(di Domenico Conti)
L'effetto-accise sui carburanti è un
bel problema, e non soltanto per chi fa il pieno al
distributore. Più passa il tempo, più i rincari energetici ed
alimentari, quelli dell'inflazione non 'di fondo', si
trasferiscono al resto dei settori economici e dei beni: come il
pane, che risente degli ingredienti rincarati, e il cui prezzo a
sua volta si ripercuote sui prezzi al supermercato o al
ristorante.
Insomma, una corsa degli agenti economici ad adeguarsi per
difendere i propri margini dall'inflazione. Che però crea
ulteriore inflazione: un problema per il governo ma anche per le
banche centrali, costrette a intervenire se sale l'inflazione al
netto dell'energia. Lo spiega Giorgio Di Giorgio, professore di
Economia monetaria alla Luiss: "Energia e beni alimentari sono
l'input per produrre qualsiasi cosa. Aumentano i costi generali
di produzione, quindi si cerca di riprendere i margini erosi
aumentando i prezzi", dice all'ANSA.
Lo 'scalino' creato dallo scadere dei tagli alle accise
decisi dal precedente esecutivo ha una natura temporanea, spiega
Di Giorgio: è un 'una tantum' in fondo. Ma con un'incidenza del
60% sui prezzi della benzina e di quasi il 50% sul gasolio, c'è
il rischio di un ulteriore, anche se temporaneo, allargamento a
macchia d'olio mano mano che i trasporti si faranno più costosi,
e con essi i prezzi dei beni trasportati. Un rischio che è
dietro l'angolo. Il resto dipenderà dai prezzi energetici
internazionali, e quindi dallo scenario della guerra, o dei
'colli di bottiglia' pandemici al commercio.
Difficile imporre una moderazione dei prezzi per contenere
l'inflazione. Ancora più difficile, secondo Di Giorgio,
mantenere illimitatamente il taglio delle accise stanti gli
altri impegni di spesa presi con la manovra e una coperta
"troppo corta". "A meno di trovare altre entrate", secondo
l'economista la soluzione può essere "intervenire su particolari
categorie esposte, o sulle famiglie più bisognose".
Di certo l'allargarsi dei rincari energetici ai trasporti, al
turismo, alla spesa al supermercato è sotto l'occhio della Bce,
che pure deve guardare all'inflazione complessiva nella zona
euro. Perché da fenomeno 'esogeno' e non sotto il controllo di
una banca centrale, diventa un problema interno. Di fronte al
quale la Bce, come la Fed, non ha altre armi che ridurre la
domanda, e cioè l'attività economica.
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