“Nessuno vuole uno sciopero, ma i profitti record delle case automobilistiche non sono stati condivisi equamente e i lavoratori meritano la loro giusta parte": Joe Biden spezza nettamente una lancia a favore dei lavoratori di Gm, Ford e Stellantis, auspicando che le parti tornino al negoziato per un accordo vantaggioso per tutti e che le aziende vadano più incontro con le loro offerte ai dipendenti. Il presidente è stato costretto ad intervenire dalla Casa Bianca dopo che la sua telefonata alle parti poco prima della scadenza del contratto a mezzanotte non e' servita ad evitare lo storico sciopero dei dipendenti - il primo coordinato e simultaneo - contro le 'Big Three', che rappresentano circa il 40% del mercato delle auto in Usa. Lo sciopero potrebbe infatti indebolire le chance di rielezione del presidente piu' 'pro union' di sempre per i potenziali pesanti effetti sull'economia, il terreno dove e' elettoralmente piu' vulnerabile: si rischiano blocchi delle catene di fornitura del settore, l'aumento dei prezzi delle vetture e quindi anche di un' inflazione che sta gia' rialzando la testa. Senza contare i costi immediati: 10 giorni di sciopero totale costerebbero alle tre case automobilische circa un miliardo di dollari e ai lavoratori 900 milioni, mentre l'economia subirebbe un colpo da oltre 5 miliardi, secondo le stime di Anderson Economic Group. Per ora lo sciopero in Usa è parziale e limitato: si sono fermati 12 mila dei 150 mila dipendenti rappresentanti da United Auto Workers (Uaw), il più potente sindacato dei metalmeccanici, in una sola fabbrica di ciascuna società (per Gm a Wentzville in Missouri, per Ford a Wayne in Michigan e per Stellantis a Toledo in Ohio). Ma la stop potrebbe espandersi se non saranno accolte le ambiziose richieste della 'union', tra cui un aumento dello stipendio del 40% in 4 anni (le controparti hanno offerto circa il 20%), la parificazione dei salari dei neo assunti, una settimana lavorativa di 4 giorni, l'adeguamento automatico all'inflazione, limitazioni al lavoro temporaneo (che esclude i benefici previdenziali), una "giusta" transizione verso le auto elettriche. I 'Big Three' ritengono che l'aumento salariale costerebbe decine di miliardi e li manderebbe fuori mercato. Ma lo Uaw e' deciso a recuperare il terreno perduto dopo la crisi finanziaria del 2008, anche alla luce dei "profitti record" degli ultimi anni e degli stipendi stellari dei ceo: come Mary Barra (Gm), che lo scorso anno ha incassato 29 milioni di dollari (+34% rispetto a 4 anni prima), anche se si tratta in gran parte di azioni e opzioni legate ai risultati dell'azienda (di cui tuttavia i lavoratori non beneficiano). Artefice di questo sciopero senza precedenti, Shawn Fain, 54 anni, un 'duro e puro' eletto al vertice della Uaw solo sei mesi fa dopo che una serie di scandali per corruzione avevano compromesso i vertici della Union e portato all'elezione diretta del leader. Prima quasi nessuno lo conosceva. Ora è una delle figure piu' potenti d'America, a capo di una delle poche 'union' che non ha dato il suo endorsement a Biden, anche se dopo l'intervento pubblico del presidente potrebbe cambiare idea. Intanto il senatore Bernie Sanders, leader della sinistra americana, e' corso a Detroit per partecipare alla manifestazione di solidarieta' da lui organizzata nella capitale dell'auto.
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