E’ che siamo pessimisti di natura e perciò falliamo nei buoni propositi per (ogni) nuovo anno alle porte. Il punto di partenza sarebbe dunque quello di cambiare il proprio punto di vista e imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno, invece che piangersi addosso. Sarebbe qui l’errore di fondo che ci porta a fare l’elenco delle buone intenzioni per il nuovo anno e fallirle tutte. Da iscriversi in palestra a fare la dieta, smettere di smanettare lo smartphone per ore, dormire, abbandonare il divano, mangiare meglio, sentirsi meno giù e più sereni i principali buoni propositi per il 2025 negli oltre 9 milioni di post assemblati su TikTok da #2025resolutions #2025goals. Per dovere di cronaca si riportano anche ‘smettere di imprecare e di mangiarsi le unghie’, ovvero i buoni propositi in cima ai più sofferti del momento sui social (e sbandierati ogni anno anche dalla duchessa di Sussex e attrice Meghan Markle tanto da finire anche stavolta nei topics del momento).
Se la maggioranza degli adulti (oltre il 90%) è proprio in questi ultimi giorni dell’anno che rimugina strategie per un cambio di passo in nome di uno stile di vita migliore (elenchi e inventari si sprecano), solo il 9% ci riesce. Che il 91% dei compilatori di liste fallisca è dunque un dato di fatto e lo dimostra adesso Max Fisher, del college of business della Ohio State University che, insieme a Scott Rogers , docente di giurisprudenza dell'Università di Miami e direttore del curioso programma ‘Mindfulness in Law’ hanno fatto le pulci ai comportamenti umani di fronte al cambio di anno. “La maggior parte delle persone fa dei buoni propositi per il nuovo anno che poi non riesce a mantenere, - precisa Fisher. - Gli studi dimostrano che sono davvero poche le persone che ad esempio riescono a perdere peso, a mangiare più sano, a iniziare un regime di meditazione o a fare qualsiasi altra cosa desiderino. Solo il 9% delle persone rispetta i programmi”.
C'è però un cambiamento che può portare molti benefici e che chiunque può perseguire, analizzano gli esperti. Chi riesce ad apportare cambiamenti infatti ha un ingrediente segreto che agli altri parrebbe mancare: l’ottimismo. Tutti possiamo puntarci, il resto verrà da sé dicono gli autori. “Ci sono molti vantaggi nel diventare ottimisti. L'ottimismo è uno stato mentale e possiamo tutti decidere di abbracciarlo invece che mantenere un punto di vista pessimista – spiegano gli autori dell’indagine. - Il Dalai Lama ha affermato che l'ottimismo non significa essere ciechi di fronte alla realtà della situazione; significa rimanere motivati a cercare una soluzione a qualsiasi problema si presenti”. Da questo assioma discendono i buoni propositi realizzabili.
Qui cinque suggerimenti per raggiungerli tutti (incluso l'ottimismo di fondo).
1. Come diventare ottimisti?
L’ottimismo modella il modo in cui gli individui interpretano le situazioni, spesso riducendo la loro percezione di stress. Inoltre, quando ci si trova di fronte a una situazione stressante, l'ottimismo può aiutare a gestirla in modo più efficace, portando a risultati migliori che migliorano il benessere emotivo. Come si acquisisce? “L'ottimismo è contagioso. – spiegano gli esperti. - Trascorrere del tempo con persone che vedono il bicchiere mezzo pieno, e si sentono autorizzate a riempirlo quando è vuoto, può influenzare positivamente la propria prospettiva. Gli individui ottimisti tendono a concentrarsi sulle soluzioni piuttosto che soffermarsi sui problemi. Il loro approccio fiducioso e resiliente non solo modella modi costruttivi di vedere il mondo, ma aiuta anche a rafforzare modelli di pensiero ottimistici, contrastando al contempo l'insicurezza e il dialogo interiore negativo”.
La nostra realtà spesso racchiude il potenziale per risultati desiderabili e affermativi sia nella nostra vita personale che professionale. Quando sorgono delle sfide, il modo in cui le percepiamo e rispondiamo dipende in larga misura dalla nostra prospettiva e dalle nostre prospettive per il futuro. Una mentalità ottimistica, un modo di affrontare le nostre esperienze che riconosce le opportunità all'interno delle situazioni e crede nella nostra capacità di contribuire a risultati positivi, ci consente di identificare e perseguire in modo più efficace i percorsi per raggiungere i risultati desiderati. “Tutti noi possiamo sviluppare una mentalità più ottimistica. Il secondo è che il cambiamento avviene nel tempo; un processo graduale in cui piccoli cambiamenti possono essere gratificanti e un dono sia per te che per coloro con cui lavori e ami. L'ottimismo può essere coltivato attraverso pratiche come la consapevolezza, la gratitudine, le tecniche cognitivo-comportamentali e trascorrendo del tempo con persone ottimiste e di supporto”.
