Volkswagen non può essere sanzionata in Italia per il 'Dieselgate' dopo esserlo stata in Germania, qualora non vi sia stato un coordinamento sufficiente dei procedimenti sanzionatori dei due Stati. Lo afferma il parere presentato oggi dall'avvocato generale della Corte Ue, non vincolante ai fini della sentenza. La sanzione inflitta dalle autorità italiane potrebbe avere natura penale e, nell'ipotesi in cui venga accertato che i fatti sono identici a quelli già giudicati in Germania, violerebbe il diritto a non essere punito due volte per lo stesso reato. Volkswagen ha commercializzato, a livello mondiale, 10,7 milioni di veicoli diesel dotati di dispositivi idonei ad alterare la rilevazione delle emissioni inquinanti, ricorda la Corte a Lussemburgo. Di questi, 700mila sono stati venduti in Italia. Nell'agosto 2016 l'Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato ha inflitto alla casa automobilistica una multa di 5 milioni, ritenendo pratica commerciale scorretta la vendita di questi veicoli e la relativa pubblicità ingannevole. Volkswagen ha impugnato la sanzione, la più alta per una violazione di questo tipo. Nel 2018 la Procura di Braunschweig in Germania ha avviato un procedimento penale contro Volkswagen, notificandole una multa di 1 miliardi di euro, pagata dall'azienda nel giugno 2018. Quanto all'iter in Italia, nell'aprile 2019 è stato respinto in primo grado il ricorso di Volkswagen, visto che il giudice ha ritenuto che la sanzione antitrust avesse fondamento giuridico diverso. L'azienda ha impugnato al Consiglio di Stato italiano, che ha adito la Corte di giustizia. Nel suo parere l'avvocato generale della Corte di giustizia Manuel Campos Sánchez-Bordona afferma che spetta al Consiglio di Stato accertare la natura penale dei procedimenti e delle sanzioni, ritenendo anche che la multa inflitta in Germania sia di natura penale.
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