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Fiat, dopo il 1976 con Panda e Uno arriva il design di Giugiaro

Fiat, dopo il 1976 con Panda e Uno arriva il design di Giugiaro

Intervista con il designer, dall'Accademia ai grandi progetti

MILANO, 11 luglio 2024, 02:04

Redazione ANSA

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Basta scorrere l'elenco dei modelli creati della fine degli Anni '70 in poi per riconoscere che c'è una Fiat ante Giugiaro e una Fiat del dopo Giugiaro. Nei 125 anni di vita della grande marca italiana, che si festeggiano proprio oggi 11 luglio, il giro di boa del 1976 è infatti determinante. Nell'estate di quell'anno Giorgetto Giugiaro viene infatti incaricato dalla Fiat di sviluppare la nuova utilitaria che internamente viene identificata con il nome Zero e che diventerà il successo globale di Panda.
    A raccontare all'ANSA in una intervista esclusiva del suo rapporto con la Casa torinese e dei suoi progetti è proprio Giorgetto Giugiaro, che nel 1955 iniziò la sua carriera nel Dipartimento Studi Progettazione Veicoli Speciali di Fiat.
    "L'occasione della vita - ricorda il grande designer - mi è arrivata quando uno dei miei professori di Belle Arti mi consigliò di fare un'esperienza in ambito industriale in attesa di dare l'esame per entrare in Accademia di Belle Arti. Riteneva infatti che questa opportunità mi avrebbe permesso di ampliare la mia creatività dandomi maggiori possibilità di emergere e di realizzarmi anche lavorativamente mettendo a frutto la mia capacità pittorica/illustrativa applicata in differenti ambiti.
    Così - prosegue Giugiaro - presentai alcuni lavori a una mostra studentesca nel 1955, dove venni notato dal direttore tecnico della Fiat, Dante Giacosa. Fui assunto in Fiat e tre mesi dopo entrai a far parte come illustratore del Dipartimento Studi Progettazione Veicoli Speciali per visualizzare in bozzetti le idee dei creativi".
    "Rimasi in Fiat per quattro anni, un periodo - racconta - che è stato la mia 'università'. Iniziai qui a disegnare le automobili, ma anche prodotti industriali come treni, pullman, e anche componenti come i sedili fino ai frigoriferi. Disegnavo su carta lucida e su carta Canson, utilizzavo come tecnica l'acquerello e la tempera per illustrare e rendevo 'fotorealistici' i disegni. Fui notato subito dai miei capi anche perché ero velocissimo a disegnare, e con grande stupore dei colleghi mi affidarono molti progetti".
    Giugiaro ricorda, di quel periodo, che si concentrava "sui riflessi, sulle cromature e sui colpi di luce che esaltavano le linee, tecnica questa che conoscevo bene perché derivata dalla mia esperienza pittorica e artistica che avevo imparato da mio padre e da mio nonno, pittori e affrescatori".
    A coronamento della prima parte della sua carriera - che lo vide impegnato in Bertone, e in Ghia, fino ad arrivare alla nascita nel 1968 di Italdesign, l'azienda indipendente creata da Giorgetto Giugiaro con Aldo Mantovani - arrivò nel 1976 l'incarico per il modello Panda.
    "Quello della Panda è uno dei progetti a cui sono più legato - dice ancora - perché seppur molto radicale e semplice è improntato all'utilità, all'essenzialità e alla versatilità e praticità. La Panda è risultata vincente perché è stata un'auto logica. Siamo partiti con un brief chiaro da parte di Carlo De Benedetti (appena entrato in Fiat come direttore generale accanto a Romiti, ndr) dove si indicava che doveva essere un'auto alla francese, un'utilitaria per tutti, economica.
    Doveva pesare e costare poco, sia come produzione che come prezzo finale al pubblico. Ci imponemmo di rispettare i pesi e i costi della 126 di allora e così, insieme al mio partner Aldo Mantovani, analizzammo tutte le vetture del medesimo segmento di mercato. Con l'obiettivo di migliorare le numeriche di spazio, abitabilità e capacità di carico. Impostammo uno schemino tecnico con il motore anteriore, che garantiva maggiore spazio per l'abitacolo, adottando vetri piatti, e pesi molto contenuti, la progettammo in meno di un mese".
    "Il primo modello, al momento della presentazione in Fiat, rispecchiava tutte le aspettative. Anche gli interni erano volutamente essenziali, spartani ma estremamente funzionali e versatili. Poi in Fiat decisero di utilizzare anche un altro motore più grande (derivato dalla 127) e i pesi aumentarono un po'. Anche gli interni furono imborghesiti - ricorda Giorgetto Giugiaro - inficiando un po' la logica basic del progetto iniziale, ma la filosofia generale rimase la stessa. E' sorprendente poi la longevità del progetto, ma il successo è perché ha sempre rispettato la logica di servizio con un'architettura semplice con le giuste proporzioni".
    "Mi piace ricordare anche il nostro grande apporto - sottolinea - alla soluzione 4x4. Proporre per il Salone dell'Auto di Torino del 1980 una versione a quattro ruote motrici fu una nostra spontanea iniziativa che Fiat poi adottò affidandone lo sviluppo alla Steyr-Puch" Nel dopo Giugiaro la contribuzione di Italdesign per il Gruppo Fiat è stata importante. Lo dettaglia il grande designer torinese. "Oltre a Fiat Panda ho firmato Uno, Croma, Punto, nuova Croma, Grande Punto e Sedici. E negli anni la collaborazione con il Gruppo Fiat ci ha visti coinvolti per il marchio Lancia nei progetti Delta, Thema e Prisma. E per Alfa Romeo su 156 restyling e 147 restyling, poi la Brera Coupé e Cabrio, e infine su 159 e 159 Sportwagon".
    Giugiaro ricorda con non celata nostalgia l'Alfa Romeo 2600 Sprint "che è stata la prima auto che ho disegnato all'arrivo in Bertone" e gli altri modelli "frutto della mia collaborazione partita molto prima dell'ingresso dell'Alfa nel Gruppo Fiat, come la GTJunior, l'Alfasud e le Alfetta GT e GTV".
   

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