(di Amalia Angotti)
"Mole Urbana unisce Piemonte e
Marche, due regioni d'eccellenza nel settore manifatturiero in
grado di coniugare tradizione e visione per il futuro. Ci
permetterà di realizzare le Keicar, le mini auto giapponesi che
poi sono le vecchie utilitarie d'un tempo". Così Umberto
Palermo, designer di origini siciliane e torinese d'adozione,
spiega le radici del progetto pronto a decollare nel 2025 grazie
all'aumento di capitale da 3,5 milioni di euro sottoscritto da
Cdp Venture Capital, da Finpiemonte e da industriali e
investitori marchigiani.
"Il progetto - spiega Palermo - parte dall'esigenza di
rivedere i processi produttivi per restituire all'automobile
semplicità e utilità che ormai si sono perse. Per produrre Mole
Urbana non servono grandi industrie ma nanofactory". I siti
produttivi, complementari, saranno due: a Orbassano (Torino)
dove la nanofactory già operativa nasce da un recupero
immobiliare tramite il Mise, e a Fabriano (Ancona). "Il sito
torinese - racconta il designer - servirà per evadere ordini dal
Centro Nord d'Italia e in futuro del Nord Europa, Fabriano
quelli dal Centro Sud e dai paesi del Mediterraneo. A Orbassano
proseguiranno anche con Up (Umberto Palermo Design) le attività
di centro stile, di sviluppo ingegneristico e prototipi, oltre
allo sviluppo di one off con il marchio Mole Costruzione
Artigianale. Fabriano é strategica per la filiera di fornitura
legata anche all'elettrodomestico e nelle Marche vengono
realizzate tutte le parti metalliche, la termoplastica, le
pressofusione e selleria".
Il rapporto con Gian Mario Spacca? "In lui si vede come
l'amore per il proprio territorio possa diventare una missione
di vita. Non a parole, ma investendo. La sua credibilità ha
fatto sì che altri industriali credessero nel progetto" dice
Palermo. "Abbiamo incontrato tanti ostacoli, a partire dalla
fisiologica resistenza al cambiamento. Per decollare è stato
fondamentale l'intervento di Cdp, l'incontro con persone di
grande lungimiranza in un momento molto delicato per
l'automobile". Punti di forza del progetto? "E' tutto italiano,
dal disegno alla progettazione alla produzione alla filiera di
componenti e di forniture. Poi la sostenibilità, il prezzo.
Punto debole? E' un'azienda giovane, ma attenta a non fare
errori", sottolinea.
Si parla di Mole Urbana da quasi cinque anni, non é troppo?
"Per chi non conosce il settore - spiega il designer - sembra
un'eternità, ma i tempi per lo sviluppo di un prodotto, in
questo caso di undici modelli, sono questi anche per le case
affermate. Non dimentichiamo che siamo partiti dall'idea di un
designer, sviluppata da un centro stile con limitate risorse
economiche e siamo riusciti a ottenere la licenza costruttori.
Poi abbiamo realizzato il primo stabilimento, smaltendo
diecimila metri quadrati di amianto e piazzando 8.000 metri
quadrati di pannelli solari. Quindi la parte finanziaria. Ora
siamo pronti. In questo tempo abbiamo affinato un piano
industriale dettagliato, sostenuto dal fatto che c'è una forte
domanda da parte dei consumatori. Il tempo non deve essere
considerato un nemico, ma lo strumento per una sana evoluzione
del progetto".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA