Sessant'anni dopo il leggendario
The Sound of Silence, Paul Simon è tornato in studio di
registrazione per un album segnalibro della sua lunga carriera
musicale: Seven Psalms, un brano musicale in sette movimenti,
guarda al passato della vita e al futuro della morte
nell'assenza delle certezze offerte dalla fede. "Potrebbe essere
un testamento", ha commentato il critico del New York Times che
lo ha paragonato a Blackstar di David Bowie e You Want it Darker
di Leonard Cohen.
Simon, che due anni fa ha venduto alla Sony il suo catalogo
musicale, ha 81 anni: Seven Psalms è il suo primo brano
originale dall'album Stranger to Stranger che nel 2016 aveva
debuttato al terzo posto della classifica Billboard 200 facendo
concorrenza a Beyoncé e Drake. Quell'anno sembrava proprio che
per Paul fosse arrivato il momento del silenzio: "Lo show
business non mi interessa più", aveva confidato al New York
Times l'autore di oltre 400 canzoni che hanno fatto la storia
della musica, molte con l'altra metà del duo, Art Garfunckel:
"Sto arrivando alla fine".
Non era vero, e Seven Psalms lo dimostra. L'idea iniziale è
arrivata a Paul tre anni fa in sogno e lui l'ha poi arricchita
svegliandosi a comporre ogni notte prima dell'alba. "I have been
thinking about migration", sto pensando alla grande migrazione,
canta all'inizio della primo spezzone intitolato The Lord, ed è
presto chiaro che la migrazione è quella dalla vita alla morte a
cui l'autore di brani iconici come Mrs. Robinson che fece da
colonna sonora al Laureato o il melanconico Bridges over
Troubled Water, o ancora America e Diamond on the soles of her
shoes dell'album Graceland, pensa sempre più spesso.
Destinato a essere ascoltato come un'unica traccia, Seven
Psalms è uscito su vinile, cd e su tutte le piattaforme digitali
il 19 maggio con una copertina derivata da Two Owls del
paesaggista della Hudson River School, Thomas Moran.
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