E' cominciata l'estate e come ogni anno i temi forti di stagione sono 'le diete dell'estate' e la 'prova costume' . In entrambi i casi c'è implicita la frustrazione su come ci sentiamo inadeguati rispetto a forme fisiche desiderate o indotte da quello che vediamo intorno molto spesso non reale o non comune, pubblicità con super modelle o miti instagram che sono in posa e scattano foto ai loro corpi da angolazioni strategiche e quasi sempre pubblicano dopo ritocchi e filtri.
Riguardo le diete vale quello che è logico innanzitutto, avere temporaneamente un regime con poche calorie e light va bene sul momento e sempre con controllo medico ma per ottenere risultati è lo stile alimentare che va cambiato e migliorato e deve accompagnarci ogni giorno a prescindere dalle stagioni e dalle mode la prova costume invece genera ansia, si parla addirittura di “bikini blues” per definire quel mix di angoscia e apprensione che si manifesta quando è il momento di scoprirsi e andare in spiaggia. Secondo una ricerca di MioDottore colpiterebbe quasi la metà degli italiani (45%), ma visto anche il nome dato al disagio, riguarda a quanto pare soprattutto le donne, come se il giudizio sui corpi maschili non esistesse (c'è del sessimo anche in questo).
L’estate è bella e rilassante, ma la prova costume no
Ma perché la prova costume incute tanta paura? Da un lato uno sguardo ipercritico verso se stessi, dall’altro il timore che siano gli altri – la società – a giudicare. Nello specifico, togliersi di dosso gli abiti invernali ed entrare nel costume da bagno genera spesso sconforto e frustrazione perché si crede di non aver raggiunto la forma fisica desiderata (45%) o perché si è sempre insicuri e insoddisfatti del proprio corpo (23%). In parallelo, anche lo sguardo altrui genera ansia: gli italiani intervistati affermano di paragonare il proprio aspetto esteriore con gli standard estetici predominanti nella società (23%) o con quello dei vicini d’ombrellone (18%) e, a detta loro, escono sconfitti dal confronto.
Ma quale parte del corpo turba di più? I più affermano di sentirsi a disagio per via della zona addominale (62%), troppo sporgente, per nulla tonica e mai come la vorrebbero, ma anche per le gambe, che si confermano un cruccio soprattutto femminile (con il 45% delle donne la individuano come una “zona critica”, contro il 10% degli uomini). E per nascondere i loro difetti – o presunti tali – c’è chi non va mai in spiaggia senza un pareo o una camicia leggera con cui coprirsi (39%) o chi prova a mantenere una postura valorizzante (17%), in poche parole: “pancia in dentro, petto in fuori”.
“Bikini Blues”: tra la paura di non trovare il costume perfetto e l’ansia delle foto in spiaggia
Chi ipotizza che fare shopping possa rientrare tra le tecniche di mindfulness estive, si sbaglia: per oltre 1 italiano su 3 (35%) è fonte di ulteriore agitazione. A far impennare lo “stressometro” è anche l’agitazione di non riuscire a trovare un modello valorizzante o della giusta taglia e il confronto con le temibili luci dei camerini dei negozi che sembrano capaci di evidenziare anche le più piccole imperfezioni fisiche. Dallo studio inoltre, pare complesso anche il rapporto con le foto in spiaggia. Se una piccola parte degli italiani dichiara di adorare le foto in costume (18%), i restanti sono dell’idea opposta: di questi, c’è chi si scatta un selfie in bikini avendo massima cura di non immortalare determinate parti del corpo (18%), chi lo fa esclusivamente in specifiche circostanze (24%), come in caso di foto di gruppo, e chi fugge a gambe levate quando intravede un obiettivo fotografico, perché detesta farsi ritrarre in costume (29%). E quando poi si tratta di dover condividere con gli altri i ricordi di un’estate al mare, anche coloro che amano farsi le foto in costume fanno un passo indietro e non pubblicano mai questo tipo di scatto sui social media (49%) o, se lo fanno, è solo perché hanno prima modificato e tagliato la loro immagine in costume (12%).
Come godersi l’estate e gestire l’ansia da prova costume? 3 consigli della psicologa Marilena Nacci
“Quando ci si deve svestire, molte volte si presenta un conflitto tra potenzialità e idoneità, tra desiderio di piacere e paura di essere rifiutati. In un’epoca in cui sempre più spesso i corpi vengono valutati in base a definiti indicatori di performance e a stringenti canoni estetici, indossare un costume da bagno può diventare un banco di prova per l’identità e il valore personale”, spiega la dottoressa Nacci. Ma come fare, quindi, per gestire il “bikini blues” e non farsi sopraffare dalla paura di essere inadeguati? Secondo l’esperta, ci sono 3 suggerimenti per godersi l’estate al mare senza (troppe) preoccupazioni:
1. Accettare le emozioni vissute – L’ansia sopraggiunge quando un’emozione disturbante non viene considerata o non è permessa e diventa, dunque, qualcosa di invisibile e al tempo stesso paralizzante. Al contrario, individuare il “perché” ci si sente inadeguati in costume da bagno permette di riconnettersi alle emozioni più intime e rivivere le esperienze del passato che le hanno scaturite per poi provare ad affrontarle e rielaborarle con maggiore consapevolezza.
2. Cambiare il dialogo interiore – Molto spesso la paura di non essere “abbastanza” poggia su di un dialogo interiore giudicante, critico e accusatorio. Si rivolgono a se stessi messaggi e parole capaci di offendere e svalutare, si attacca l’aspetto fisico per colpire il valore e l’identità personale. Inventare un nuovo linguaggio e parlarsi con amore e accettazione può invece sollevare l’autostima e la fiducia in sé.
3. Inspirare, espirare – Gli esercizi di respirazione sono utili alleati nella gestione dell’ansia. Quando si innesca la spirale dell’autocritica, la si può bloccare utilizzando il respiro: concentrarsi sulla respirazione permette infatti di dirigere il pensiero su qualcosa di materiale e di concreto, interrompendo il flusso di pensieri negativi.
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