Già era un'abitudine prima, ora con la pandemia lo è diventata ancora di più: cosa facciamo al risveglio ogni mattina? Guardiamo le email e le notifiche dei social sullo smartphone. Che poi è più o meno la stessa cosa che facciamo la sera prima di dormire. La difficile situazione sanitaria ha influito sulla routine quotidiana per quanto riguarda anche la quantità di tempo che trascorriamo connessi ai dispositivi tech: lo conferma il 75% degli intervistati in una ricerca di MioDottore. In particolare, oltre la metà degli italiani (53%) è online almeno 8 ore al giorno per lavoro – e tra questi il 39%, una volta terminata la to do list lavorativa, rimane collegato anche nel proprio tempo libero. Se poi vogliamo farci del male allora mettiamoci pure che l'attenzione allo smartphone non la distogliamo neppure a tavola: secondo la ricerca il 57% dei rispondenti non toglie lo sguardo dal proprio cellulare, neppure a tavola, sia quando pranza a casa (24%) sia quando mangia fuori (15%). E dove lo teniamo lo smartphone: accanto a noi sul comodino e questo vale per tutti (92%). Ecco che passare dalla modalità online a quella offline è un'impresa.
Il dottor Andrea-René Angeramo, psicologo e psicoterapeuta di MioDottore, dice: “Le evidenze emerse invitano a leggere l’attuale comportamento degli utenti come una ridefinizione del proprio quotidiano attraverso i device digitali, dove si trovano molteplici stimoli disponibili e frammentati, che forniscono agli individui sistemi di ricompensa a facile accesso. Si è sviluppata come una sorta di addiction sotto soglia, celata da condivise coloriture di normalità, nonostante la quale la coscienza intravede che alcune soluzioni di cambiamento sono ancora possibili”. Lo specialista prosegue: “Quando si è iper-connessi, soprattutto sui social media, che influiscono direttamente e indirettamente sui circuiti neurali deputati alla ricompensa attraverso immagini e like, si sviluppa una tendenza immediata a input dopaminergici: dopamina a basso sforzo. La conseguenza è un’inibizione verso stimoli a livello fisico, emotivo e intellettivo, e un incremento al disinteresse e demotivazione.”
Le 5 regole d’oro dell’esperto per aiutare gli utenti a disconnettersi:
1. Staccarsi dagli strumenti tecnologici a partire dalle ore 20:00 e non collegarsi mai prima che siano trascorse almeno tre ore dal risveglio, così da preservare il ritmo circadiano, quello sonno-veglia, e la qualità del riposo.
2. Costruire un programma giornaliero, anche con schedule programmate, per gestire la quantità di tempo offline. Stilare l’agenda sulla base di questa priorità e discutere dei risultati con una persona cara.
3. Riscoprire la sensorialità: olfatto, vista, gusto, mangiare lentamente. In questo modo si rompe il meccanismo da gratificazione artificiale e ci si sposta su quello più ancestrale.
4. Seguire un corso di mindfulness (MBSR) basato sulla riduzione dello stress: una rivoluzione di consapevolezza attraverso pratiche di meditazione rivolte al presente e alla percezione del corpo anche in assenza di stimoli, per spezzare le modalità tipiche ansiose, combattendo la tendenza al giudizio, all’anticipazione e alla ricerca della stimolazione.
5. Aumentare la qualità e la quantità di relazioni: requisito fondamentale per sviluppare una difesa efficace verso l'iperconnessione e l'impulsività.
La ricerca realizzata in occasione del “National Day of Unplugging” (5-6 marzo 2021), evidenzia anche altro:
Oltre ai motivi di lavoro e studio, cosa tiene però connessi gli italiani a smartphone, pc e tablet? Quasi uno su due impiega questi strumenti per mantenere i contatti con le persone care (42%), il 31% per leggere e tenersi informati, fare shopping da casa (25%), guardare film e serie TV (21%), curiosare tra app e giochi online (19%) e praticare sport all’interno delle proprie mura domestiche (7%).
Sebbene l’essere connessi sia sempre più importante, soprattutto in un momento come quello attuale, più della metà degli italiani (65%) ritiene che la propria routine giornaliera trarrebbe importanti benefici se si riuscisse a trascorrere meno tempo senza smartphone, pc e tablet. Infatti, secondo gli intervistati i rischi che si possono corre sono molteplici: dal non accorgersi nemmeno del tempo che passa (per il 54%), al sentirsi alienati (19%) o isolati (8%).
Riuscire a trascorrere più tempo offline sembra dunque un desiderio di molti e un’opzione che consentirebbe di migliorare alcune sfere della propria vita privata. Tra le attività prioritarie a cui dedicarsi, spiccano quelle focalizzate al miglioramento del proprio benessere psico-fisico, come il passare più tempo all’aria aperta (42%), praticare sport (40%), leggere (21%) e prendersi più cura di sé stessi (19%). In secondo piano invece gli incontri con gli amici (18%) e il dedicare maggior tempo ai familiari (15%). E se si chiedesse agli italiani di restare offline per un’intera giornata? La quasi totalità degli intervistati (87%) sarebbe disposto a sconnettersi per ventiquattro ore consecutive, molti ritengono di poterci riuscire senza problemi (66%), mentre altri pensano sarebbe faticoso (21%). Inoltre, quasi un quinto dei rispondenti (17%) si dice disponibile a pianificare periodicamente intere giornate digital detox, ne sono convinte soprattutto le donne (70% contro il 30% degli uomini). Qualora non sempre agenda e impegni possano consentire periodi off, secondo gli italiani esistono degli accorgimenti pratici che possono comunque limitare il loro tempo online. Nello specifico, oltre la metà dei rispondenti (60%) pensa che sforzarsi di accantonare i device quando si è in compagnia sia un ottimo punto di partenza e che sarebbe ideale tralasciare gli strumenti tecnologici quando le attività non prevedono necessariamente il loro supporto, come leggere o giocare (35%), un’altra alternativa possibile è quella di spegnere i device una volta terminato di lavorare o studiare (25%). Tra le azioni pratiche considerate più efficaci emergono anche il disattivare le notifiche di email e social media (14%), tener monitorato il tempo trascorso online sullo smartphone (14%), spostare la TV dalla camera da letto (6%) e pensare di allestire una stanza della propria abitazione come area digital free, dove gli strumenti tech non sono ammessi (4%).
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