Quaranta case, altrettante famiglie italiane pronte ad accogliere i rifugiati. Gocce nel mare dell'esodo biblico che da sud e da est converge nella Fortezza Europa. Del resto il gesto di Papa Francesco che ha portato via dalla palude del campo profughi di Lesbo cosa è se non una goccia? E però se tutti fossero pronti ad aprire le porte... ''è proprio su questa nuova cultura dell'accoglienza - spiega all'ANSA Fabiana Musicco tra i soci fondatori di Refugees Welcome Italia - che è nata la nostra associazione che si è costituita sull'emergenza appena quattro mesi fa, il 21 dicembre 2015, come parte di un network internazionale nato a Berlino per favorire la diffusione dell'accoglienza domestica di richiedenti asilo e rifugiati''. (di Alessandra Magliaro)
La 'chiamata' ha avuto successo: tra Germania, Austria, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia più di 500 rifugiati hanno trovato accoglienza nelle case dei cittadini. E ora tocca all'Italia. Certo piccoli, piccolissimi numeri se paragonati all'onda immensa che preme alle frontiere e spinge ad alzare nuovi muri, ''ma noi ci crediamo, crediamo all'integrazione, allo spirito di accoglienza, un modo davvero molto concreto per sentire vicine queste persone'', ci raccontano Germana Lavagna e Sara Consolato al debutto del progetto a Fa' la cosa giusta a Milano. L'associazione, spiegano, è nata grazie al lavoro volontario e autofinanziato di un gruppo di professionisti con l'idea di ''favorire l'avvio e la sostenibilità di esperienze di inclusione e di sviluppo sociale, economico e culturale''. Alla rete italiana (www.refugees-welcome.it) si sono registrati subito oltre 600 volontari con 200 case messe a disposizione, oltre 40 già giudicate idonne. ''In questo poco tempo - ci raccontano - ci sono 4 famiglie che hanno già accolto, una quinta a Roma e altre in fase d'incontro tra Roma, Milano, Bologna e Torino''.
Ecco come funziona il progetto 'Benvenuti Rifugiati': proprio come incontro tra domanda e offerta.
1) La persona che vuole accogliere un richiedente asilo o un rifugiato si connette al sito di Refugees Welcome Italia compilando un questionario in cui si dice quanti abitano la casa, quali lingue si parlano, quale città eccetera. Lo spirito deve essere quello di servizio ma anche di scambio culturale: con i rifugiati si dividerà il tetto e il pasto quindi bisogna essere aperti, concretamente desiderosi di entrare in contatto con culture diverse e di aiutare il prossimo in difficoltà.
2)L'associazione, in collaborazione con prefetture e enti che si occupano di accoglienza mette in contatto profughi con gli italiani accoglienti in base proprio ad un 'profilo' di compatibilità e poi si propone una convivenza di almeno 3 mesi.
3) A questo punto scatta il finanziamento per attivare un percorso di inclusione sociale, con crowdfunding ad esempio, micro-donazioni tra amici e parenti che voglio aiutare la famiglia a fare questa esperienza. L'assistenza da parte dell'associazione sarà continua e monitorata.
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