Il fallimento dei buoni propositi è una delle ragioni per cui il terzo lunedì di gennaio, dal 2005, secondo la teoria dello psicologo Cliff Arnall dell'Università di Cardiff, cade il Blue Monday, il giorno più triste dell'anno, quello in cui il livello di malumore è superiore a tutti gli altri lunedì dell’anno. Poca luce, è pieno inverno, le vacanze sono passate e quelle nuove sono lontane, insomma un mix blue, triste.
Tra i riti di ogni nuovo anno c'è quello di pensare a dei cambiamenti, a fare meglio, 'new year new me' si dice, nuovo anno nuovo me stesso, ai buoni propositi insomma, una parola chiave che solo in Italia a gennaio viene cercata ogni 8 minuti per poi scemare durante l'anno. E' l'entusiasmo e la motivazione che ci fanno figurare i buoni propositi ma sappiamo anche che spesso molti rimangono lettera morta. Senza voler farsi condizionare in negativo si sa però da studi recenti che circa l'80% dei buoni propositi per l’anno nuovo è destinato a essere accantonato e non realizzarsi.
Perché i buoni propositi falliscono?
“L'inizio di un nuovo anno ci stimola a riflettere sul futuro e a immaginare una 'versione migliore' di noi stessi. Questa proiezione, inizialmente carica di slancio e determinazione, spesso si trova, però, a scontrarsi con la realtà quando i buoni propositi, iniziali motori di cambiamento, mostrano i primi segni di cedimento. È ormai diventata consuetudine parlare di Blue Monday, il terzo lunedì di gennaio, tradizionalmente riconosciuto come il giorno più triste dell'anno. È, infatti, proprio a partire dalla seconda metà di gennaio che spesso i nostri buoni propositi iniziano a vacillare. Realizziamo che, probabilmente, gli obiettivi che ci eravamo prefissati, spinti dal desiderio di una 'nuova vita', erano forse troppo ambiziosi. Questa presa di coscienza può provocare in noi un senso di fallimento e dare origine ad ansia, tristezza e frustrazione”, ha commentato la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e società Benefit Unobravo.
Come sentirsi soddisfatti? Darsi obiettivi realizzabili e abbracciare il cambiamento.
“Il primo passo verso il successo è porsi dei traguardi realistici e alla propria portata e, soprattutto, che si desiderano fortemente. Molto spesso, infatti, nello stilare la nostra lista di buoni propositi ci concentriamo su ciò che pensiamo di volere piuttosto che su ciò che realmente vogliamo e questo ci porta a fissare degli obiettivi che non rispecchiano davvero chi siamo. Succede così di fallire proprio perché, nel profondo, un dato proposito non ci appartiene, ma è dettato da condizionamenti esterni. Fondamentale è, inoltre, essere realmente predisposti ad abbracciare il cambiamento. Questa apertura significa avere la volontà di mettersi in gioco, esplorare prospettive sconosciute, affrontare nuove sfide, uscire dalla propria comfort zone e vincere eventuali timori o resistenze. È, infatti, solo abbandonando la nostra zona di comfort che possiamo aprirci a nuove opportunità e trasformare le paure legate al cambiamento in una forza motrice per la nostra crescita personale”, ha aggiunto la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris.
Cambiamento: un viaggio di crescita personale.
Il termine “cambiamento” significa letteralmente mutamento, trasformazione, variazione. In psicologia, con “cambiamento” si intende la trasformazione di un individuo come processo di autorealizzazione o come risultato della tendenza al mutamento e delle resistenze a esso.
Il cambiamento è un fenomeno universale: ciascuno di noi nel corso della propria vita si è trovato di fronte a esso o, in altri casi, lo ha desiderato così intensamente da esserne diventato il fautore. La nostra vita ciclicamente è sottoposta a trasformazioni che possono riguardare le sfere più disparate: dal lavoro all’amore, fino alla famiglia, all’amicizia o agli studi. Il cambiamento costituisce un elemento essenziale grazie a cui la nostra vita avanza e muta e noi evolviamo con essa, in un costante processo di crescita.
Il cambiamento è essenziale, anche se fa paura.
Ma se il cambiamento riveste davvero un ruolo così importante e costituisce una fonte inesauribile di arricchimento personale, perché, allora, è così complesso da affrontare e può fare paura?
