I social e i cittadini generosi stanno facendo la loro parte: oltre alle raccolte di generi di prima necessità, medicinali, coperte, cibo non deperibile che si sono fatte sin dall'indomani dell'invasione russa in Ucraina e oltre alle raccolte fondi istituzionali o delle ong da Unhcr a Oxfam, gli italiani aprono le porte ai profughi in fuga, senza neppure conoscerli. Centinaia sono già i messaggi di disponibilità ad ospitare le persone, anche nuclei familiari, in fuga dalla guerra nei neonati gruppi Whatsapp. Migliaia quelli sui gruppi Facebook aperti questo mese. Sono spesso gruppi di quartiere o singole persone che fanno rete e offrono una stanza, un appartamento sfitto. Chi può si mette a disposizione e, di giorno in giorno, aumentano le iniziative spontanee che sfruttano i social come miglior mezzo per fare da ponte diretto con chi ha grande bisogno di aiuto per salvarsi. Mentre le Prefetture, le Regioni ed i Comuni di tutta Italia pubblicano le modalità per poterlo fare nel modo corretto e decidono procedure, il cuore degli italiani è già a disposizione. Leggere i messaggi allarga il cuore, restituisce l'umanità che ci sembra smarrita. E anche chi non può o non si sente di offrire ospitalità si può iscrivere e aggiornare per essere a conoscenza di quanta generosità c'è e dare una lettura umana a quello che stiamo vivendo.
"L'idea di aprire un gruppo facebook per fare da ponte tra chi offre un alloggio e gli ucraini in arrivo in Italia, è nata il 1 marzo con la mia più cara amica, ucraina, - spiega Lisa Pizzo Marcolens, tra gli amministratori del gruppo spontaneo Yellow Blue Home, che in pochi giorni ha raggiunto circa 1500 iscritti . "Il gruppo è chiuso per tutelare la privacy di tutti, ci si può iscrivere. Ideato per chi offre un alloggio e per chi ne ha bisogno, è scritto in doppia lingua, italiano ed ucraino, e ha attualmente oltre 300 di post di richieste e di offerte. Abbiamo già sistemato due famiglie. Abbiamo iniziato ad operare nell'area di Gorizia ma adesso riceviamo offerte di alloggi da Genova, Bologna e da tutta la penisola. Lo facciamo in modo spontaneo, ci contattano anche famiglie ucraine che vivono da tempo in Italia e che attendono parenti e amici dal loro paese di origine e che non hanno posto per ospitarli. Nel gruppo forniamo anche i link per contattare le istituzioni per fare le domande, come quello della Polizia di Stato. Non pubblichiamo i nomi, il nostro ruolo è di mettere in contatto la domanda e l'offerta e moderiamo anche i commenti ai post per proteggere tutti. La disponibilità degli italiani è vasta ed emozionante".
"Salve a tutti, una mamma con una bimba di un anno e 4 mesi cercherebbe una sistemazione a Bologna. Grazie a tutti" chiede Monica nel gruppo dove arrivano anche offerte di altro genere, non solo la disponibilità o la richiesta di alloggi. Difficoltosi infatti sono anche i trasporti. "Gente! Abbiamo dozzine di alloggi, ma non il trasporto. Cerchiamo trasporto privato (auto) o pubblico (van, pulmini, bus) il prima possibile" scrive, ad esempio, Ilaria ma di post di questo genere ce ne sono numerosi e non manca chi mette a disposizione furgoni e automobili.
Il gruppo pubblico su Facebook ‘Ucraina + Italia =Insieme!’ ha quasi 20.000 membri e raccoglie ‘tutti gli amici che seguono la situazione attuale in Ucraina’. Qui si moltiplica l’offerta di alloggi, camere e generi di vario tipo per ospitare chi scappa dalle aree di conflitto. Scorrendo i post le proposte provengono da molte regioni della penisola. Sempre su Facebook c'è Ucraina. Ucraini in Italia.
Il gruppo whatsapp ‘Ospitalità per ucraini’ , appena nato, ha oltre cento membri. La descrizione nella sezione ‘info’ è ‘ Chiunque fosse disponibile ad ospitare delle persone, per cortesia, lasciateci il vostro commento e vi contatteremo in privato. Non ci occupiamo dell’affidamento per bambini ucraini”.
Anche l’associazione ‘Mamme Matte’ , dodicimila membri sul profilo Facebook, si occupa di affido e adozione e ha fatto ripartire il progetto #ospitazione, nato per l’emergenza afghana. “Abbiamo già stilato una lista di famiglie accoglienti, molte di loro con pregressa esperienza di accoglienza di minori in difficoltà, altre disposte a mettersi in gioco, in concerto con i sistemi di accoglienza istituzionali” ha dichiarato i giorni scorsi all’Ansa Serena Rovera, dell’associazione. - "Ciò che sta accadendo in Ucraina necessita di una risposta rapida per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile. Sentiamo la necessità di aiutare i bambini vittime di qualcosa che non li riguarda. Noi MammeMatte, come sempre siamo solo dalla parte dei bambini, per una accoglienza consapevole in famiglia anche soprattutto per quei minori che un famiglia la hanno ma lontana". Attualmente la rete può contare sulla disponibilità di circa tremila famiglie su tutto il territorio italiano.
L’associazione piemontese di volontariato Arca Solidale, già dedita all'accoglienza estiva ed invernale e al supporto dei bambini Ucraini (Chernobyl) sta ricevendo moltissime disponibilità ad ospitare bambini e ragazzi provenienti dal conflitto in Ucraina sul gruppo Facebook. “La Regione Piemonte ha appena attivato una procedura centralizzata per raccogliere la disponibilità di accoglienza dei profughi, - spiegano gli amministratori che invitano i membri del gruppo a consultare il sito www.arcasolidale.it e a quello della Regione Piemonte per maggiori informazioni.
Anche ELC Eurocentralasian Lesbian Community si è attivate per costruire una rete di ospitalità per accogliere lesbiche e donne bisessuali e trans che stanno scappando dall'Ucraina. "Se hai un divano, una stanza in più, un letto in più compila questo form e diventa host" si legge sul loro gruppo.
Il tam tam dei social fa da prezioso ponte tra la generosità degli italiani e il bisogno di aiuto di chi sta vivendo questo inferno e l'elenco non è completo
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