E se usassimo questo tempo eccezionale in casa come laboratorio per una rivoluzione culturale in famiglia? La quarantena cui siamo tutti obbligati, l'accelerazione dello strumento dello smart working ci fa trascorrere giornate in casa, genitori e figli e tutti stiamo sperimentando che i compiti, le mansioni domestiche si possono suddividere più equamente sia in generale sia nel rapporto con la prole: c'è insomma un nuovo work family balance a portata di tutti se solo volessimo. Questo migliorerebbe molto l'equilibrio interno alle famiglie, il rapporto paritario tra coppie e favorirebbe le mamme che, dati alla mano, abbadonano il lavoro nel corso del primo anno di vita del bambino perchè non hanno supporto. Secondo gli ultimi dati ISTAT in Italia nel 2019 sono nati 67 bambini rispetto a 100 persone decedute, contro i 96 di dieci anni fa e se, da un lato si conferma il numero di figli per donne (1,29), dall’altra si evidenzia l’innalzamento dell'età media al parto che si attesta intorno ai 32,1 anni. Questo scenario potrebbe mutare se, oltre alle imprese, prima di tutto molti lavoratori che sono anche papà riuscissero a cogliere tutti i lati positivi di quanto stanno sperimentando in questa situazione generale straordinaria per supportare davvero le compagne nella co-gestione dei figli ed esserne parte attiva. "Per l’evoluzione culturale sono fondamentali tutte le iniziative di legge a favore della rivisitazione ed estensione dei congedi a entrambi i genitori, ma per una vera e concreta adozione è fondamentale la sperimentazione che ciascuno sta compiendo in questo momento eccezionale. Occorre davvero cogliere questa occasione di maggior tempo in famiglia come se fosse un laboratorio per provare su di sé nuove soluzioni, comprenderne a fondo il significato e il valore, farle proprie in una modalità condivisa con la propria compagna per trovare insieme un vero e nuovo work-family balance e metterlo in pratica alla ripresa. Questa è la corresponsabilità necessaria nella gestione dei figli che aiuta a contrastare prima di tutto il fenomeno dell’abbandono del lavoro da parte delle mamme nel corso del primo anno di vita del bambino e poi a rendere le donne più confidenti anche sulla possibilità di mantenere e sviluppare la propria professionalità”, afferma Alessandra Giordano, Direttore Delivery di Intoo, la società di Gi Group lche con il servizio Moms@Work aiuta le imprese nella gestione integrata della maternità delle dipendenti.
In base all'esperienza che tutti stiamo facendo in queste settimane ecco cosa emerge di indicazione per il futuro (nota bene: i papà dovrebbero leggere con attenzione):
1.Smart working: presenza in ufficio non vuol dire efficienza
In questo periodo molti hanno verificato in prima persona i limiti del presenzialismo e la necessità, invece, di un mindset più aperto perché non si lavora in maniera efficace solo se si è “presenti” dalle 9 alle 18. Anche un uomo si sentirà, pertanto, più confidente nel richiedere alla propria azienda una maggiore flessibilità nei luoghi e negli orari di lavoro, laddove non venisse poi prevista più regolarmente.
2. Delegare: più tempo per i figli e risorse più responsabili
Costretti a delegare? Può essere accaduto per via delle distanze da gestire e da rispettare, tuttavia il mantenimento dell’operatività avrà permesso di comprendere che il controllo non coincide con la presenza e la delega, responsabilizzando, è un’occasione di crescita per i membri del team.
Specialmente per gli uomini questo è un tema molto forte, ma cruciale se si ha un ruolo di responsabilità ed è uno strumento molto utile quando arriva un figlio o si partecipa alla co-gestione dei figli.
3. Rispettare le vere priorità
Non tutto è urgente, in cima alla to do list sono comparse anche necessità non lavorative; stabilirle e rispettarne un grado di importanza aiuta noi e chi collabora con noi a lavorare meglio. L’arrivo di un figlio cambia inevitabilmente le priorità, anche dei papà: imparare a stilare una lista di attività con vera precedenza aiuta a trovare un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.
4. L’unione fa la forza: più collaborazione con i colleghi
Le relazioni a distanza, inizialmente magari più difficoltose, nel tempo potrebbero essersi rafforzate. Condividere e proiettare il ruolo di genitori oltre a quello di lavoratori, permette di confrontarsi con altre persone che stanno affrontando lo stesso cambiamento e le stesse difficoltà, rendendo più solidi i legami, creando nuove alleanze grazie a soft skill come l’empatia e l’intelligenza emotiva, a vantaggio di un miglior clima lavorativo in generale. Non sarà più un tabù anche da parte di un uomo richiedere un po’ di collaborazione ai colleghi: come, ad esempio, non fissare riunioni prima di un certo orario al mattino. Questo può aiutare i neopapà a sentirsi più compresi.
5. Last but not Least: non farsi spaventare, ma diventare parte attiva
Le donne devono essere le prime a non rinunciare al proprio lavoro ed emotivamente neanche alla possibilità di fare carriera, chiedendo, pertanto, ai propri compagni di collaborare fattivamente nella cogestione dei figli. Saperli dalla loro parte con convinzione e sulla base di azioni/attività sperimentate concretamente insieme, non può che fare la differenza nella vita famigliare e a tendere anche nell’impresa in cui i compagni lavorano, a vantaggio di altri colleghi e, soprattutto, di altre colleghe di cui dovessero essere responsabili.
«In Italia le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità cercano spesso rifugio nel part time o si accontentano magari di un ruolo minore perché così si sentono più tranquille rispetto alla complessità che si trovano a gestire, ma così facendo perdono terreno, fiducia e anche speranza di poter accudire in futuro altri figli – afferma Alessandra Giordano, Direttore Delivery di Intoo –.
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