“Il cambiamento, in tutte le sue sfaccettature, rappresenta un momento cruciale nella vita di ciascuno di noi. Anche quando desiderato e cercato, è del tutto normale e fisiologico sperimentare delle preoccupazioni nell'affrontarlo. Il processo di cambiamento ci spinge, infatti, a proiettarci nell'ignoto, nell'incerto e nel nuovo, costringendoci inevitabilmente a lasciarci alle spalle una parte di noi stessi e ad abbandonare alcune delle nostre certezze e punti fermi. Spesso la paura del cambiamento affonda le proprie radici nella difficoltà che ognuno di noi prova nell’uscire dalla zona di comfort, un rifugio sicuro all'interno del quale ci sentiamo a nostro agio e dove tutto ci è familiare, ma che, tuttavia, nel lungo periodo potrebbe trasformarsi in una "prigione dorata". Rimanere ancorati alla propria comfort zone per molto tempo può, infatti, ingabbiarci in una routine prevedibile e controllabile, limitando le opportunità di evoluzione e crescita personale. Uscire dalla zona di comfort, al contrario, costituisce un’occasione preziosa per arricchire la nostra vita dandoci la possibilità di sperimentarci in nuovi contesti, aprirci a nuovi orizzonti e prospettive, conoscere meglio noi stessi, scoprire aspetti inediti della nostra personalità, individuare e sfruttare risorse nascoste e imparare ad abbracciare il cambiamento come elemento essenziale del nostro percorso di vita. Questo processo contribuisce, inoltre, a potenziare la fiducia che nutriamo in noi stessi e nelle nostre capacità, elevando l’autostima e il senso di autoefficacia e aprendo, così, le porte a un mondo di opportunità precedentemente inesplorate”, ha spiegato la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris.
Paura del cambiamento: da cosa ha origine e quali sono i fattori scatenanti?
“Affrontare il cambiamento significa confrontarsi con l'incertezza e l'assenza di familiarità e implica l’addentrarsi in territori sconosciuti. Ciò può generare in noi resistenza, ansia e persino paura. La paura del cambiamento è un fenomeno complesso, che può scaturire da diversi fattori. Spesso è legata al timore del nuovo e dell’ignoto, dimensioni queste che rappresentano una sfida al nostro bisogno innato di stabilità e prevedibilità. Questa ansia verso ciò che non conosciamo è strettamente connessa alla paura di perdere il controllo e di non poter prevedere i risultati e gli effetti che il cambiamento inevitabilmente avrà sulla nostra vita. Un’altra paura molto diffusa è quella di fallire e di deludere sé stessi o gli altri. Questo timore è spesso alimentato da una scarsa autostima che potrebbe indurci a pensare di non essere all’altezza e incapaci di affrontare il cambiamento in modo efficace e proficuo. Allo stesso modo, è possibile sperimentare anche la paura del successo, poiché questo potrebbe alterare gli equilibri relazionali esistenti o metterci di fronte a nuove responsabilità. Talvolta, questa paura può essere scatenata anche dal timore di non riuscire a provare quella felicità che ci aspettavamo di ottenere quando ci eravamo prefissati la meta da raggiungere. Infine, la percezione di essere giudicati dagli altri o la paura della solitudine nel processo di cambiamento possono anch’esse costituire dei freni. Provare timore di fronte ai cambiamenti e alle novità è del tutto normale e non è di per sé una cosa negativa, diventa, però, un problema quando ostacola la crescita personale e limita la nostra ricerca di nuovi percorsi per raggiungere la felicità”, ha commentato Perris
Metathesiofobia: quando la paura del cambiamento diventa una vera e propria fobia.
Avere timore del cambiamento è assolutamente fisiologico. A volte, però, questa paura può manifestarsi in modo eccessivo e trasformarsi in un ostacolo insormontabile, assumendo, così, le sembianze di una vera e propria fobia. È il caso di chi soffre di metathesiofobia, un disturbo d'ansia caratterizzato da un timore intenso e persistente verso il cambiamento e le novità. La metathesiofobia si manifesta con i sintomi tipici del disturbo ansioso, come preoccupazione, pensieri ossessivi e intrusivi, tachicardia, nervosismo, irritabilità e insonnia. Questa fobia, radicata nel timore del nuovo e dell’ignoto, spinge coloro che ne sono affetti a resistere attivamente a qualsiasi forma di cambiamento nel tentativo di mantenere strenuamente lo status quo. Un altro tratto che accomuna molti metathesiofobici è l’inclinazione all'autoconvincimento irrazionale che qualsiasi novità sia intrinsecamente negativa, anche quando potrebbe portare benefici.
La metathesiofobia è una condizione che può impattare profondamente la vita di chi ne soffre, influenzando la capacità di affrontare il cambiamento e di prendere decisioni trasformative e limitando, così, le occasioni di esplorare nuove prospettive. Superare la metathesiofobia è, però, possibile: con il tempo, il giusto supporto e, se necessario, un approccio terapeutico mirato si può imparare a gestire questa fobia invalidante. Vincere la metathesiofobia può portare non solo a una crescita individuale significativa, ma anche a una vita più soddisfacente e ricca di opportunità inaspettate.
"L'aiuto di un esperto - ha concluso Perris - può contribuire a farci vincere le nostre paure, imparando ad affrontare in modo più positivo e consapevole i momenti di transizione. E' il tema della campagna di Unobravo 'Buoni Propositi 2024' per sensibilizzare le persone a prendersi più cura del benessere psicologico nel nuovo anno. Attraverso il percorso psicologico possiamo intraprendere un viaggio di auto-esplorazione e acquisire una maggiore conoscenza di noi stessi e sarà un alleato nel processo di rafforzamento della nostra autostima e autoefficacia".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA