I 'pensieri sbagliati' spesso ci intossicano e ci destabilizzano. Sono i pensieri contraddittori che ci fanno provare emozioni antitetiche, che ci fanno sentire tirati da forze contrapposte, ambivalenti, e che spesso ci lasciano anche in uno stallo frustrante. Nella vita privata e nel lavoro. Ma sono comunque umani: nasce un figlio siamo felici ma anche preoccupati, andiamo a vivere con una persona che amiamo ma pensiamo che la vita da single può essere rimpianta. L’ambivalenza è un fenomeno molto comune: il 68% degli italiani, ovvero 2 persone su 3, dichiara, infatti, di provare sentimenti contrastanti in relazione a situazioni di vita quotidiana, secondo un report del servizio di psicologia online Unobravo, in sinergia con l’istituto di ricerca YouGov. Lo studio è stato realizzato con l’obiettivo di offrire uno spaccato sulle dicotomie e i pensieri contraddittori più frequenti tra gli italiani e si inscrive nella campagna #PensatiGiusto, lanciata in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre con l’obiettivo di scardinare l’idea che esistano “pensieri sbagliati” e accompagnare le persone in un percorso verso l’accettazione emotiva.
“Pensieri sbagliati”: quali sono quelli che più affliggono gli italiani?
Quali sono i pensieri ambivalenti e le dicotomie più diffusi?
Genitori: 1 su 4 dà il massimo, ma teme di essere un pessimo genitore. Più colpiti madri e genitori del Sud
Oltre 1 italiano su 4 (28%) ritiene di dare il massimo per i propri figli, ma pensa comunque di essere un pessimo genitore. Questa sensazione colpisce soprattutto le donne: il 33% delle madri, 1 su 3, non si sente, infatti, all’altezza di rivestire il ruolo di genitore, contro il 23% dei padri. Il senso di inadeguatezza risulta, inoltre, essere più diffuso nel Sud Italia, dove è un sentimento condiviso dal 33% dei genitori, contro il 27% delle madri e dei padri del Nord e il 24% di quelli del Centro
Coppie: 1 donna su 4 sta bene col partner, ma sogna di andarsene e sparire per sempre. Lo stesso pensiero lo ha 1 uomo su 5.
Tra le coppie italiane, il 23% ha dichiarato di essere felice col proprio partner, ma, al contempo, di provare a volte il forte desiderio di andarsene e sparire per sempre. Tale pensiero è più sentito dalla popolazione femminile: accomuna, infatti, il 27% delle intervistate, oltre 1 su 4, contro il 19% degli uomini. Sempre sul 19%, ovvero 1 su 5, si attesta, invece, la percentuale di coloro che affermano di star bene col partner, ma di sapere, in realtà, di essersi accontentati per non rimanere soli.
Single: 1 su 2 sta bene da single, ma teme di rimanere solo per sempre
La metà dei single italiani (47%) afferma di sentirsi bene da solo, ma di provare spesso rabbia nel dover affrontare sempre tutto in autonomia, senza poter contare sul supporto di un’altra persona.
Anche lo stare bene da single, ma avere il timore di rimanere da soli per sempre, è una sensazione molto diffusa e accomuna quasi 1 italiano su 2 (44%), seguita, a pari merito, dalla paura di legarsi a qualcuno (39%) e dalla sensazione di essere sbagliati o diversi (39%). Ad essere particolarmente afflitte dal pensiero di essere single in quanto sbagliate sono soprattutto le donne: il 46% contro il 33% degli uomini.
