I matti sono davvero sempre belli, fuori e dentro, e lo sa bene Nicolas Philibert che ha vinto l'Orso d'oro alla Berlinale con SUR L'ADAMANT, documentario incentrato appunto su l'Adamant, singolare centro diurno speciale costruito su una struttura galleggiante.
Una sorta di MATTI DA SLEGARE bellocchiano ambientato su suggestiva chiatta di legno che si trova nel cuore di Parigi, proprio sulla Senna. Una nave che accoglie, come una sorta di circolo non esclusivo, tutti coloro che soffrono di disturbi mentali. Qui queste persone vengono seguite, curate e aiutate, ma in modo del tutto naturale per trovare un po' di sostegno.
Sulla chiatta insomma ognuno fa quello che vuole e dà il suo personale contributo nella misura della sua follia.
C'è chi canta, e lo fa niente male, chi suona la chitarra davvero bene e chi invece dipinge un ritratto così astratto da soffermarsi a lungo per indicare dove in realtà si trova naso, bocca e collo. Un'ex coreografa parla poi dell'importanza del movimento e molti, quasi tutti, hanno solo tanto voglia di parlare, come fa appunto un folle ricordando i programmi tv che utilizzano la candid camera. Esattamente il contrario del metodo di Philibert che, come i grandi fotografi, costruisce prima un rapporto con il soggetto che vuole riprendere, crea una sorta di intimità.
Questo centro di cura delle malattie e disturbi mentali, che guarda all'antipsichiatria e si oppone all'ospedalizzazione che vede come una forma di galera, porta avanti questa filosofia grazie a operatori psicologici e psichiatrici volontari che si alternano spesso.
Dopo un po' chi guarda il docu SUR L'ADAMANT trova del tutto naturale che chi disegna e dipinge si senta a un certo punto la reincarnazione di Van Gogh e chi ama il cinema citi, forse a sproposito, Wenders e Fellini. Entrambe le cose accadono davvero anche nel nostro mondo. Molto bella infine la carrellata finale di questi personaggi ritratti due volte, con e senza mascherina Covid.
Nicolas Philibert, classe 1951, è noto soprattutto per ESSERE E AVERE, documentario del 2002 che riprende una scuola rurale vicina al Massiccio centrale francese (Saint-Étienne-sur-Usson).
E questo nel periodo che va dal dicembre 2000 a giugno 2001.
Protagonisti tredici bambini, dai quattro ai tredici anni, riuniti intorno alla carismatica figura di un insegnante prossimo alla pensione. Il mondo contadino con la sua cultura, i suoi ritmi e la normale vita scolastica, i colloqui del maestro con genitori e alunni, insomma tutto quello di ordinario che accade in una scuola diventa straordinario allo sguardo solo apparentemente asettico di Nicolas Philibert.
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