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La nuova paternità, essere guida autorevole più che grande amico dei figli

La nuova paternità, essere guida autorevole più che grande amico dei figli

I confini chiari creano sicurezza psicologica ed evitano pesi emotivi ai ragazzi

16 marzo 2025, 19:30

Redazione ANSA

ANSACheck
Un figlio mostra al padre lo smartphone foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un figlio mostra al padre lo smartphone foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Con i miei figli ho un rapporto bellissimo, di grande amicizia".

“Ci raccontiamo tutto come due amici”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare, con soddisfazione, queste affermazioni da una mamma o un papà? Tante, non c'è dubbio. Ma è corretto? Rispetto ad una tradizione che forse abbiamo alle spalle di padri padroni, padri che non comunicavano, questo diverso rapporto genitore e figlio ha significato per molto tempo una bella novità. Oggi secondo le più moderne tesi non c’è niente di più sbagliato e diseducativo di un genitore amico.  “Oggi il ruolo genitoriale è sostanzialmente diverso da quello che hanno seguito le nostre madri e i nostri padri. Un ruolo che mixa, erroneamente, la funzione genitoriale a quella dell’amicizia, costruendo un rapporto meno gerarchico fin dai primi anni di vita”, sottolinea Claudia Denti, ideatrice, insieme a Severino Cirillo, della disciplina Umami, un metodo che pone al centro non il ragazzo ma il genitore. Di nuova paternità parliamo in occasione della Festa del papà il 19 marzo.

Ma perché è sbagliato diventare amici dei propri figli? Secondo il saggista Umberto Galimberti perché così facendo non si è più una guida autorevole. Un’amicizia rischia infatti di trasformarsi in debolezza, incapacità di porre limiti e di trasmettere valori solidi. “Per molti genitori – spiega la Denti- alla base di questa volontà, c’è la speranza che questo atteggiamento porterà gli stessi a una maggior confidenza, evitando di essere all’oscuro dei loro problemi. Purtroppo, invece, avviene l'esatto opposto. L'amicizia presuppone una relazione paritaria che non esiste nel rapporto genitore-figlio che ha bisogno di confini chiari per sviluppare sicurezza emotiva. La chiave di lettura non è né l'amicizia né tantomeno l'atteggiamento autoritario ma l'autorevolezza come risorsa educativa. I genitori autorevoli creano figli più sicuri e resilienti".

I confini chiari, così come le regole, non sono dunque una limitazione alla libertà dei figli, ma creano una struttura che offre sicurezza psicologica. Paradossalmente, sono i limiti ad amplificare la libertà, quando usati bene. Studi nel campo della psicologia dello sviluppo dimostrano che i bambini cresciuti senza confini tendono a manifestare maggiore ansia e insicurezza: "Senza dimenticare -continua la Denti- che quando il genitore cerca di essere amico, spesso condivide pesi emotivi inappropriati. Si rischia la ‘parentificazione’: il figlio si sente responsabile del benessere emotivo dell'adulto. Per fare degli esempi, discutere di fronte a loro di quasi ogni argomento e, talvolta, coinvolgerli nei contrasti coniugali, condividere con loro i modi di vestire, i gusti, i comportamenti o, peggio ancora, difenderli con i professori".

Attenzione, ci tiene a evidenziare la studiosa “perché non essere amici, non significa non giocare e non condividere esperienze di ogni tipo, incluse quelle divertenti ed emozionanti. Posso andare a un concerto con mia figlia e rimanere comunque genitore. Ci possono essere esperienze e giochi condivisi, senza però rinunciare ognuno al proprio ruolo. Anche l’ascolto reciproco, l’empatia e la gentilezza sono pilastri della relazione figlio-genitore e, quest’ultimo, è sempre libero di accettare l’eventuale consiglio del figlio”.

Il rapporto con le regole chiare, ad ogni modo, deve anche esaltare il valore del “no”, nello sviluppo. Dire no è un atto educativo che insegna autocontrollo e pazienza. I genitori-amici invece tendono a evitare i divieti per paura di perdere l'affetto del figlio. Ma questo non va bene per sviluppare l'autoregolazione emotiva: "Il rispetto dell'autorità genitoriale -sottolinea la Denti- prepara al rispetto di altre autorità come gli insegnanti. I bambini che non riconoscono la gerarchia familiare faticano a integrarsi in contesti strutturati, mentre imparare la differenza tra ruoli è una competenza sociale fondamentale. I ruoli si confondono ad esempio quando si condividono problemi coniugali, si cerca la loro approvazione costante, si rinuncia a imporre regole sul sonno, lo studio e i dispositivi elettronici per essere genitori cool".

Permettere comportamenti inappropriati per paura di deludere il figlio è una mossa sbagliata con conseguenze a lungo termine importanti: "Attuare questo stile educativo fallace -sottolinea la Denti- determina difficoltà nel gestire le frustrazioni nella vita adulta e problemi nel riconoscere i limiti nei contesti sociali. Una genitorialità autorevole a partire dall'infanzia pone invece le basi per relazioni adulte più equilibrate. Buoni genitori non si nasce ma lo si diventa. Soprattutto, per crescere figli consapevoli e responsabili, è importante dare corrispondenza, nei fatti, agli insegnamenti. I figli ci osservano e valutano se ‘facciamo quello che diciamo’".

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