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Algoritmi acchiappa nostalgia, dalla cultura alla musica il nuovo business

Algoritmi acchiappa nostalgia, dalla cultura alla musica il nuovo business

L'epoche passate fanno leva anche sulle giovani generazioni

06 ottobre 2024, 23:13

di Agnese Ferrara

ANSACheck
Musicassette vintage foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Musicassette vintage foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

 La nostalgia è l’emozione che caratterizza la nostra epoca. Dalla cultura alla musica allo shopping quanto conta il passato in ciò che più ci attira? Delle generazioni più ‘anziane’ si sapeva ma il recupero del ‘c’era una volta’ sta a cuore anche alla Gen Z che, ad esempio, conosce, canta e suona soprattutto le canzoni degli anni ’70, ’80 e ’90 ascoltate dai loro genitori (che mai avrebbero pensato di farlo con quelle dei loro padri e delle loro madri) e segue le serie tv con rimandi al passato o con una estetica un po' malinconica.
Siamo così nostalgici che molte variabili musicali, tra cui volume, tono e timbro delle nuove tracce pop suonano in modo sempre più simile tra di loro, ispirandosi a motivi già battuti in passato e perciò livellandosi e dimostrando meno originalità rispetto a quello che invece succedeva una volta. Dipinti di ricordi anche i film di maggiore successo e molti ambiti dell’intrattenimento. Il filone nostalgia è carpito dagli algoritmi che veicolano le nostre scelte online, le aziende ricoprono i loro prodotti di una patina nostalgica per indurre all’acquisto, i cinema e i computer pullulano di remake e reboot di vecchi film e serie e la musica, come dicevamo, si riempie di ‘retrobait’ che fanno da contraltare all’auto-tune il software che sembrava avere rivoluzionato il campo musicale ma che inizia a mostrare una certa stanchezza.   Sostiene, scansiona puntualmente e dimostra l'attaccamento di tutti a questa forte emozione, il nuovo libro ‘Nostalgoritmo. Politica della nostalgia’ (Ed. Tlon) di Grafton Tanner, esperto di Big Tech, nostalgia, neoliberismo e istruzione e docente al dipartimento delle comunicazioni alla Georgia University.  
Il trend crescente e dipendente dall’uso di un modello speciale di algoritmi 'acchiappa nostalgia' è lampante, ad esempio, in ambito musicale: “nel 2012, Joan Serrà e un team di scienziati dell’Istituto di Ricerca sull’Intelligenza Artificiale del Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo hanno scoperto una tendenza sconvolgente: la varietà timbrica della musica pop è diminuita a partire dagli anni Sessanta. Utilizzando l’analisi computerizzata, hanno analizzato quasi mezzo milione di canzoni registrate in base a una serie di variabili, tra cui il volume, il tono e il timbro, e hanno scoperto che la maggior parte delle canzoni pop occidentali stavano diventando più forti e suonavano in modo sempre più simile, - scrive Tanner. – Questo il segno di svolta per l’industria della scoperta musicale, una corsa miliardaria per costruire modelli perfetti di canzoni in modo che gli algoritmi possano consigliarle agli ascoltatori”.
“Con l’intensificarsi degli sforzi per scomporre la musica in variabili leggibili dagli algoritmi informatici, è probabile che assisteremo a una maggiore riduzione della differenziazione sonora nella musica pop occidentale mainstream, soprattutto se i dati generati verranno utilizzati per consigliare musica agli ascoltatori, - afferma l’autore. - In tal caso, gli algoritmi digitali non faranno altro che proiettare i dati degli anni analogici dell’industria musicale nel presente digitale. Le nuove canzoni avranno lo stesso suono delle vecchie” ipotizzano, con una buona base di dati e certezze, gli autori. E gli algoritmi sono comunque influenzati dai nostri pregiudizi, dai nostri gusti e da ciò che già esiste perciò l’assioma più accreditato è che prevedere il futuro con i dati del passato non fa altro che ripetere il passato”.
Con l’ascesa delle Big Tech è quindi aumentata la presenza degli algoritmi nelle nostre vite e il trend si applica anche al mondo del business con brand che mettono sul mercato prodotti che hanno un legame col passato e con la nostalgia, non senza qualche aspetto di criticità nel realizzare tali operazioni. “Quasi ogni parte del passato può essere oggetto di un lifting nostalgico. Persino gli elementi del passato che un tempo erano considerati radicali e pericolosi possono essere smussati e venduti dall’industria della nostalgia come intrattenimento per le famiglie. Per la logica del profitto, e non per l’incapacità di proporre nuove idee, che la cultura pop di oggi è caduta sotto l’incantesimo della nostalgia, - sottolinea l’esperto nel libro.
L’industria cinematografica non sfugge al fenomeno con moltissimi casi di film di successo che usando la nostalgia come punto di forza. Tanner ne analizza i principali, inclusi American Graffiti o Guerre stellari. “Film che utilizzano artefatti culturali di epoche passate per indurre negli spettatori una forte dose di nostalgia” precisa l’autore. E i film-nostalgia possono essere ambientati ovunque, anche nel futuro, perché la nostalgia trapela dalla loro estetica, non necessariamente dai periodi storici a cui fanno riferimento. “È questo che rende l’industria della nostalgia così redditizia. Anche se un film si svolge in una galassia molto, molto lontana, può indurre la nostalgia attingendo a estetiche più antiche”.
Quanto siamo nostalgici è certo e Tanner ci invita anche a guardare criticamente come l'industria culturale, il marketing e la politica nell’era digitale utilizzino la nostalgia per catturare la nostra attenzione. “Nostalgia – precisa  – che viene sfruttata anche a livello politico per orientare il consenso auspicando il ritorno a un passato idealizzato”.

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