Tre punti cardine per affrontare la crisi del settore automobilistico diventata il piede d'argilla dell'industria europea. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha illustrato la proposta italiana a imprese e sindacati prima di presentarla ufficialmente a Bruxelles al Consiglio competitività. Il centro della proposta è anticipare dalla fine del 2026 all'inizio del 2025 la clausola di revisione prevista nel regolamento sui veicoli leggeri, per dare certezze al settore far slittare la data del provvedimento che decreta dal 2035 la vendita di soli veicoli 100% elettrici. Gli altri due perni del piano sono la richiesta di risorse europee per finanziare la transizione e l'introduzione del principio della neutralità tecnologica che consentirebbe di allungare la vita ai motori endotermici. "Se il biocombustibile o altre forme di energia raggiungono lo stesso obiettivo, usiamoli", ha detto Urso.
"C'è una crisi evidente in atto in Europa con il crollo del mercato elettrico e le difficoltà che incontrano le multinazionali dell'auto che ci obbliga a prendere decisioni", ha detto Urso invitando a dare certezze a famiglie e imprese, altrimenti nessuno investe. A sostegno di questo piano la maggioranza starebbe anche elaborando una mozione da approvare in Parlamento dopo quelle presentate dalle opposizioni che chiedono, tra l'altro, che il numero uno di Stellantis, Tavares, riferisca in parlamento. Alcuni punti sollevati dal ministro sono stati condivisi dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che si è impegnato, al termine del tavolo, a dialogare con le Confindustrie europee per "poter dare sostegno a questa politica nuova dell'Europa", in particolare per la competitività delle imprese e la disponibilità di più "tempo e spazio per poter fare la transizione".
Le priorità indicate da Orsini sono la messa a terra della sperimentazione del nucleare, un fondo sovrano e la costruzione per poter incentivare la transizione post Pnrr. Tra i sindacati, la Cisl ha parlato di un incontro "positivo" mentre Cgil e Uil hanno mostrato perplessità. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha domandato al ministro se la sua proposta, pur "condivisibile", sia approvata dai maggiori produttori di auto europei. "Se non erro - ha detto Bombardieri - Stellantis, Renault, Volkswagen e Bmw hanno dichiarato che non sono disponibili a ritornare indietro rispetto alla decisione della Commissione europea", dopo aver programmato gli investimenti. Piuttosto Bombardieri ha chiesto ancora una volta un tavolo Stellantis a palazzo Chigi. "La priorità - ha sottolineato - sono i più di 200 mila lavoratori in cassa integrazione". I sindacati metalmeccanici, che non hanno preso parte all'incontro, temono una crisi con "effetti industriali e occupazionali senza precedenti" e sono pronti allo sciopero del settore automotive nel mese di ottobre. Martedi' i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, annunceranno le iniziative di mobilitazione dei lavoratori di Stellantis e della filiera. Secondo i dati della Fim Cisl la produzione di Stellantis nel primo semestre 2024 è stata pari a a 303.510 veicoli, il 25,2% in meno dello stesso periodo dell'anno scorso e si prospetta una produzione a fine anno poco sopra i 500 mila veicoli. Sono in rosso tutti gli stabilimenti, tranne Pomigliano e Atessa, dove comunque rallenta la crescita. Tra le situazioni più difficili c'è quella di Mirafiori: fino a settembre - spiega la Fiom - sono state prodotte 18.500 auto contro le 52.000 dello stesso periodo del 2023, l'83% in meno e la carrozzeria è ferma fino all'11 ottobre.
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