Restano ancora attendiste le imprese nei confronti della mobilità elettrica. Cresce la propensione all'utilizzo da parte dei fleet manager, così come la quota dei veicoli alla spina in flotta, ma permangono ostacoli pratici e culturali, che ne frenano una più ampia diffusione.
Sono questi i principali spunti di interesse emersi dalla survey "La carica del 102", promossa dall'Osservatorio sulla mobilità aziendale Top Thousand (composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende) e dalla rivista Fleet Magazine.
L'indagine è stata condotta su un campione di 102 aziende di diversi settori merceologici, per un parco totale gestito di 118.439 veicoli, di cui 106.654 a noleggio e 3.612 unità elettriche (2.480 delle quali assegnate, il resto in pool).
La ricerca, che arriva da un precedente studio condotto nel 2019, fa emergere che ora l'e-mobility non è più una prospettiva lontana ma una realtà, seppur non priva di ostacoli. Nel mix delle alimentazioni delle flotte il diesel mantiene la leadership, la benzina conferma il suo ruolo di rilievo specie negli spostamenti cittadini e sui segmenti più piccoli, ma ibrido ed elettrico stanno prendendo quota.
"Ad eccezione di pochissime aziende, l'atteggiamento dei fleet manager nei confronti dell'auto elettrica è oggi ancora attendista - osserva Riccardo Vitelli - senior founder dell'Osservatorio Top Thousand -. L'interesse è cresciuto negli ultimi mesi, così come il numero degli electric vehicles all'interno dei parchi auto, ma sono ancora molte le aziende che stanno portando avanti sperimentazioni o quelle che rilevano l'incompatibilità di questi veicoli con gli spostamenti dei propri driver".
Chi sceglie l'elettrico lo fa soprattutto per ragioni di responsabilità sociale d'impresa (indicata da quasi metà del campione), e per ridurre la media di emissioni del proprio parco (44% delle risposte), oltre che per beneficiare delle agevolazioni nella circolazione (37%). Allo stesso tempo anche la crescente autonomia (18%), gli incentivi governativi per questi veicoli (16%) e i vantaggi fiscali, in primis l'esenzione dal bollo (16%), stanno incidendo in maniera concreta su questa transizione. Un punto di svolta è segnato dal fatto che l'utilizzo delle auto a zero emissioni al tubo di scarico non è più solo urbano: nel 55% dei casi, infatti, vengono utilizzate anche fuori dall'ambito cittadino, anche se con percorrenze giornaliere al di sotto dei 100 km. Solo il 7% dei fleet manager infatti ha dichiarato che sono stati effettuati viaggi di oltre 200 km a bordo di auto elettriche, la maggior parte (65%) non ha superato i 120 km. La propensione dei driver verso queste auto rimane bassa: la maggior parte dei gestori delle flotte riferisce che la percentuale di loro colleghi disposti a passare all'elettrico non supera il 10%.
Tra i motivi che ne frenano la diffusione, oltre alla scarsa capillarità dei punti di ricarica, ci sono i tempi di rifornimento troppo lunghi e la difficoltà nel dover pianificare in anticipo ogni dettaglio del viaggio.
In futuro, la previsione di inserimento degli EV nei parchi auto nei prossimi 12 mesi indicata dal campione è significativa: si stimano circa 4.440 veicoli, anche se occorre sottolineare che, a parte alcuni casi eccezionali, le singole aziende stimano una crescita complessiva di poco superiore alle dieci unità.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA