloid, al pari del Sun di Rupert Murdoch, ha cavalcato in prima fila presunti "scandali" sul denaro pubblico (2,7 milioni di euro) speso dai Sussex per la ristrutturazione della nuova residenza di Frogmore Cottage; o per le vacanze; o per i voli privati inquinanti in occasione della partecipazione a eventi sul clima annunciati in nome dell'impegno ambientalista.
Accuse selettive, e forse esagerate, rispetto al trattamento riservato ad altri reali: più tradizionali e naturalmente bianchi, come ha notato a suo tempo una commentatrice del Guardian evocando il sospetto d'un razzismo etnico-sociale. Lo studio legale Schillings, che rappresenta i duchi, ha già fatto sapere che i risarcimenti eventualmente ottenuti dal Mail e dalla sua società editrice, l'Associated Newspapers, di fronte all'Alta Corte di Londra saranno devoluti per beneficenza: a un'associazione che tutela "le vittime del bullismo".
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