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Storie sull'Epifania e il culto a Roma della Befana

Storie sull'Epifania e il culto a Roma della Befana

Tradizioni culturali per la fine delle feste con l'arrivo dei re Magi

05 gennaio 2025, 11:49

Redazione ANSA

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Piazza Navona, il cuore del culto a Roma della Befana foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Navona, il cuore del culto a Roma della Befana foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra tradizioni e nostalgia, il 6 gennaio l’Epifania chiude il sipario sulle feste. A Roma c'è un vero e proprio culto popolare per festeggiare la Befana, il cui cuore è la meravigliosa Piazza Navona, un capolavoro barocco costruito sul perimetro dell’antico Stadio di Domiziano ornata da un complesso di tre fontane. E numerose sono le tradizioni volte a celebrare la fine del periodo festivo e il ritorno alla vita quotidiana in tutta Europa, con diversi rituali “speciali” selezionati da Babbel che si concentrano proprio il 6 gennaio, giorno dell’Epifania che cristianamente celebra l’arrivo dei Re Magi al cospetto di Gesù bambino nato a Betlemme.

- Nollaig na mBan, Irlanda: in passato le donne irlandesi, dopo i lunghi preparativi delle festività natalizie, si concedevano una pausa dalle faccende domestiche il 6 gennaio, giornata nota come “Nollaig na mBan” (traducibile come “il Natale delle donne”) o “Little Christmas” (“Piccolo Natale”). In questa occasione, si incontravano con le proprie amiche per un pranzo o un tè. Anche se oggi questa ricorrenza è solo simbolica, alcune continuano a celebrarla come una sorta di festa tutta al femminile.

- Tjugondag Knut, Svezia: se in Italia è comune il proverbio “l’Epifania tutte le feste le porta via”, in Svezia la magia del Natale dura qualche giorno in più. Il 13 gennaio, 20 giorni dopo Natale, si celebra infatti il “Tjugondag Knut” (“Il giorno di San Knut”), che segna ufficialmente la fine del periodo festivo. Durante questa giornata si compie il “Julgransplundring” (“saccheggio dell’albero di Natale”) o il “Julgransskakning” (“scuotimento dell’albero di Natale”): oltre a rimuovere tutte le decorazioni natalizie, si balla e si canta intorno all’albero, mangiando poi tutti gli elementi commestibili con cui lo si era decorato, come bastoncini di zucchero, cioccolatini e caramelle.

- Galette des Rois, Francia: il 6 gennaio nel paese d’Oltralpe è conosciuto come "La Fête des Rois" (Festa dei Re) e commemora l’arrivo dei Re Magi a Betlemme. In questa occasione si usa mangiare la Galette des Rois, una torta tipica che varia leggermente tra Nord del paese, dove è una sfoglia ripiena di crema frangipane, e Sud, dove assume la forma di una brioche a forma di corona. In entrambe le versioni si nasconde una fava all’interno del dolce e chi la trova diventa il re o la regina della giornata. L’usanza di una torta con all’interno una piccola sorpresa accomuna diversi paesi: dal “Roscón de Reyes” (ciambella dei Re) in Spagna e America Latina alla “Dreikönigskuchen” (torta dei tre re) a forma di fiore in Svizzera - entrambe per il 6 gennaio - alla greca “vasilopita” (“torta di San Basilio”), che invece si mangia il primo gennaio in commemorazione del santo.

- Los Reyes e l’erba per i cammelli, Porto Rico: per celebrare i Re Magi (“Los Reyes”), i bambini dell’isola di Porto Rico raccolgono dell’erba nei giorni che precedono il 6 gennaio e la conservano in una scatola sotto il letto insieme alla loro lettera di desideri. I Re Magi fanno visita solamente ai bambini che si sono comportati bene durante l’anno e che dormono profondamente al loro arrivo; silenziosamente lasciano i loro doni, mentre i loro cammelli si godono lo spuntino di erba preparato per loro.

