Lezioni in presenza e lezioni a distanza non sono assimilabili in nessun modo, a parte ricorrere alla Dad per l'emergenza sanitaria tutto è decisamente peggiore. A livello di apprendimento, di socialità, di crescita. Chi ha in casa figli studenti lo sa bene, l'attenzione è infinitamente più bassa rispetto a scuola e mentre l'insegnante spiega molto spesso i ragazzi chattano con i compagni (ben il 96% secondo lo studio), navigano o scrivono sui social (l’89%), mangiano (l’88%) e persino usando il vivavoce cucinano (1 su 4).
Così se da una parte le lezioni a distanza hanno accelerato anche in ambito scolastico la rivoluzione digitale che con la pandemia ha coinvolto praticamente tutti i settori della società (il 79% ha risposto favorevolmente all'uso scolastico degli strumenti digitali che ha consentito di svolgere le lezioni) molto meno, senza colpevolizzare nessuno, ha invogliato a studiare o ha migliorato lo studio e dunque l'apprendimento. Di contro, emerge dalla ricerca, che molti studenti hanno però sperimentato il digitale in modo spontaneo e creativo, non solo per confrontarsi tra loro durante le lezioni, ma anche per svolgere attività autonome fuori dall’orario di lezione (per ricerche e gruppi di studio a distanza). Altra conferma statistica riguarda i social: gli studenti hanno dichiarato di aver utilizzato i social con un aumento del 73%: in testa WhatsApp, Instagram, YouTube e a seguire Tik Tok. Soltanto il 17% dei genitori ha imposto limitazioni sulle ore trascorse allo smartphone, il 14% sui social il 13% sui videogiochi.
“Non basta avere gli strumenti digitali che funzionino: non c’è apprendimento significativo senza una relazione significativa, fatta anche di sguardi che sanno bucare lo schermo e arrivare al cuore dei ragazzi - afferma Rosy Russo, presidente di Parole O_Stili – Vivere il digitale non si improvvisa, richiede educazione e cultura. È per questo che chiediamo al Ministero dell’Istruzione di introdurre in tutte le scuole un’ora di cittadinanza digitale alla settimana a partire dal mondo dell'infanzia.”.
Gli studenti hanno 'promosso' con un sufficiente e un buono il livello di digitalizzazione degli insegnanti e o il 77% vuole tornare in presenza quanto prima continuando a utilizzare gli strumenti digitali, ma in modo più efficace per l’apprendimento.
“La didattica a distanza è stata vissuta con molta difficoltà e fatica dalla grande maggioranza degli studenti italiani” - afferma Alessandro Rosina, Docente di Demografia e Statistica Sociale (Università Cattolica) e coordinatore scientifico di Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo – “Non è questa la scuola che desiderano. La mancanza dell’interazione diretta, della dimensione relazionale di classe, assieme ad un uso delle nuove tecnologie adattate alle modalità di lezione tradizionale, ha impoverito tutte le dimensioni del processo formativo, riducendo motivazione e impegno soprattutto nelle componenti più fragili a rischio di abbandono. La richiesta che arriva è quella di tornare in presenza ma traendo dall’emergenza anche la spinta per un uso più positivo ed efficace gli strumenti digitali sperimentati. Sia studenti che insegnanti vorrebbero infatti un maggior uso in futuro del digitale, non in funzione sostitutiva ma come arricchimento dell’attività didattica, in grado di stimolare di più, di coinvolgere in modo attivo, di mettersi in sintonia con nuovi modelli di apprendimento”.
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