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I nasoni, le classiche fontanelle che rinfrescano i romani

I nasoni, le classiche fontanelle che rinfrescano i romani

Negli anni '50 si usavano per freddare il cocomero, le più belle hanno il drago o la lupa

15 luglio 2023, 18:53

Redazione ANSA

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I nasoni, le popolari fontanelle pubbliche di Roma, foto courtesy Manuela Giusto - RIPRODUZIONE RISERVATA

I nasoni, le popolari fontanelle pubbliche di Roma, foto courtesy Manuela Giusto - RIPRODUZIONE RISERVATA
I nasoni, le popolari fontanelle pubbliche di Roma, foto courtesy Manuela Giusto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si scrive nasone, si legge fontanella: è dal 1874 che le caratteristiche fontanelle in ghisa sparse in tutta la città di Roma dissetano turisti e residenti con l’acqua pubblica più buona del mondo, quella della Capitale. Dalla loro posizione privilegiata i nasoni potrebbero raccontare milioni di storie: da quelle più semplici, che parlano di bagnarole con i cocomeri tenuti in fresco per il pranzo della domenica, a quelle più cruente e complesse, che hanno visto le strade della città di Roma come scenario: rivolte, sommosse, pasquinate, la guerra, la pace, la fame, il benessere, la modernità.
In questi giorni di caldo record e in genere in queste estati sempre più calde tutti vanno in cerca dei nasoni come fonte di refrigerio e forse qualcuno di loro, più informato, sa anche che esiste un’applicazione per cercare il più vicino: oggi le vedono così, con il classico cannello liscio che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di nasone , ma una volta l’acqua usciva da bocchette a forma di drago, che si possono ancora trovare ad esempio in piazza della Rotonda, in via di San Teodoro, alle spalle del Foro Romano e in via delle Tre Cannelle.
Alcuni nasoni, circa 70 su un totale di 2500, sono in travertino invece che in ghisa e sono chiamati “della lupa imperiale”, perché l’acqua esce da una testa di lupa in ottone: si trovano per lo più nei parchi e al Villaggio Olimpico.
Le fontanelle di Roma sono un simbolo cittadino e il Neorealismo italiano le ha immortalate anche in sequenze cinematografiche passate alla storia: nell’Accattone di Pasolini, in Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica, in C’eravamo tanto amati di Ettore Scola dove è Vittorio Gassman ad abbeverarsi al nasone di via dei Fienili, dietro al Foro.
Nelle periferie romane i nasoni sono rimasti sempre uguali a sé stessi: veri amici e compagni di vita dei residenti, lontani dai circuiti turistici, sono rimasti al loro posto mentre intorno a loro i profili della città cambiavano, le zone più degradate venivano recuperate e il fermento culturale e sociale portava aria di cambiamento. Testimoni silenziosi di un’era che non esiste più, baluardi di un bene prezioso che deve essere gratuito per tutti e che la città di Roma continua ad elargire, con la sua classica generosità, a chiunque si accosti alla sua bocchetta.

Lo storytelling di Fabio Morgan

Dopo secoli di onorato, silenzioso e rispettato lavoro, oggi i nasoni di Roma sono usciti dallo sfondo della storia e ne sono diventati protagonisti, grazie al progetto di storytelling urbano “I Nasoni Raccontano - la storia ha il naso lungo”. Il progetto, giunto quest’anno alla sua settima edizione e che fa parte del cartellone del Festival Città Ideale, si svolgerà in itinere lungo le strade del quartiere di Tor Pignattara: è dai nasoni delle periferie infatti che Fabio Morgan, ideatore e autore, si fa raccontare le mille storie di cui sono custodi. Dopo aver raccontato le storie di Centocelle, Pigneto, Gordiani e Quadraro, quest’anno il racconto si svolge dal 14 al 16 luglio e parte da Largo Raffaele Pettazzoni: le storie della periferia e delle sue mille identità si fanno racconto, mescolando aneddoti e narrazioni degli abitanti con la Storia ufficiale, il tutto ai piedi delle rappresentative fontanelle romane. Un vero e proprio spettacolo-evento annuale a cielo aperto, inclusivo e dedicato al territorio per scoprire - attraversandolo fisicamente e attraverso le storie raccolte dagli abitanti - il quartiere di Tor Pignattara e, con esso, Roma con le sue periferie.

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