La procura di Los Angeles ha
deciso di non chiamare Mel Gibson a deporre al processo contro
Harvey Weinstein. L'attore di 'La passione di Cristo' e
'Braveheart' era nella lista dei testimoni e avrebbe dovuto
confermare il racconto di una delle donne che accusano l'ex
produttore di molestie e stupri. Gibson sarebbe stato il
primo a raccogliere lo sfogo della "Jane Doe n. 3", una delle
accusatrici rimaste anonime, secondo cui Weinstein l'avrebbe
aggredita sessualmente durante un massaggio. La donna fa la
massaggiatrice di professione e sarebbe entrata in tensione
quando l'attore aveva casualmente fatto il nome di Weinstein
mentre lei lavorava sui suoi muscoli.
"Gibson è stata la prima persona con cui finalmente mi sono
sfogata", ha detto la donna sul banco dei testimoni. "Gli dissi
che Weinstein mi aveva aggredita ma non volevo entrare in
dettagli. Ero traumatizzata e umiliata".
Non è chiaro perché la procura abbia rinunciato alla
deposizione di Gibson. Nelle udienze prima dell'inizio del
processo il giudice Lisa Lench aveva vietato alla difesa di
Weinstein di utilizzare contro l'attore le polemiche su sue
vecchie dichiarazioni antisemite. Nelle stesse udienze era
emersa d'altra parte la possibilità che i legali dell'ex boss di
Miramax avrebbero cercato di screditare la testimonianza sulla
base di una presunta animosità tra Gibson e Weinstein dopo
l'uscita della 'Passione del Cristo'.
Il film sulle ultime 30 ore della vita di Gesù, girato in
gran parte in Italia con John Caviezel e Monica Bellucci, fu
accusato a Hollywood e tra le associazioni ebraiche americane di
essere una collezione di stereotipi contro gli ebrei. Weinstein,
che a sua volta è di origine ebraica, pubblicò poi un libro,
'Passion of the Christ' che contestava la trama del film.
Nessuna major americana accettò comunque all'epoca di 'adottare'
la pellicola che Gibson alla fine distribuì da solo. "Quel film
creò una faida tra Gibson e Weinstein", aveva argomentato Mark
Werksman, capo del team legale del produttore, accusando poi
l'attore di voler "riabilitare la sua immagine" presentandosi
adesso come un paladino del movimento #MeToo.
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