- Sternsinger, Germania: una singolare ed antica tradizione tedesca, particolarmente diffusa nelle aree cattoliche del paese, vede protagonisti gli “Sternsinger” (“cantori della stella”), ovvero bambini che, vestiti da Re Magi e con un bastone decorato da una stella dorata, si spostano di casa in casa cantando e raccogliendo dolcetti o piccole somme di denaro. Nel tempo questa consuetudine si è trasformata sempre di più un’attività di beneficenza, dato che il ricavato raccolto dai cantori viene donato ai bambini più bisognosi del mondo.

L' Epifania a Roma

L’Epifania è una festività molto attesa in tutta Italia, in modo particolare nella Capitale dove la tradizione incontra la cristianità, ma anche i miti e le leggende di un’epoca molto lontana. I primi di gennaio hanno sempre segnato l’inizio del nuovo anno, simbolo di rinascita: un momento per stare in compagnia, carico di doni e ricorrenze popolari. Se nell’800 il centro dell’Epifania a Roma era Piazza Sant’Eustachio, ricca di botteghe aperte e giochi, negli anni la piazza protagonista di questa celebrazione è diventata Piazza Navona con i suoi storici mercatini e le opere di due grandi maestri a fare da sfondo. L’area che oggi testimonia l’amore dei romani per questa festa è stata, infatti, palcoscenico di una vera e propria sfida a colpi di scalpello: da un lato Bernini con la sua famosa Fontana dei Quattro Fiumi, dall’altro gli edifici in stile barocco del Borromini. Turisti e locali, ogni anno, attendono lì tra le opere d’arte l’arrivo della famosissima strega che porta i dolci ai bambini, eppure se si va indietro nel tempo, il culto della Befana ha origini che poco hanno a che fare con la sagoma di una vecchia signora trasandata.

In epoca romana, prima dell’avvento del Cristianesimo, il culto di Diana, dea della caccia e della vegetazione, era molto sentito nella popolazione contadina che venerava la dea con riti propiziatori e cerimonie in grande stile: dopo il solstizio d’inverno, intorno proprio al 6 gennaio, la dea si manifestava insieme alle sue ninfe, sorvolando i campi con l’intento di preparare la terra ad un buon raccolto. Ci sono molte testimonianze di questi riti legati al culto della divinità e al rinnovamento che preannunciava l’arrivo della bella stagione: nella capitale c’era un tempio dedicato a Diana (o Minerva) sull’Aventino, ma anche il tempietto neoclassico di Villa Borghese o ancora quello che gli scavi hanno riportato alla luce a Nemi, piccolo borgo medioevale non lontano da Roma ricco di storia e testimonianze di varie epoche. Del resto, si è passati nei secoli dalle credenze pagane a quelle religiose che hanno tramutato la divinità romana in una vecchia signora benevola che vola a bordo di una scopa, anch’essa divenuta un simbolo portafortuna che scaccia i cattivi pensieri e tiene lontano il male, purificando la mente e lo spirito.

E in tema di amuleti e cure miracolose, c’è un’altra tradizione e leggenda romana legata alla festività dell’Epifania: “Er Pupo’ dell’Ara Coeli”. La storia narra del magico bambinello del presepe della basilica dell'Ara Coeli, scolpito da un francescano con legno dell'Orto del Getsemani. Questa statua, avvolta in un tessuto dorato e ricoperto di voti, sembrava in grado di guarire le malattie più temibili, tanto che le labbra di questo bambinello colorandosi, concedevano la grazia. Nel 1994, però, esso fu rubato e mai più ritrovato e così venne sostituito con una copia, ma il culto rimase così vivo nella popolazione che in passato la statuetta veniva ugualmente portata in processione per benedire la città. Tradizioni e credenze che ancora oggi, sottolineano dal FH55 Grand hotel Palatino tra il Foro Romano e il Colosseo,  rivivono in un’unica giornata di festa.

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