Margaret Atwood denuncia i limiti del movimento #MeToo scatenando l'ira delle femministe che avevano adottato il suo romanzo distopico del 1985 "The Handmaid's Tale" (Il Racconto dell'Ancella). La 78enne scrittrice canadese, in un articolo sul Globe and Mail, ha difeso il diritto degli accusati di molestie sessuali a non essere linciati sui media e ha sostenuto che il movimento scaturito dalle rivelazioni sugli abusi del produttore di Miramax, Harvey Weinstein, "sono il campanello d'allarme di un sistema legale che non funziona". L'intervento della Atwood ha scatenato proteste in rete e accuse alla scrittrice di voler trasformare il movimento #MeToo "in una forma di stalinismo o un regno del Terrore", mettendo in dubbio l'importanza di credere alle donne che hanno avuto il coraggio di rompere il silenzio. La scrittrice, il cui romanzo è stato trasposto in una pluripremiata serie tv in aprile alla seconda stagione (in Italia su TimVision), ha replicato con forza su Twitter: "Difendere i diritti umani per tutti non significa dichiarare guerra alle donne. Perché le donne abbiano diritti, i diritti devono esistere. Punto e basta". Gli attacchi alla Atwood sono arrivati mentre continuano i contraccolpi dello scandalo scoppiato con le denunce a Weinstein. Dopo Mira Sorvino, Greta Gerwig e Rebecca Hall, oggi Timothée Chalamet si è dissociato da Woody Allen annunciando che donerà tutti i compensi di "A Rainy Day in New York", il suo nuovo film col regista, all'iniziativa "Time's Up" e ad altre charity. Nel mondo dello sport, la campionessa di ginnastica artistica Simone Biles si è unita alle compagne di squadra nella denuncia di molestie contro il medico del team Usa Larry Nassar.
Si smorzano intanto i toni delle accuse nei confronti del comico di "Master of None", Aziz Ansari. Dopo aver visto, sul red carpet dei Golden Globes, Ansari con la spilletta di "Time's Up", una fotografa 23enne protetta dallo pseudonimo di "Grace", ha descritto per filo e per segno sul sito femminista Babe una serata passata a casa del comico che le aveva lasciato l'amaro in bocca: "Si può dire che è la cosa peggiore successa al movimento #MeToo da ottobre a questa parte. Ha trasformato quello che dovrebbe essere un movimento per l'empowerment delle donne in un simbolo della loro impotenza", ha replicato oggi un'editorialista del New York Times, mentre in rete sono volati i paragoni tra la serata di "bad sex" descritta da "Grace" e quella della protagonista femminile di "Cat Person", il racconto di Kristen Roupenian che nel 2017 è diventato il più letto dell'anno del New Yorker.
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