(di Paolo Cappelleri)
Adesso possono esserci le condizioni per una nuova fase nel
dialogo fra governo e Stellantis. È l'auspicio che si registra
nell'esecutivo, al Quirinale e anche in ambienti qualificati del
gruppo automobilistico dopo le dimissioni di Carlos Tavares, e
soprattutto alla luce della telefonata con cui John Elkann le ha
anticipate a Giorgia Meloni e Sergio Mattarella. Anche se fra i
nodi resta quello del Parlamento che chiede l'audizione del
nipote di Gianni Agnelli.
Le relazioni fra l'ormai ex ad e l'esecutivo sono state a dir
poco tese. Sulle cifre che circolano riguardo la buonuscita di
Tavares, nel governo si preferisce sorvolare. Vista da Roma,
l'impressione è che Tavares sia uscito sbattendo la porta, dopo
che su di lui sono state scaricate le questioni industriali
irrisolte. L'aggravante a suo carico, si osserva in ambienti
dell'esecutivo, è di non essere riuscito a instaurare corretti
rapporti istituzionali né con l'Italia né con la Francia. Una
dinamica, notano le stesse fonti, dagli effetti amplificati in
uno scenario di crisi del settore.
Chi ha partecipato in questi mesi agli incontri del tavolo
sull'automotive ricorda le tensioni nel dialogo con Tavares.
"Soprattutto per le cose dette e mai fatte", rimarca una fonte
di governo. Ora a Palazzo Chigi si attende un nuovo approccio,
mentre non deve cambiare la priorità: tutela dei lavoratori e
dei siti produttivi rimasti in Italia. Temi che sarebbero stati
trattati anche nelle telefonate, non solo di cortesia, con cui
Elkann, presidente di Stellantis, ha anticipato la svolta al
vertice alla premier e al capo dello Stato.
La telefonata più delicata è stata con Meloni, anche per le
pregresse scintille: una per tutte, a gennaio, quando la premier
spiegò di non accettare dagli Elkann "lezioni di tutela
dell'italianità". I due colloqui, secondo le ricostruzioni di
fonti vicine al dossier, non sono stati particolarmente lunghi
ma con uno scambio, definito costruttivo, sulla situazione
dell'automotive nel nostro Paese. Al centro dei ragionamenti, il
mantenimento dei livelli occupazionali in Italia e la crescita
di quelli produttivi, con riflessi sull'indotto, passando per
questioni di dimensione anche europea, dall'elettrico ai tempi
per la cessazione della produzione di motori termici: scenari su
cui è alta l'attenzione dagli interlocutori di Elkann. Le
prossime settimane diranno se è stato un punto di ripartenza
positivo del dialogo fra Stellantis e le istituzioni.
L'azienda, secondo ricostruzioni in ambienti di maggioranza,
dopo le interlocuzioni fin qui avvenute con il ministero delle
Imprese, punterebbe a portare la trattativa a Palazzo Chigi per
trovare una convergenza sul metodo di lavoro e la condivisione
del percorso di crescita. Spiegando di essere in "attesa della
convocazione ufficiale presso la Presidenza del Consiglio", a
fine ottobre Elkann ha disertato l'audizione in commissione
Attività produttive della Camera. Una scelta bollata da Meloni
come "una mancanza di rispetto verso il Parlamento". E proprio
il suo partito, FdI, subito dopo le dimissioni di Tavares, è
stato fra i primi a sollecitare il presidente di Stellantis a
presentarsi in Parlamento "per riferire sul futuro" del gruppo.
In ambienti di maggioranza viene considerata una possibile
pre-condizione per avviare poi il tavolo a Palazzo Chigi.
D'altra parte, però, c'è chi vede il rischio di una
strumentalizzazione politica di una simile audizione:
strumentalizzazione che potrebbe anche essere legata ai ruoli di
Gedi e dei giornali vicini al nipote di Gianni Agnelli. Tant'è
che, per il momento, in pochi scommettono sul fatto di vedere a
breve Elkann in Parlamento.
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