La lingua italiana è ricca, complessa, piena di sfumature e utilizzare il vocabolario, per scrivere, per parlare nel modo più ampio possibile non è solo una modalità virtuosa, un'esibizione di sapere ma è anche un esercizio sottile di dare a ciascun termine il giusto valore. Limitarsi alle solite parole è limitare in definitiva noi stessi, cercarne altre, studiarle, analizzarne il significato profondo è un apprendimento costante, che non dovremmo mai abbandonare e che ci arricchisce come persone. Il nostro linguaggio si amplia ogni giorno leggendo soprattutto, è un bagaglio che si forma mettendo dentro i libri che amiamo, innanzitutto o anche curiosando nei vocabolari, cercando sinonimi e alternative. E' in tempi di esami di maturità un esercizio importante per prepararsi alla prova dimostrando di aver raggiunto gli obiettivi anche restituendo nelle prove d'esame la bella complessità della lingua italiana.
Ci chiedono di parlare di una paura tutta nostra, personale, oppure di una paura condivisa, come quella del cambiamento climatico e del futuro, e noi ci mettiamo d’impegno. Quando arriviamo alla fine della prima pagina e prendiamo fiato, però, ci accorgiamo di aver già utilizzato la parola paura cinque volte – l’ultima appena una riga fa. E ancora prima di accorgerci, in realtà, avevamo la sensazione che qualcosa non tornasse: il testo sembrava aver perso il ritmo, cominciava a suonare male… ripetitivo. In questi casi, quel che facciamo d’istinto è aprire il dizionario, o clicchiamo sulla sua icona sul web, e sfogliamo fino alla parola paura. Lì, con lo sguardo, cerchiamo subito le lettere in stampatello che recitano SINONIMI. Ecco cosa troveremmo: terrore, panico, fifa, strizza, spavento, sgomento, orrore, raccapriccio, gelo, timore, preoccupazione, batticuore, ansia, tremore, timore, sospetto, angoscia, fobia. Quest’elenco di parole è rassicurante, non c’è dubbio, ci fa subito tirare un sospiro di sollievo: con diciannove sinonimi, e l’imbarazzo della scelta, il rischio di essere ripetitivi sembra già scongiurato. Sembra. Qualcosa, infatti, continua a non tornare. Qualcosa non ci fa stare del tutto tranquilli anche se non abbiamo fatto niente di sbagliato: cercare sinonimi non è imbrogliare, tutt’altro. Il fatto è che il dizionario ci ha appena dato la prova inconfutabile che la lingua italiana ci mette a disposizione un’enorme quantità di parole – diciannove, in questo caso – per dire più o meno la stessa cosa. Più o meno, sì.
Perché le parole, anche quando sembrano avere lo stesso significato e si somigliano, cioè quando sono sinonime, sono diverse tra loro per suono, registro e tantissimi altri motivi – inclusa una sfumatura di significato lievissima, quasi impercettibile. E quasi è precisamente quel che ancora non ci torna e che non ci fa stare tranquilli. Se è vero che scrivendo “il cambiamento climatico ci fa svegliare ogni mattina in preda al terrore”, chiunque capirebbe che cosa intendiamo, è altrettanto vero che scrivere “il cambiamento climatico ci fa svegliare ogni mattina in preda all’ansia” forse direbbe con più esattezza lo stato d’animo che ci prende ogni mattina al pensiero del futuro del nostro pianeta. Terrore, ansia, ma anche spavento o angoscia: quale sfumatura sentiamo più nostra ed esatta? In spavento la sensazione forte di paura è associata alla sensazione di essere in presenza di una situazione imminente di pericolo. Ancora più drammaticamente intensa è la sensazione di terrore, che prende quando ci si trova di fronte a un pericolo gravissimo che blocca qualsiasi capacità di reazione o induce ad atti di disperazione altrettanto pericolosi. L’ansia è uno stato di profonda agitazione emotiva causato dall'incertezza e dalla preoccupazione che si verifichi un fatto spiacevole o non si verifichi qualcosa di desiderato. L’angoscia è una più grave perturbazione psicofisica, un vero e proprio tormento interiore. Come s’intuisce già da qui, le sfumature sono estremamente preziose perché, più sfumature conosciamo, più grande diventa la nostra capacità non solo di esprimere noi stessi, ma di pensare il mondo in tutte le sue sfumature. E di dirlo con precisione. È una sfida decisiva, a pensarci bene, ed è una sfida entusiasmante.
