Quale migliore cornice del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (Mauto) per il convegno 'L’evoluzione di un’idea' nell’ambito delle celebrazioni per i 200 anni dalla nascita di padre Eugenio Barsanti, il padre scolopio inventore, con Felice Matteucci, del motore a scoppio.
Mauto è infatti tra i più antichi del suo genere nato com'è nel 1933, con una prima esposizione di vetture storiche ideata dai due pionieri del motorismo nazionale Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia.
Fu Carlo Biscaretti di Ruffia, il figlio di Roberto, aristocratico torinese nato nel 1879, a concepire il Museo Nazionale dell’Automobile, a idearlo, a radunarne la collezione iniziale, a battersi per farlo nascere e adoperarsi tutta la vita per dargli una sede dignitosa.
Aperto al pubblico nell’autunno del 1960 nella sede progettata dall’architetto Amedeo Albertini, è stato completamente rinnovato e ampliato in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia su progetto dell’architetto Cino Zucchi. Nel 2011 il Mauto ha riaperto, dopo quattro anni di chiusura, con il nuovo percorso allestito dallo scenografo franco-svizzero François Confino, che valorizza in modo efficace la straordinaria collezione di automobili: due anni dopo il Times lo annovera tra i 50 musei più belli al mondo.
Nel percorso viene raccontata la storia dell’automobile, la trasformazione da mezzo di trasporto a oggetto di culto, dalle origini fino all’evoluzione contemporanea del pensiero creativo: attraverso l’evoluzione dell’auto sono analizzati i passaggi epocali della società.
Il convegno sulla geniale intuizione di padre Barsanti - che pose le basi per il motore a scoppio nel lontano 1843 - ha anche permesso di percorrere la storia dell'evoluzione tecnica dei propulsori per auto, con le originali prime applicazioni dei motori elettrici e a vapore alla fine dell'800, fino ai giorni nostri con la 'fotografia' delle tante innovazioni in arrivo fatta da Camillo Mazza, general manager Bosch branch In Italia.
Ricordando che la mobilità del futuro obbligherà, soprattutto nella fase della transizione ad "utilizzare il meglio di tutte le tecnologie, compresi i motori termici che sono pronti a soddisfare le future norme Euro7" Mazza ha ribadito che Bosch ormai da 5 anni ha mutato la denominazione del suo settore di attività dedicato all'automotive in 'Mobility Solution'. Questo per "meglio soddisfare esigenze e aspirazioni di un mondo che basa lo sviluppo della mobilità individuale sulla digitalizzazione, i veicoli connessi, la guida autonoma, i servizi e l'internet of things".
Bosch è nata, come era accaduto per gli esperimenti di Barsanti, dalle grandi intuizioni e da una visione creativa e sempre accanto alle necessità degli utilizzatori del suo fondatore Bosch. Ed ora, dopo 135 anni, accompagna la transizione con grandi investimenti sulla elettrificazione, ma anche sull'idrogeno, sui carburanti alternativi di origine non fossile, e - non può essere diversamente - sui microprocessori e sui software.
Non a caso la giuria del Premio Internazionale Barsanti & Matteucci motivò in occasione della sua 20esima edizione, il riconoscimento assegnato proprio a Bosch.
“Robert Bosch non è solamente l’uomo che ha realizzato per i mezzi a motore l’accensione a magnete, la candela, la pompa ad alta pressione per motori diesel e l’elettronica di gestione e controllo del motore - si legge nel documento - ma anche quello che l'ha trasformata in una fondazione di pubblica utilità che investe ogni anno nella ricerca e nello sviluppo quasi il 10% del suo fatturato mondiale. Attraverso le sue innovazioni, Bosch ha contribuito – e contribuisce – allo sviluppo di tutte le tipologie di mezzi di trasporto fornendo prodotti e servizi innovativi. In quest’ottica, l’azienda persegue la sua visione di una mobilità a zero incidenti, stress ed emissioni, investendo nella ricerca e nel progresso della tecnica nel campo dell’automazione, della connettività e dell’elettrificazione".
In collaborazione con:
Bosch