I magneti. C'è chi non riparte dal luogo delle vacanze senza un'attenta ricognizione locale del souvenir con la calamita, un oggetto da collezionare e da regalare. Un ricordo facile poco impegnativo e che da molti anni impazza pur nell'era degli oggetti digitali. E' più ricordo un magnete o una foto sullo smartphone?
Le cartoline sono estinte ma la voglia di fissare con un oggetto il pensiero di una vacanza resta più o meno nell'immaginario di tutti. Una volta scelto poi il magnete si posta, torna a svolgere la funzione di cartolinea, perde tridimensionalità e diventa foto-ricordo, ovviamente da mettere sui social. Tra Instagram e Pinterest è pieno di calamite di ogni foggia possibile immaginabile. E c'è anche chi ai magneti destinati al frigo di casa propria ha dedicato uno studio (BeUnsocial, una rivista digitale che ricerca insight e intercetta trend), una mappa per scoprire traiettore e posizioni. Ecco cosa viene fuori:
1. In tutto il mondo
Il primo dato da registrare è che i magneti turistici non sono un fenomeno solo italiano, ma coinvolgono anche altri paesi nel mondo. La ricorrenza di frigoriferi decorati è notevole.
2. La disposizione
Il secondo aspetto che salta all’occhio è anche un certo ordine nella disposizione. Ci sono tre approcci: l’ordine di viaggio, dal più vecchio in alto al più recente in basso; l’ordine di meta, per continente o per tipologia di destinazione (paesi, città, simboli specifici); e infine il più gettonato, l’ordine di forme.
3. L’oggetto iconico
In un’epoca dove tutto si muove sul digitale e sull’immateriale, la calamita si porta dietro un fascino d’altri tempi. È qualcosa di piccolo, maneggevole, che può finire nel nostro bagaglio a mano senza occupare spazio. E spesso le più gettonate sono proprio quelle che hanno più soggetti insieme, così da racchiudere in un unico oggetto tutto il mondo narrativo di un luogo.
4. Il lato kitsch
Il magnete non deve essere bello per forza, anzi. Parte delle persone che li collezionano scelgono il più vistoso, eccentrico e kitsch proprio perché squisitamente turistico. Non è raro trovare anche riprodotte cartoline degli anni Cinquanta su calamite vendute nel 2019.
5. Un pizzico di humor
Ci sono poi mete che un immaginario di viaggio non ce l’hanno, ma sopperiscono con elementi grafici più generici (sole, fiori, bamboline) oppure con battute di spirito.
6. Qualcosa di più raffinato
È una minima parte, ma alcuni scelgono oggetti più ricercati, che raramente però appaiono poi sui frigoriferi affollati di calamite.
7. Parecchia confusione
In molte foto che riguardano le esposizioni dei negozi di souvenir, c’è parecchia confusione, soprattutto in quelli italiani. A Milano si vendono anche maschere di Venezia e torri di Pisa; a Siena si trovano anche riproduzioni di vini francesi, forse perché la città fa parte del circuito degli amanti del buon vino.
8. Come cartoline
Alcuni scatti sembrano quasi sostituire le cartoline tradizionali. Il nome della città diventa la didascalia dello scatto condiviso su Instagram, trasformando un post in un ricordo da fermare.
9. Non solo cliché
È interessante notare come alcune collezioni non abbiano nulla a che fare con le immagini stereotipate classiche. Al contrario, evidenziano luoghi non convenzionali.
10. I supporti
Non solo su frigo, freezer e cappe della cucina: i collezionatori più accaniti fanno uso di lavagne e lastre metalliche extra, spesso appese in camera da letto. La composizione più gettonata è a puzzle, andando man mano a riempire gli spazi vuoti.
11. L’auto-rappresentazione
È come un selfie: le calamite raccolte restituiscono l’immagine che vogliamo dare di noi alle persone che vengono a farci visita, a casa o sul nostro canale Instagram.
12. Un tocco di colore
Uno degli insight minori che portano le persone a collezionare magneti per il proprio frigo riguarda un tema di arredamento. Secondo il parere di queste persone, le calamite turistiche aggiungono del colore, rendono più piacevoli gli ambienti domestici, e più personalizzati gli elettrodomestici.
13. Questione di ritualità
Non c’è viaggio se non c’è souvenir da portare a casa. Come ci ricorda lo studioso Engelke nel suo libro Pensare come un antropologo: “Se decifri il rituale, hai la chiave della cultura. […] vi è la tesi secondo cui il rito consente una partecipazione attiva, si pone come un veicolo di creatività umana e critica”. Il momento preferito per l’acquisto di calamite? Il giorno prima di tornare a casa oppure direttamente in aeroporto.
14. Solo simboli
Ci sono poi trend di acquisto con elementi che rappresentano una terra o una città, che non viene palesata con il nome. È il caso, in Italia, dei peperoncini calabresi, dei limoni amalfitani, delle arance siciliane.
15. L’orgoglio
Mostrare una collezione di calamite cela anche un moto di orgoglio e soddisfazione personale. Il sottotesto è: guardate quanto ho viaggiato, ne ho le prove.
16. Le unicità
Benché certe associazioni non siano immediate per un turista – come ad esempio per Savona e il chinotto – vengono comunque riprodotte sulle calamite, in modo tale da costruire il mondo narrativo di una città minore. È una modalità di city branding a tutti gli effetti, e l’osservazione online può aiutarci a vedere come si stanno muovendo in tal senso alcuni territori.
17. Possibilità e combinazioni
In quanti modi può essere rappresentata una città come Milano? Infiniti. Con farfalle, cornici di fiori di girasole, cucchiai, vigili urbani, cavalli, peperoncini, pellicole e addirittura conchiglie.
18. Da passione a ossessione
Molte persone la definiscono un’ossessione. Ma in effetti, al di là della battuta, dov’è il confine tra semplice collezionismo, monomania metodica e ossessione reale?
19. Le crociere
Concludiamo con due trend. Il primo è quello delle calamite che arrivano dalle crociere. Dunque, non fermiamo solo la memoria di una città visitata, ma anche di un mezzo di trasporto sul quale abbiamo vissuto un’esperienza forte al punto da voler essere ricordata con un souvenir. È un trend molto popolare tra i croceristi.
20. La fiction
E infine, il secondo trend ci mostra come gli elementi iconoci del reale si mescolano con quelli della finzione, al punto di vendere calamite di Gomorra a Napoli, di Suburra a Roma e di Montalbano a Ragusa. Anche questo significa portarsi a casa un pezzo di immaginario collettivo su una località turistica.
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