San Valentino, la Festa degli innamorati il 14 febbraio. La ricorrenza romantica per eccellenza ma dove nasce l’amore dal punto di vista anatomico? Dal cuore si dovrebbe rispondere a giudicare dalla miriade di cuoricini di questi giorni sotto forma di doni, biglietti ed emoticons amorosi. E' proprio così? Quale è il motore, anatomico, dell’innamoramento? La vera cabina di regia risiede nel cervello dove una complessa rete neurobiologica si attiva al momento della scintilla amorosa inducendo comportamenti e sensazioni. I punti cruciali del colpo di fulmine passano inoltre attraverso gli occhi. Poi ci sono le ‘farfalle nello stomaco’, altro segnale dell'attività di neuroni intestinali stimolati dai neurotrasmettitori del cervello che, liberati in occasione dell’incontro, mettono il corpo in allerta. Allora perché il simbolo della festa degli innamorati è, da sempre, il cuore?
Lo abbiamo chiesto a due esperti dell'animo umano, il filosofo Umberto Galimberti e il sessuologo Emmanuele A. Jannini. “La connessione dell’innamoramento con il cuore arriva dai tempi antichi in cui non si conosceva nulla del nostro cervello, organo che in effetti anche noi abbiamo cominciato a scoprire più tardi con la nascita della neurologia, - ha risposto Umberto Galimberti. - Da dove nasce l’errore? La prima sensazione che percepiamo quando ci si innamora è la palpitazione, ovvero la tachicardia, parola che deriva dalla radice greca ‘ταχύς’, che vuol dire ‘veloce’ tanto che oggi identifica anche la parola taxi, mezzo per andare veloce. Queste palpitazioni del battito, naturalmente, vengono avvertite da tutti coloro che sono ancora capaci di avere un cuore e non dagli altri”.
“Seppure l’amore non nasca dal cuore ma a tutti gli effetti dal cervello, - precisa Galimberti, - gli innamorati avvertono la tachicardia e tale reazione ha fatto credere nei secoli che l’amore risiedesse nel cuore. Si tratta invece del sintomo più tangibile, sentiamo 'il cuore che batte in petto' e l’innamoramento è quindi una tachicardia che nell'amore però non identifica una malattia come invece accade in medicina".
Il cuore era il simbolo dell'amore anticamente e rimane saldamente tale oggi nonostante gli studi sul cervello abbiano dimostrato che le emozioni partano nella mente anche perchè, conclude Galimberti "gli studi neurologici appassionano gli scienziati ma non la gente comune e, anche se ci si informa sui meccanismi della neurobiologia, non ci commuove affatto studiare il cervello, ci commuove invece l’amore e quindi rimaniamo ancorati alla vecchia, archetipica, immagine-simbolo del cuore”.
Emmanuele A. Jannini, presidente dell’Accademia Italiana della Salute della Coppia e autore del saggio fresco di stampa nel saggio ‘Uomini che piacciono alle donne’ per Sonzogno editore aggiunge altri tasselli al legame cuore-amore: “La geografia anatomica di San Valentino risiede sì nel cervello e, va detto, anche tra le gambe ovvero nei genitali. Il punto di mezzo di questi due motori fondamentali è però il cuore, che rappresenta perfettamente il ‘sanvalentinismo’ perché si colloca in modo equidistante fra i due pilastri fondamentali dell’amore". "Anche la sensazione di ‘farfalle allo stomaco’ è in parte correlata con le palpitazioni cardiache perciò il cuore sintetizza ancora oggi e perfettamente l’amore. Si parla spesso di chimica dell’amore relativa ai meccanismi cerebrali ma non c’è nulla di più spoetizzante, meglio parlare del cuore che è perciò anche il simbolo commerciale per eccellenza della festa degli innamorati”, conclude Jannini.