2. Oltre l’ottimismo, niente sogni ma piccoli obiettivi realistici e misurabili
I fallimenti delle liste dei buoni propositi arrivano nel giro del primo mese del nuovo anno. Perché accade? “Perché si basano sul pensiero "tutto o niente", puntando alla perfezione, - si legge su Psychology Today. - Potresti decidere di andare in palestra cinque giorni a settimana, di non mangiare zucchero o di meditare ogni mattina. Sebbene questi obiettivi sembrino ammirevoli, non lasciano spazio a errori. La rigidità può rapidamente portare al burnout”. Quindi: non darsi obiettivi vaghi o irrealistici. "Voglio essere più sano" è un proposito comune, ma cosa significa in pratica? Impossibile portarlo a termine. “Gli obiettivi hanno maggiori probabilità di successo quando sono specifici e misurabili. Gli obiettivi hanno più probabilità di successo quando sono specifici e misurabili” suggeriscono gli autori. Ad esempio: fai una passeggiata di 20 minuti tre volte a settimana è molto più realizzabile di ‘mettersi in forma". Inoltre meglio iniziare in piccolo: “invece di lanciarsi a capofitto su gennaio, è meglio concentrarsi su azioni piccole e gestibili. Ad esempio, se ci si vuole allenare di più, nel primo mese limitarsi a fare solo 10 minuti al giorno. Le piccole vittorie creano slancio e sicurezza , che rendono possibile una costanza a lungo termine – garantiscono gli psicologi.
3. i buoni propositi altrui non valgono
Quanto di ciò che si desidera realizzare è dovuto a pressioni esterne e non nel desiderio autentico? Molti propositi sono influenzati dalle aspettative o dalle tendenze di partner, parenti, società e stile di vita mainstream (hobby alla moda inclusi). “Quando i nostri obiettivi provengono da fonti esterne, siamo meno intrinsecamente motivati a perseverare con essi. Gli obiettivi allineati con i tuoi valori fondamentali hanno molte più probabilità di successo” chiosano gli autori. Prendersi del tempo per chiedersi perché questo obiettivo è importante, se si sta scegliendo perché è qualcosa a cui si tieni profondamente o perché ci si sente in dovere di farlo per gli altri è la questione primaria.
4. Fare sistema
Una lista di buoni propositi da sola non basta; serve un sistema. Ad esempio, dire "Voglio mangiare più sano" senza un piano strategico chiaro, come fare scorta di generi alimentari nutrienti e ritagliarsi del tempo per cucinare, rende difficile raggiungere l'obiettivo. Le abitudini richiedono segnali strutturati e cambiamenti ambientali se vogliamo renderle automatiche.
5. Dipendenza da telefonino e stress mentale, ridurli aiuta a realizzare gli altri buoni propositi
In cima alla lisa dei buoni propositi dei teenagers italiani (e per molti Gen X e Boomers) c’è quello di uscire dalla dipendenza da smartphone, sostengono i ricercatori del Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS. E l’uso problematico dello smartphone influenza le belle promesse per il nuovo anno perché ha effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni. Un consiglio semplice e concreto? “Stabilisci una “zona smartphone free” a casa, come la camera da letto o il tavolo da pranzo, per favorire momenti di qualità e disconnettersi gradualmente. Inizia con piccoli passi, ad esempio 30 minuti di pausa digitale al giorno, usando il tempo per altre attività che ti piacciono. L’obiettivo non è eliminare lo smartphone, ma imparare a gestirlo con consapevolezza” spiegano gli esperti. Il centro di rifermento scienze comportamentali e salute mentale dell’ISS fornisce invece spunti per un altro ‘sogno’ tra i più comuni: migliorare il proprio benessere psicologico. “In molti casi esperienze stressanti in famiglia o nelle relazioni sociali, e nei contesti scolastici e lavorativi possono concorrere a generare stati di disagio psicologico o sofferenza mentale. Condizioni che si manifestano con una riduzione o mancanza di energia e di fiducia in sé stessi che impediscono di svolgere le proprie normali attività o di farle bene, oppure che si manifestano con un aumento di tensione, forte preoccupazione, rabbia, affaticamento, mal di testa, mal di stomaco. Come eliminare il disagio mentale? “Chiedendo sostegno, informandosi su chi ci può supportare e non provare timore né vergogna o colpa per aver bisogno di aiuto” concludono gli esperti.
Superato l'impasse dell'uso smodato dello smartphone e del disagio mentale e con un pizzico di ottimismo via libera alle liste dei buoni propositi (realizzabili, piano piano).
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