Confermare i tempi della transizione ecologica sull'automotive sarebbe "un suicidio ambientale economico, sociale, industriale, commerciale e politico". Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nel suo intervento al Consiglio Trasporti di Bruxelles, è andato all'attacco chiedendo alla Commissione Ue una netta inversione di rotta sui "tempi, modi e obiettivi" del Green deal applicato alle auto. Nella stessa riunione sia Parigi, sia Berlino hanno aperto sulla revisione delle multe, mentre in Italia, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha chiesto a Stellantis di "dimostrare di volere bene al paese" e "salvaguardare l'occupazione" e al governo di raddoppiare almeno i 200 milioni previsti per l'auto.
Dossier, questo dell'automotive, riportato a Bruxelles dal titolare del Mit che ha messo sul tavolo dei colleghi europei il non-paper messo a punto con la Repubblica Ceca - e sostenuto da Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia - per anticipare al 2025 (dal 2026) la revisione dello stop ai motori a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035. Quindi è intervenuto sull'incombente sistema di multe che potrebbero pesare fino a 15 miliardi.
"Andando avanti così, facendo finta di niente, vuol dire un massacro sociale, lasciare in mezzo a una strada 14 milioni di lavoratori avvantaggiando le industrie cinesi", ha aggiunto Salvini. Quindi ha lanciato un appello "al buon senso", dicendo che "è incredibile" che un Paese come la Francia "voglia andare verso il burrone come se non fosse successo niente". Quindi, ha definito "una marziana" la vicepresidente della Commissione Ue con delega alla Transizione pulita, la socialista spagnola, Teresa Ribera che martedì scorso aveva chiarito che la Commissione Ue non farà alcuna marcia indietro sullo stop ai motori diesel e benzina dal 2035. Infine, dopo aver precisato che negli ultimi 5 anni Ursula von der Leyen "ha sbagliato tutto", si è detto fiducioso che "ora cambierà strada" e che "i Patrioti saranno protagonisti".
Se al tavolo dei ministri non guadagna terreno l'idea di rivedere il target già fissato per il 2035 per i nuovi motori a zero emissioni, si allarga il fronte delle Capitali che fanno pressing su Bruxelles per rivedere il sistema delle multe, che scatteranno già nei prossimi dodici mesi per chi non si adegua al target di riduzione delle emissioni del 15% rispetto al 2021 per i nuovi veicoli. Obiettivi difficilmente raggiungibili - denunciano molti governi - e che sul breve periodo rischiano di frenare gli investimenti delle case automobilistiche nella transizione.
Il sistema delle penalità preoccupa in primis Berlino che all'Ue chiede di valutare come garantire maggiore "flessibilità" sulla loro imposizione, "senza, però, mettere in discussione gli obiettivi di elettrificazione previsti per il 2035", ha puntualizzato Volker Wissing, il ministro tedesco responsabile per il dossier. Un assist che arriva anche da Parigi che a Ursula von der Leyen chiede già "nei primi cento giorni di mandato soluzioni" per permettere ai produttori che si sono impegnati a pieno sul fronte dell'elettrificazione "di non pagare le multe".
Soluzioni che l'esecutivo intende costruire insieme al comparto nel quadro del Dialogo strategico sull'automotive che inizierà a muovere i primi passi già la prossima settimana con un incontro con "le parti interessate" di Apostolos Tzitzikōstas. Secondo il nuovo commissario ai Trasporti, il Clean Industrial Deal che dovrebbe essere presentato il 26 febbraio sarà una prima risposta da parte Ue alle richieste di creare le giuste condizioni per accompagnare l'industria delle auto in questa transizione "dirompente e profonda".
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