Lavoratori: 1 giovane lavoratore su 5 è dedito al lavoro, ma solo perché sente di non avere altro nella vita
Il pensiero contraddittorio più diffuso tra i lavoratori è quello di voler mollare tutto e iniziare qualcosa di proprio, ma di non sentirsi all’altezza. Tale dicotomia pare accomunare 1 italiano su 4 ed è particolarmente condivisa dai giovani tra i 18 e i 34 anni (32%) che, in generale, sentono maggiormente il peso dei conflitti legati al mondo del lavoro. Tra i giovani, più di 1 su 5 ritiene di dare il massimo nella propria professione, ma solo perché sente di non avere altro nella vita (22% vs 16% del totale). Sempre 1 su 5 è ambizioso e concentrato sulla carriera, ma si sente in colpa perché ciò va a discapito della famiglia (21% vs 10% del totale). Tale sentimento è risultato essere più diffuso nella popolazione maschile: colpisce, infatti, il 13% degli uomini contro l’8% delle donne.
Studenti: oltre 2 su 5 studiano per rendere orgogliosi i genitori, ma non dormono di notte per l’ansia
Il 41% degli studenti italiani dichiara di impegnarsi con gli studi per rendere orgogliosi i propri genitori, ma di non riuscire a dormire di notte per l’ansia. Un dato molto allarmante, che accomuna 2 ragazzi su 5. Il 29%, invece, è uno studente modello, ma, in cuor suo, si sente un fallito. Infine, il 24% degli intervistati dice di rendersi disponibile a supportare i compagni, ma di provare poi invidia quando questi prendono voti migliori.
Esistono davvero delle emozioni sbagliate?
“Ogni esperienza umana, che sia legata al lavoro, agli studi, alla vita di coppia, alla sfera sociale o familiare, può suscitare in noi emozioni diverse, a volte anche in contrasto tra loro. La nostra interiorità è complessa: per questo può capitarci di sperimentare momenti in cui ci sentiamo felici e allo stesso tempo timorosi di fronte a qualcosa di nuovo, sorpresi ma anche arrabbiati, determinati ma al contempo preoccupati di non farcela. Quando ci troviamo a provare pensieri contrastanti, istintivamente potremmo sentire l’impulso di voler stabilire quale tra i due sia quello giusto e quale quello sbagliato. Tuttavia, è importante capire che entrambe le emozioni che proviamo, sebbene in contraddizione, possono essere reali e legittime. L’esperienza emotiva umana si compone di una varietà di sfaccettature che sono il riflesso dei diversi aspetti che caratterizzano la nostra identità. Ogni pensiero o sentimento che sperimentiamo ha una ragione d'essere in relazione a chi siamo, al nostro vissuto e alla nostra storia personale. Quando si parla di emozioni, non esiste qualcosa di sbagliato in termini assoluti, poiché ciò presupporrebbe una definizione universale di quello che è o non è accettabile dal punto di vista emotivo. Le emozioni non andrebbero mai affrontate con atteggiamento giudicante o erigendo barriere e ostacoli che, impedendo il dialogo, la comprensione reciproca e l’accoglienza emotiva, possono limitare profondamente la nostra capacità di connetterci con gli altri”, ha commentato la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo.
“Le dicotomie e le reazioni ambivalenti sono meccanismi presenti nella vita di ciascuno di noi. Il primo passo per imparare a gestire questa complessità emotiva, è darsi ascolto, comprendere ciò che si prova e non soffocarlo, ma, al contrario, accettarlo e cercare di capire da dove ha avuto origine. Essere pienamente consapevoli delle nostre emozioni è fondamentale in quanto ci mette nelle condizioni di poterle gestire, senza che esse ci sovrastino o finiscano per influenzare le nostre azioni e scelte. Riflettere sulle ragioni profonde per cui stiamo sperimentando un’ambivalenza rispetto a una situazione o a una persona, può darci l’opportunità di conoscerci più a fondo e permetterci di mettere in luce bisogni, desideri e paure di cui, spesso, non abbiamo consapevolezza. Può succedere, però, che la gestione di questi vissuti emotivi contrastanti ci metta in difficoltà. In questi casi non dobbiamo esitare a chiedere il supporto di un esperto. La terapia psicologica offre un contesto sicuro in cui esplorare le nostre paure, ambivalenze e insicurezze e trasformarle in risorse per la nostra crescita individuale”, ha concluso la psicoterapeuta.
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