Profumo, fragranza e aroma si possono usare indifferentemente in ogni contesto? Che cosa lega parole come rincuorare, confortare e rassicurare? E cosa distingue un’opportunità da un’occasione o da una possibilità? Queste parole hanno sfumature di significato diverse: esprimono concetti simili ma ognuna di loro si usa in una accezione specifica o in un contesto diverso. Mentre la sinonimia tende a privilegiare le affinità di significato, le sfumature sottolineano le sottili ma sostanziali differenze tra le parole che rendono più ricco il nostro linguaggio. Un imput arriva dallo Zingarelli 2024 che ha evidenziato circa 1000 di Sfumature di significato, che analizzano altrettanti gruppi di termini.
Per esempio, qual è la differenza tra saggezza, senno, avvedutezza e oculatezza? Saggezza è capacità di agire secondo criteri di prudenza, equilibrio e accortezza, maturati soprattutto con l'esperienza. Senno non fa tanto riferimento a un agire accorto quanto alla facoltà di discernere, giudicare con ponderatezza. In avvedutezza al senno si unisce una certa accortezza nel prevedere gli accadimenti futuri, così da non andare incontro a situazioni sgradevoli. Stesso significato e analoga relazione con il saper ben vedere ha oculatezza, che ha la sua radice etimologica appunto in occhio.
Ecco altri esempi
superbia - alterigia - altezzosità - spocchia - iattanza
Una stima esagerata del proprio valore che si traduce in un atteggiamento di disprezzo e superiorità nei confronti degli altri si chiama superbia. Se l'alta opinione di sé assume invece le forme di un atteggiamento orgoglioso, fiero e distaccato si parla di alterigia. Altezzosità è invece la qualità di chi è pieno di sé e ha comportamenti snobistici e sprezzanti. Spocchia ha lo stesso significato, ma aggiunge una sfumatura di scarso riguardo verso i meriti, le capacità altrui. La iattanza è l'esibizione arrogante della propria superiorità, dunque una manifestazione particolarmente sgradevole di superbia.
palesare - propalare - vociferare - esternare
Il rendere noto e manifesto qualcosa che prima era nascosto o taciuto si dice palesare. Se l'informazione viene diffusa con lo scopo di renderla nota a quante più persone è possibile si può impiegare propalare. Vociferare si utilizza invece per definire un modo particolare del diffondere una notizia, che è quello della comunicazione ufficiosa, del pettegolezzo, talora dell'insinuazione. Nel caso in cui ad essere manifestati siano invece propri progetti, idee, sentimenti, su cui si è meditato ma che non si sono mai condivisi con gli altri, si può utilizzare il verbo esternare.
zuffa - litigio - baruffa - schermaglia
Zuffa è in senso proprio un combattimento non lungo ma accanito, del tipo che si praticava quando lo scontro militare consisteva in un corpo a corpo fra i contendenti; oggi si impiega piuttosto con il significato di lite nella quale più persone vengono alle mani. Litigio definisce in genere un contrasto che può essere anche violento fra persone, ma che in genere non dà luogo a uno scontro fisico. Se il litigio è particolarmente confuso o rumoroso si ha una baruffa. Schermaglia, che fa riferimento originariamente all'arte del duellare, è oggi un sottile scambio polemico, un contrasto di opinioni condotto sul filo della dialettica.
rivale - avversario - oppositore - nemico
Rivale è chi compete con altri per avere qualcosa che uno soltanto può ottenere; in origine era colui che contendeva al vicino l'uso dell'acqua di un ruscello, oggi si usa soprattutto in riferimento a chi è in competizione con altri per conquistare l'amore di una persona. Avversario è invece chi sta dalla parte avversa, specialmente nello sport o in un confronto politico; ma se il rivale è in genere uno solo, gli avversari possono essere anche più di uno contemporaneamente. Il significato di oppositore non fa riferimento a un contrasto fra persone per raggiungere uno scopo o guadagnare un obiettivo, ma a una contrapposizione di idee, principi, scelte. In nemico la rivalità, il contrasto
si alimenta di sentimenti di avversione, ostilità, odio; è infatti l'unico termine a essere utilizzato per indicare le parti che si combattono in una guerra.
autentico - originale - genuino
Si definisce autentico ciò che proviene con certezza da chi ne è indicato come autore o come produttore; riferito a documenti, certifica la verità dei dati in esso dichiarati; detto di opere d'arte o di altri prodotti dell'ingegno, attesta la reale appartenenza al suo autore. In questo significato suo equivalente è originale, termine che come il precedente si attribuisce anche a prodotti industriali che non sono imitazione o addirittura contraffazione di altri; originale mantiene tuttavia in più una sfumatura di significato che fa riferimento alla novità della creazione, al fatto che non si richiama a nulla di precedente. Anche genuino esprime un'idea di originalità, ma riferita alla naturalità, alla non sofisticazione; si dice infatti soprattutto di prodotti alimentari confezionati con ingredienti naturali e procedimenti artigianali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA