L'equità di genere in casa è ancora lontana. Il potere decisionale delle donne in famiglia, in molti casi, è inferiore a quello guadagnato a livello professionale e a ciò si somma il maggior carico di lavoro domestico che le donne tradizionalmente ancora si sobbarcano rispetto al proprio partner. Lavoratrici e madri, una doppia condizione che penalizza anche il tempo da dedicare alle proprie passioni che risulta estremamente assottigliato. Questi sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione) condotta da Fondazione Libellula, (ebook dedicato al seguente link: https://www.fondazionelibellula.com/it/ebook.html), per conoscere lo stato di soddisfazione delle donne in ambito domestico, e che ha coinvolto oltre 4.300 lavoratrici tra impiegate, operaie, dirigenti e libere professioniste da tutta Italia.
Un quadro davvero variegato che restituisce un comune stato d’insoddisfazione dovuto allo squilibrio nelle mansioni casalinghe e al basso potere nelle scelte finanziarie: 3 donne su 4 (76%) infatti non sono felici di come viene suddiviso il carico di lavoro con il partner e solamente una donna su 10 (9,3%) risulta la principale responsabile dell’indirizzo economico della famiglia.
“La verità non può restare in ombra” è la campagna in occasione della Libellula Week, una settimana di iniziative e incontri online, dal 21 al 25 novembre.
“È proprio nella vita di tutti i giorni che possiamo cogliere i segnali di discriminazione e di violenza. Dobbiamo solo aprire gli occhi e ascoltare chi è accanto a noi sul luogo di lavoro o negli spazi di condivisione, dobbiamo imparare ad osservarci e ad ascoltarci nelle nostre azioni quotidiane per superare il gap e gli stereotipi che limitano le donne anche in famiglia”, afferma Giuseppe Di Rienzo, Direttore Generale di Fondazione Libellula, la Fondazione che nasce nel 2020 da un progetto di responsabilità sociale di Zeta Service e che oggi vanta un network di circa 80 aziende virtuose (tra cui Barilla, Furla, Esselunga, Montenegro, Randstad, Zurich).
Non bisogna dimenticare che la stessa frustrazione riguarda anche la gestione dei figli, infatti una donna su 2 afferma di occuparsene senza alcun supporto dal partner. Quando le mamme non sono coinvolte in modo esclusivo, altre figure di accudimento come nonni/e o baby-sitter sono più frequenti della situazione in cui sia il partner ad occuparsene prevalentemente in prima persona. Sono appena il 2% i casi in cui è l’uomo ad occuparsi esclusivamente dei figli, contro l’8% rappresentato dalle altre figure. Ma non è tutto: le donne intervistate affermano di utilizzare più dell’80% del loro tempo per lavoro, spostamenti e attività di cura, domestiche e familiari. Ne consegue uno spazio ridotto per altre attività come sport, iniziative culturali e volontariato, che ne limitano la dimensione individuale, il tempo per sé e l’impatto sulla comunità: “I risultati della survey ci dicono che la discriminazione parte dalle mura domestiche, dove il tempo delle donne è essenzialmente tempo speso per gli altri. Deve far riflettere il fatto che molte donne ricoprano ruoli di responsabilità sul lavoro mentre a casa la loro opinione sulle questioni finanziarie conti meno. Come sta avvenendo nel mondo professionale, serve creare una cultura condivisa per raggiungere una piena equità anche in casa, che permetta alle donne di dedicare tempo a sé stesse ed essere protagoniste della vita economica famigliare” analizza ancora Giuseppe Di Rienzo. È evidente come nella società contemporanea le donne siano chiamate a maggiori responsabilità per il funzionamento della casa e della famiglia, ma ad un maggiore impegno corrisponde anche un pari potere decisionale? Le donne coinvolte nella survey affermano di no. Oltre al problema dello squilibrio nelle mansioni viene evidenziato anche il tema del basso potere decisionale per le questioni economiche. Solo nel 9,3% dei casi le donne sono le principali responsabili delle decisioni finanziarie della famiglia prese nella stragrande maggioranza dagli uomini. La gestione economica condivisa con il partner è nella maggior parte dei casi focalizzata sulla gestione ordinaria a breve termine: una pratica che rischia di far trovare impreparate le donne al momento della pensione. La discriminazione e la mancanza di equità in casa alimenta quella sul posto di lavoro, creando un circolo vizioso che soffoca desideri e ambizioni delle donne. Una vera e propria mancanza di cultura e consapevolezza sui temi finalizzati al pieno raggiungimento della parità di genere. "Il rapporto tra i generi, dentro e fuori l’organizzazione, risente ancora - conclude Di Rienzo - in modo significativo di stereotipi e visioni culturali limitanti che quotidianamente impattano sulle esperienze delle donne, sul modo in cui si parla".
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