(di Marcella Merlo)
Di fronte alla crisi del settore
automobilistico e alla scadenza del 2035 per l'addio ai motori
diesel e a benzina serve avere un piano di sostegno per l'intera
filiera. E dovrà arrivare dall'Unione europea non dai singoli
Paesi, tanto meno dall'Italia dopo decenni di incentivi a favore
delle industrie del settore, a partire della Fiat, ora
Stellantis. La casa italo-francese da parte sua conta di
ripartire grazie ai nuovi modelli in arrivo.
A muoversi è il ministro delle Imprese e del made in Italy,
Adolfo Urso, che in una intervista riassume la posizione che il
governo presenterà insieme al Consiglio competitività contro il
divieto ai motori termici dal 2035. Il ministro parla
all'indomani della trilaterale tra i rappresentanti degli
industriali di Italia, Francia e Germania tenutasi a Parigi.
"L'Italia non vuole cambiare l'obiettivo, ma le condizioni per
raggiungerlo" ha sintetizzato rilevando che non si può rimanere
fermi ad assistere al crollo dell'industria automobilistica
europea e dell'intera filiera con tutte le conseguenze in
termini economici e occupazionali che ci sarebbero.
Nel documento vengono chieste risorse significative e comuni
per un piano dell'automotive europeo utile a indicare la strada
da percorrere per gli investimenti e gli incentivi. Con l'idea
che "gli incentivi si devono realizzare a livello europeo, in
modo che siano significativi, stabili e duraturi nel tempo,
perché gli Stati non sono più in condizione di farlo". Insomma,
spiega Urso, occorre recuperare al più presto competitività
tenendo presente quanto accade in Cina e negli Stati Uniti.
Da Stellantis arriva invece un doppio messaggio. Da una
parte le rassicurazioni sul fatto che la casa automobilistica
non lascerà l'Italia, tanto meno Mirafiori e Torino. Dall'altro
la consapevolezza che se non si vendono le auto non c'è ragione
di produrle. "Lo abbiamo detto cinquantamila volte, anche al
governo Meloni: noi non lasciamo l'Italia, anzi ci investiremo
risorse e professionalità. Ma non chiedetemi oggi quanto
venderò: io produco ciò che vendo", ha affermato Jean-Philippe
Imparato, responsabile Europa di Stellantis. Il braccio destro
del ceo Carlos Tavares in una intervista si è detto convinto che
"con tutti i lanci previsti già per l'inizio del 2025 il
rimbalzo arriverà".
"Vorrei rassicurare chi è preoccupato, perché la protezione
dell'Italia a livello industriale è totale. Però - sottolinea -
vale sempre lo stesso principio: si produce quello che si vende
e, se non c'è mercato, bisogna adeguarsi, altrimenti la
conseguenza è trovarsi piazzali pieni e migliaia di macchine
sulle spalle.
Il manager ha preannunciato che dal primo gennaio la regione
Europa di Stellantis sarà gestita da Torino. Consapevole che non
si tratta di produzione di auto, afferma, è un segnale tuttavia
della localizzazione del business e della corporate governance a
livello europeo di Stellantis nel capoluogo piemontese. "Torino
è e sarà sempre più centrale: quindi nessuno può dire che
chiudiamo".
E' tornato intanto ad attaccare la politica ambientale e di
sostenibilità della Ue il vicepremier e ministro dei Trasporti,
Matteo Salvini. "Non si può fare il green deal con i 'sacrifici
degli altri', cioè delle imprese e famiglie europee. Bisogna -
avverte Salvini - fermare questo suicidio. Non è che si tratta
solo di rivedere il green deal, si tratta di essere o ignoranti
o pagati dagli altri, perché" con le attuali misure "noi
licenziamo in Europa mentre Pechino assume e aumenta le sue
emissioni di CO2". "Il 2023 è stato l'anno record storico
mondiale per le emissioni di Co2. Come è possibile con tutto
quello che facciamo? Semplice - mette in evidenza il ministro -
l'Europa nel 2023 ha ridotto le emissioni di 200 milioni di
tonnellate, mentre la Cina le ha aumentate di 460 milioni e
l'India le ha aumentate di 250 milioni. Bisogna arrestare questo
suicidio".
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